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Da dove cominciamo per parlare in maniera ragionata di
Uomini di poca fede, l’ultimo romanzo di Nickolas Butler? Non dalla trama, che rischierebbe – ingiustamente – di allontanare il lettore con i suoi riferimenti a tematiche come la fede, le piccole comunità dell’America rurale, strane chiese radicali, fratture, lutto e drammi famigliari. Non dai riferimenti a eventi reali cui la vicenda è ispirata, che hanno sconvolto una piccola comunità del Wisconsin, nel 2008. Non dalla scrittura, sorprendentemente più asciutta, misurata, diversa da quanto di Butler letto finora, perfettamente adatta alla voce del protagonista, il buon vecchio Lyle Hovde, dal ritmo piano della vicenda, il susseguirsi delle stagioni mentre la vita scorre e muta, la narrazione che si fa via via più incalzante, fino al finale sorprendente.
La verità è che proprio da queste cose era necessario partire, per cercare di inquadrare l’ultimo lavoro di Butler, a mio parere
uno degli autori americani più interessanti della sua generazione. La voce italiana scelta questa volta è l’ottimo Fabio Cremonesi, sempre attento a non tradire il testo e restituirlo al lettore in tutta la sua purezza, che si dimostra ancora una volta l’interprete ideale di questi
cantori dell’America rurale, le parole più o meno scarne ed essenziali, attento al ritmo, ai tecnicismi. E l’altra verità è che amo Nickolas Butler, a partire da quella meraviglia di
Shotgun Lovesongs con cui esordì nel 2013, una ballata sull’amicizia maschile tra paesaggi carichi di lirismo struggente, e da allora
mi fido di questo scrittore come mi fido di
Haruf,
Strout, Offutt, solo per citarne alcuni. Non mi aveva convinta davvero fino in fondo con il romanzo precedente,
Il cuore degli uomini, da cui mi aspettavo qualcosa di più ancora, ma con questo ultimo lavoro conferma il proprio talento nel raccontare i dubbi, le difficoltà, i silenzi, degli uomini e delle
piccole comunità in cui si muovono, non semplice sfondo ma realtà concreta e partecipe della vicenda, che imprime sui propri abitanti un determinato ritmo e sentire.