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Interrogare la Storia alle fonti del silenzio. Un romanzo che alza il velo sui "bambini perduti" della Spagna franchista

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L'orizzonte ci regalerà le stelle
di Ruta Sepetys
Garzanti, 2020



Traduzione di Roberta Scarabelli




pp. 465

€ 18,60 (cartaceo)
€  9,99 (ebook)


Il titolo di questo bel romanzo di Ruta Sepetys sembra ricalcare i vecchi fotoromanzi anni 50 o i libri di certe collane rosa presenti nelle librerie delle  zie. Peccato perché il titolo originale, The Fountains of Silence (Le fonti del silenzio), anche se meno poetico, avrebbe reso meglio, come spesso accade, l'atmosfera del romanzo. Che è quella del silenzio, del segreto, dell'occultamento della verità. Sono molti i segreti che albergano nelle pieghe del libro e che si dipanano fra le pagine fino allo scioglimento nella parte finale.
Siamo nell'anno 1957, nella Spagna governata con pugno di ferro dal Generalisimo Francisco Franco. Ana lavora come cameriera ai piani del primo albergo americano di Madrid, il Castellana Hilton, tutto marmi e stucchi, e viene assegnata al servizio della famiglia Matheson: padre magnate del petrolio, madre di origini spagnole e figlio diciannovenne, Daniel, che, ben lontano dall'idea di seguire le orme paterne, sogna di fare il fotoreporter. Aggirandosi per Madrid armato di macchina fotografica Daniel riesce a cogliere in un attimo un'immagine che lo lascia sconcertato, una suora che tiene in braccio un neonato morto e lo guarda atterrita mentre lui scatta la foto. Subito dopo Daniel è braccato da una coppia di agenti della Guardia Civil, i Corvi, come li chiamano gli spagnoli. Gli strappano di mano la pellicola (per fortuna un rullino nuovo) e lo diffidano dall'andare in giro a fotografare. Parte da questo evento il romanzo della Sepetys, che, come dice lei stessa nella nota finale, è un'opera di narrativa storica. L'autrice ci racconta anche come il suo amore per la Spagna, gli spagnoli e la loro storia sia nato in lei durante un tour promozionale per il suo primo romanzo. Da lì il desiderio di studiare, di approfondire quell'epoca così tormentata e così vicina nel tempo rappresentata dal periodo franchista. Durante il quale accaddero vicende dolorose e inenarrabili o perlomeno poco narrate, come il terribile ratto dei bambini da dare in adozione che costituisce l'ossatura narrativa del romanzo. Un segreto, di cui non racconto molto di più, tenuto sotto chiave dall'apparato statale dell'epoca, con il coinvolgimento di medici, suore e orfanotrofi compiacenti.

Daniel, il giovane americano, con le sue fotografie rischia di scoperchiare verità non rivelabili:
"Estamos màs guapas con la boca cerrada" (siamo più belle con la bocca chiusa) è il motto delle donne spagnole del tempo, parole che si rincorrono per tutto il romanzo.
Daniel e Ana si innamorano in questa estate che segnerà per sempre le loro vite. I due giovani rappresentano due mondi antitetici, inconciliabili, separati da una distanza molto più ampia dell'oceano che li divide: da una parte l'America, terra della democrazia, della libertà, dell'emancipazione femminile, dell'apertura; dall'altra la Spagna oppressa dalla dittatura, dall'oscurantismo, dalla presenza invadente della Chiesa cattolica che permea ogni respiro, terra in cui le donne sono più belle se tengono la bocca chiusa appunto. La Sepetys ricrea questo iato in modo netto, secondo la tecnica del bianco o nero, ambientando la vicenda nel grande albergo dove i due mondi vengono in contatto e in collisione. Ana, rifacendo le stanze dei ricchi americani, sfoglia con avida curiosità le loro riviste patinate da cui fanno capolino immagini di feste, di donne bellissime in costume da bagno, di elettrodomestici che sembrano provenire da un altro mondo. Un mondo a cui lei stessa anela, ma che è destinato a rimanere in una bolla di fantasia, ben presto sopraffatta dalla realtà del suo quartiere periferico, dalla sua famiglia e dal segreto che l'accompagna, lei figlia di repubblicani (i rossi), passati dalle armi fasciste. Quando termina una guerra tutti hanno dei segreti. E fare domande è pericoloso.
Julia (sorella di Ana, n.d.r.) ricorda una conversazione con sua madre. "La guerra è finita. Dobbiamo accettare il nostro destino e fare sacrifici. Persegui la pace e la stabilità sopra ogni cosa, Julia. Lascia la verità per qualche giorno lontano nel futuro", le aveva detto, quanto è lontano quel giorno? Sono passati quasi vent'anni dalla fine della guerra e la verità è ancora celata nell'ombra. Ma Julia si rassicura che, sebbene nascondere la verità sia doloroso, è la cosa giusta da fare. Mantenere la pace. È quello che voleva sua madre. (p. 216) 
E se la verità si nascondesse dietro il velo di una suora o il camice di un medico? Se la verità avesse a che fare con bambini nati da genitori "sbagliati", bimbi che il regime preferisce far crescere da genitori "giusti" in grado di educarli ai veri valori della patria, della religione e del rispetto della gerarchia? È un bene o una mostruosità? Chiaramente la domanda ha una sola risposta e il libro di Ruta Sepetys ha il coraggio di raccontare, partendo da una documentazione accuratamente riportata alla fine del libro, una vicenda che la Storia forse preferirebbe seppellire. Come le bare vuote di neonati fatti credere morti alle madri considerate indegne, colpevoli di seguire le idee dei rossi. È giusto parlare? È giusto tacere? È giusto raccontare una Storia che non è la nostra? Se lo chiede Ruta Sepetys, nata negli Usa da rifugiati lituani, e che perciò con la Spagna non ha un diretto legame di sangue, ma di umanità.
L'autrice stessa invita il lettore a indagare, a ricercare testimonianze, a interrogare la Storia. Come ha fatto lei, anche se, a mio parere, proprio per l'importanza che riveste, alla parte storica avrebbe potuto essere dato un peso maggiore nell'economia del libro, invece di essere delegata a frasi, interviste e ritagli di giornale. Vere, ma un po' slegate dal romanzo che corre così il rischio di chiudersi a riccio sulle vicende dei personaggi senza un contesto storico approfondito, ma lasciato intuire o sottinteso.
Detto questo, il romanzo è valido, ben scritto, con la giusta dose di intensità e di leggerezza, di drammaticità e di romanticismo, di profondità e di delicatezza. Dote parecchio apprezzabile considerato l'argomento ad alta tensione. Un libro ben documentato che ha il grande merito di aprire una breccia nei silenzi della Storia. Come il titolo originale lasciava intuire...

Sabrina Miglio