Storie del ghetto di Budapest
di Giorgio e Nicola Pressburger
Marsilio, ottobre 2019
pp. 215
€ 16 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
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Il mondo descritto dai fratelli Pressburger in questa raccolta di racconti è un mondo intriso di tradizioni, balli, personaggi memorabili e vite mai banali, che alimentano l'Ottavo Distretto nel Ghetto di Budapest, dove entrambi sono cresciuti.
Giorgio Pressburger, narratore, saggista, autore e regista teatrale, è fuggito da Budapest nel 1956, rifugiandosi prima a Vienna e poi in Italia, dove è diventato una delle figure preminenti del panorama culturale; si è spento nel 2017; il fratello Nicola è stato un giornalista economico, morto nel 1985.
Marsilio riunisce qui una serie di racconti, che parlano della loro infanzia e che contribuiscono a darci uno spaccato umanamente incredibile di uno dei ghetti di cui la Storia ci ha tramandato meno. L'idea di ebraismo presente nel libro è un'idea gioiosa, vivace, variopinta, dove c'è poco spazio per la tragedia, e c'è tantissima vita, nonostante tutto, anche nel momento del dolore e della perdita. C'è un senso di identità e di coesione, e c'è un sottile senso di nostalgia; c'è la città di Budapest e la vita che i suoi abitanti le danno, appropriandosi degli spazi per farli propri:
Poco distante da piazza Colomanno Tisza gli architetti avevano tracciato un altro spazio libero, chiamato poi piazza Teleky, destinandolo a mercato per la sua ottima posizione in vista dell'afflusso di merci provenienti da fuori città e dei compratori dai quartieri più centrali. E fu poi questa seconda piazza a fagocitare, con l'andare dei decenni, tutto il resto del nuovo distretto e a darvi un'impronta che nessuno degli illustri pianificatori del futuro di Budapest si sarebbe mai aspettato. Il mercato infatti attirò sul posto un grande numero di mercanti ebrei: rigattieri, commercianti di alimentari, banconieri, osti sempre pronti a ubriacare i contadini venuti a vendere in città la loro mercanzia. (p.10)