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Fra steppe e foreste siberiane il lungo viaggio per incontrare l'oltre

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Transiberiana
di Vittorio Russo
Sandro Teti Editore, aprile 2018

pp.195
€ 15 (cartaceo)


Il viaggio in treno è un paradigma letterario che ha legato uomini e donne di ogni latitudine e tempo. Quando a mettersi in viaggio è uno scrittore però, il racconto si arricchisce di storie, di descrizioni, di foto e di narrazioni. Così Vittorio Russo, nel suo reportage di viaggio ci porta attraverso una delle ferrovie più leggendarie del mondo, la Transiberiana, conducendoci per mano nelle carrozze, tra i dialetti, in mezzo ai popoli che lungo i 12 mila chilometri di questa infrastruttura, la più lunga del mondo, supera orizzonti, travalica confini, da Occidente a Oriente, e arriva al cuore dell’uomo, senza pregiudizi, senza paure, dimenticando il tempo e i limiti, per riscoprirsi tutti più vicini di quanto non si creda.
Un lungo viaggio, quello di Russo, che è anche percorso di scoperta personale, alla ricerca delle sconfinate terre russe e delle popolazioni mongoliche, vissuto con un compagno di viaggio diverso e complementare, Vincenzo, e durato 30 giorni, da Mosca a Vladivostok, in piena estate, per meglio sopportare le temperature siberiane.
Il viaggio comincia da Mosca, città che l’autore ama e ben conosce e di cui ci delinea una sua mappa personale, che ci porta nei luoghi più suggestivi, dalla Piazza Rossa alla cattedrale di San Basilio, restituendoci la storia e il respiro dei luoghi. Il viaggio vero e proprio inizia quando nella seconda parte il reportage indugia sui volti e le caratteristiche di alcuni occasionali compagni di viaggio. 
Non è un viaggio che si fa per caso ma è una scelta oculata e meditata, sia per l’estenuante fatica che comporta dover stare ai ritmi del lungo ondeggiare di questa ferrovia, con i suoi scompartimenti dove si incrociano vite e si respirano popoli, sia perché non vi è nulla di confortevole in questo viaggio, che di sicuro però ripaga il viaggiatore con le sue meraviglie e lo spoglia di falsi miti per accostarsi alla vera bellezza delle cose. Le tappe significative toccate da Russo partono da Mosca, dove l’autore si sofferma sulla cultura e l’arte e sulle impressioni che da questa città gli lascia addosso:
“Prima però mi concedo una piacevole sosta di qualche giorno nella capitale russa. Serve per riempire ancora una volta le pupille dello stupore che destano i suoi ornamenti e le sue immagini”. (p.17)
Il viaggio vero e proprio, come già anticipato, inizia però nella seconda parte, partendo dalla stazione Kazanskij, da dove partono i convogli che portano oltre gli Urali, verso il Sud-Est siberiano. Prima tappa Ekaterimburg, raggiunta dopo 26 ore di viaggio, luogo in cui venne fucilato lo zar Nicola II Romanov, nel 1918; poi Irkutsk, dopo circa 200 soste, sul meraviglioso lago Bajkal. Sul convoglio si alternano uomini e donne, in un saliscendi ininterrotto, tra questi c’è anche un bimbetto, Kiril, che si rivelerà un acuto compagno di viaggio per la coppia di italiani; ma anche donne, anziani, gente comune con cui scambiare una parte del cammino, come da sempre avviene in treno. 
“Si parla, ognuno la propria lingua, si dicono cose non capite, si annuisce, si sorride. Si sente la consonanza dello stare insieme, perché è la relazione che costruisce l’identità degli uomini; da soli non esistiamo”. (p.64)
Un prontuario di nomi, architetture, avvenimenti storici e scenari accompagnano la narrazione sapiente e mai banale, facendoci vivere ogni minuto. La terza parte è quella dell’arrivo in Mongolia, dove veniamo accompagnati per mano, all’interno di una gher, ovvero una tenda mongola, impariamo a guardare la natura con gli occhi degli sciamani e a rispettare il tempo di questo oltre così lontano da noi, da diventare mito. Infine c’è l’ultima parte, l’incontro con la Siberia orientale, un momento doloroso a causa di un lutto per uno dei due viaggiatori e la magia di Vladivostok, la moderna città “adolescente”, che prelude al rientro, dopo trenta faticosissimi giorni di viaggio e ricchezza interiore, che vale la pena fare insieme all’autore, capace di dipingere, con le sue considerazioni e la sua bravura, scenari incantevoli attraverso le sue parole e i suoi racconti.

Samantha Viva