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Col naso all'insù, a cercare le stelle e inseguire i sogni: «Se i pesci guardassero le stelle», di Luca Ammirati.

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Se i pesci guardassero le stelle
di Luca Ammirati
DeA Planeta, 2019

pp. 336
€ 16,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)



Sanremo, giorni nostri. Il mare scorre lento, lambisce le spiagge e incanta i turisti che giungono in riviera speranzosi di vedere dal vivo la città dei fiori e delle canzoni, quella che ogni anno rinnova il suo appuntamento con le luci dello spettacolo. Tra i tanti abitanti della città ligure c'è Samuele, trent'anni, giornalista e astrofilo appassionato, sognatore e idealista. Le sue giornate scivolano tranquille, tra il lavoro al giornale – un contratto a breve termine in scadenza e un ambiente poco stimolante – e l'impiego presso l'osservatorio astronomico di Perinaldo, dove occupa le sue serate facendo da guida ai visitatori. Giorno dopo giorno Samuele vede la sua vita scorrere, senza troppi problemi né grandi scossoni, anche se con un rovello interiore, l'amore.
Il punto è che non ne capisco nulla , dell'amore. Per me è sempre stato un grande rompicapo, un cubo di Rubik in cui le facce non vogliono mai saperne di andare al loro dannato posto. Non sono capace di interpretare quelle impercettibili sfumature negli sguardi femminili. Sarà forse per questo che le donne finiscono immancabilmente per lasciarmi, deluse, perché “non sono un uomo pratico”: un uomo con la testa fra le stelle, troppo sognatore, incapace di prendersi cura come si deve della propria compagna. Che colpa ne ho se sono disordinato e notturno, se sono dotato di un animo poetico e osservo il cielo per lavoro e passione, anziché tenere i piedi piantati a terra? (pp. 102-103)
Tutto ciò fino a quando, una sera, una ragazza entra nella sua vita, per sconvolgerla del tutto.
Sto per raccogliere le mie cose e tornare a Sanremo e alla mia vita, quando alle mie spalle sento il cigolio del pesante portone verde del municipio di Perinaldo.
Scendo con circospezione dalla postazione della specola e mi guardo attorno. Nell'atrio principale non vola una mosca. […] Ma prima che possa muovere un altro passo, una misteriosa ragazza con un vestito di seta cerise spunta dal nulla, spaventandomi a morte e facendomi cacciare un urlo capace di trafiggere le sfere celesti. […] Il mio cuore prende a martellare forte. E non so se è per la sorpresa o perché quella che mi trovo davanti è una visione strabiliante. (pp. 44-46)
Una sera come tante altre diventa uno spartiacque nella vita di Samuele: ne è sicuro, la donna incontrata all'osservatorio è quella della sua vita. Un viaggio in macchina, qualche parola e la promessa di una notte in due. Tutto sembra presagire un appuntamento davvero romantico, se non fosse per un fatto che cambia definitivamente il corso degli eventi: Samuele si addormenta. Un sonno lungo e profondo per il protagonista, il quale si risveglia alla mattina, con la consapevolezza tardiva di aver perso la donna di cui si era innamorato la sera prima. Solo un nome, Emma, e l'impronta di un rossetto sullo specchio, sono tutto ciò che gli rimane di quella misteriosa ragazza. Parte così un'indagine, una ricerca disperata, in cui verranno coinvolti anche i suoi più cari amici. Social, internet, conoscenti: niente, Emma sembra sparita nel nulla.
E mentre le speranze di ritrovarla si affievoliscono sempre di più, Samuele cade in una spirale dalla quale sembra non poter più risalire. Pian piano l'insoddisfazione per la vita che conduce viene a galla, si fa prepotente e imperiosa, spingendolo a defezioni improvvise sul posto di lavoro, decisioni repentine e inaspettate, fino a quando anche coloro che sono accanto a lui, gli amici più cari, cominciano a preoccuparsi per la sua salute mentale. Emma esiste davvero o è solo una proiezione del suo desiderio d'amare? E soprattutto, se esiste davvero, perché non è più tornata all'osservatorio? Pian piano la vicenda si dipana, seguendo le azioni e soprattutto il filo dei pensieri di Samuele, fino alla conclusione, in cui tutto trova una spiegazione.

Il libro di Ammirati, un'opera prima, presenta diversi spunti interessanti: prima su tutti la capacità di investigare le emozioni del protagonista, fornendo un ritratto piuttosto approfondito della sua crisi interiore. I dialoghi con Leo (Galileo), il pesciolino che il protagonista tiene in una boccia di vetro, danno l'idea del malcontento che egli vive.
Perché è sempre lì, accanto a noi, l'imbarazzo di non essere all'altezza, il timore di non farcela, di non essere abbastanza forti, di veder venire giù tutto da un momento all'altro. Ancora una volta. L'ennesima. E io non so se ho ancora la forza di scavare tra le macerie e ripartire da zero. Mi sforzo di fare la mia parte, mi sbatto, non mi risparmio. Ho messo sul piatto tutto quello in cui ho creduto e che ho appreso in decenni di istruzione ed educazione, tutto quello che ho vissuto a metà tra la linea che divide speranze e realtà. Ma ora comincio a dubitare che per ogni problema ci sia una soluzione e di poter mai approdare alla scoperta di me stesso. Inutile negarlo, sto andando a fondo. Come dici? No che non sto facendo il tragico! D'altra parte, ovvio che a te piaccia vedere il bicchiere mezzo pieno. La tua è una questione di sopravvivenza. (p. 229)
L'evoluzione della vicenda presenta degli spunti interessanti: man mano che si procede nella lettura, infatti, pare che il focus narrativo si sposti progressivamente dalla ricerca di Emma all'insoddisfazione di Samuele. L'incontro con la ragazza sembra configurarsi come un evento-simbolo capace di buttare all'aria le poche, fragili, certezze di cui il protagonista si era circondato fino a quel momento. Una sorta di specchio, di fronte al quale Samuele riflette sulla propria esistenza, confrontandosi, forse per la prima volta, con le sue aspettative e i reali desideri. Gran parte del libro si focalizza proprio sulla consapevolezza, da parte del protagonista, di non aver realizzato gli obiettivi che lui stesso si era prefissato e sulla coscienza di aver trasformato in definitive situazioni inizialmente provvisorie. Egli sente sempre di più la mancanza di un amore sincero, il desiderio di lavorare come grafico pubblicitario, e così via.
Le sue certezze, quindi, si sbriciolano pian piano, facendo emergere in lui una forte crisi che lo porta sempre più in basso: smunto, triste, smagrito. A due terzi del libro la vicenda, però, prende nuova linfa e un'occasione sembra offrirgli una nuova spinta per risalire.
Se i pesci guardassero le stelle, quindi, risponde alle aspettative in maniera del tutto imprevista: possiamo dire che quella raccontata nel romanzo non è tanto una romantica storia d'amore, quanto un interessante racconto della crisi e della risalita di un uomo. Il finale fornisce le risposte agli interrogativi irrisolti del libro, aggiungendo alla vicenda un epilogo forse prevedibile, tuttavia necessario per il buon esito della ricerca esistenziale del protagonista.
La vicenda scorre in maniera abbastanza disinvolta, accompagnata da una voce brillante e – soprattutto all'inizio – capace di brillanti guizzi di ironia, talvolta decisamente spassosi. La storia, infatti, sebbene racconti di una crisi esistenziale piuttosto importante, riesce a non sprofondare mai nella cupezza più profonda, e anzi, la scrittura si presenta sempre brillante, capace di coniugare momenti di amarezza a sprazzi d'umorismo.
«Desidera? La avverto, il momento non è dei migliori. Siamo in attesa delle foto del podio da un nostro collaboratore, e i tempi sono stretti» mi aveva accolto tirando su le maniche della camicia. L'importante era mostrarsi brillanti e non avere tentennamenti. In buona sostanza, dovevo sforzarmi di essere tutto il contrario di me stesso.
«Buongiorno.»
Ecco, ero già partito con il piede sbagliato. I convenevoli sono per gli insicuri e i perdenti. Ero corso ai ripari.
«Cioè… No, mi scusi… Anzi no, non mi scusi! E niente buongiorno…»
Berti, che era abbastanza navigato da sapere che chiunque, ma proprio chiunque, nasconde dei segreti, e di conseguenza si era abituato a guardare le persone come se volesse cogliere dei messaggi cifrati nelle loro parole e nei loro atteggiamenti, non ci aveva capito nulla.
«Non mi scusi? Niente buongiorno? Che razza di maleducazione è?» aveva obiettato con tono acido. (p. 22)
Sembra essere proprio questa la vera forza del libro: il racconto di una rinascita, una formazione involontaria in cui il protagonista impara la felicità che deriva dall'essere sognatori. La vicenda di Samuele sembra volerci insegnare che non serve essere coi piedi per terra, pragmatici e concreti, per abbracciare una propria personale felicità. Un invito a vivere la propria natura, imperfetta e sincera, sognatrice e talvolta idealista, ma pur sempre vera.
Siamo tutti nella stessa condizione, amico mio. Cerchiamo di essere sempre perfetti agli occhi di tutti, quando la bellezza risiede proprio nell'imperfezione di ciascuno. Nelle fragilità. (p. 328)
Valentina Zinnà