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#PagineCritiche - Take a walk on the wild side: "Nel nome della croce" di Catherine Nixey

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Nel nome della croce
La distruzione cristiana del mondo classico
di Catherine Nixey
Bollati Boringhieri, 2018

pp. 276
€ 24 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)



Non esiste crimine per chi ha Dio. Inizia così, con la citazione del santo Scenute d'Atripe, questo Nel nome della croce. La distruzione cristiana del mondo classico di Catherine Nixey, uscito in un'edizione molto ben curata di Bollati Boringhieri. Un saggio che conferma come negli ultimi anni la qualità dei testi accademici o comunque di approfondimento, specialmente in tema storico/politico/sociale, sia sempre più alta. Nel nome della croce infatti è un volume ricco di citazioni, fonti e riferimenti che fa luce su un lungo periodo storico, ovvero i cruciali secoli della Tarda Antichità (e anche prima) che hanno visto il trionfo del Cristianesimo in tutti (o quasi) i territori dell'Impero Romano. Anni letteralmente fondanti per il nostro mondo. Un periodo non così tanto studiato tuttavia, pure dagli esperti, ma durante il quale si è assistito a una vera e propria apocalisse di una civiltà, quella classica, a tutto vantaggio della rampante civiltà cristiana. Non nata, secondo la lettura di Nixey, dalle ceneri delle invasioni barbariche, ma che è riuscita a imporsi tramite una violenta presa di potere.
Perché si dovrebbe leggere un testo che parla di un periodo, apparentemente, così lontano dal nostro mondo? La risposta è semplice: il libro spiega perché la Chiesa Cristiana (latamente intesa e senza considerare le sue ramificazioni) è riuscita a diventare la confessione dominante in tutto l'Occidente, sostituendosi in modo pressoché perfetto alle antiche credenze pagane. Da Apollo si è passati a Cristo insomma ma questo cambiamento non è stato indolore, anzi. 

Catherine Nixey è abile, abilissima a rievocare quei tumultuosi tempi, nei quali bastava davvero una parola sbagliata o una statuetta del dio errato in casa propria per essere imprigionati, torturati oppure lapidati sulla pubblica piazza. Tempi violenti, come erano i tempi di Ipazia, la sublime matematica di Alessandria d'Egitto che, partendo da basi sostanzialmente atee, venne uccisa dai cosiddetti parabolani in modo brutale e feroce.

Questa è anche e soprattutto una storia giustappunto di violenti e facinorosi, "interpretati" dai cristiani i quali, nonostante la vulgata li abbia sempre dipinti come le principali vittime delle repressioni da parte delle autorità imperiali, in realtà non sono quasi mai così osteggiati od ostacolati da Roma. Proprio il clima di relativa tolleranza nei confronti dei culti stranieri che l'impero romano ha da sempre avuto, ha permesso al cristianesimo non soltanto di proliferare, ma anche di conquistare posizioni via via più importanti nella società, a mano mano che i confini del limes erano meno saldi, la vita meno sicura e l'ansia da "fine del mondo" ante litteram aumentava.

Nixey, citando numerosi esempi di santi e profeti cristiani della prima ora, illustra come sfruttando l'ignoranza e i sentimenti più bassi della popolazione, la Croce diventi sempre più potente e influente. Così si spiega la conversione di Costantino e così si spiega perché, nel giro relativamente breve di pochi anni, la religione cristiana diventerà la religione ufficiale dell'impero romano.

Ma i pagani, i grandi pensatori pagani, i filosofi, gli scrittori e i poeti hanno assistito a questo tramonto dell'occidente senza dire una parola? La studiosa britannica non nega che in molti scrissero a proposito, ma afferma come un discorso organico non ci sia mai stato e la voce dei pagani sia sempre stata più fioca rispetto alla baldanza cristiana. Un po' per sottovalutazione, un po' per mancanza di energie "di riserva", i pagani hanno finito per soccombere. La chiusura dell'Accademia di Atene è universalmente riconosciuta come la fine del mondo classico. Una fine annunciata però da anni, che non è avvenuta all'improvviso ma è stata l'ultimo atto di una guerra durata un paio di secoli. Nel nome della croce è la cronaca di questa lunga battaglia, fatta non soltanto di concetti ma anche di violenze e uccisioni. 

Un saggio necessario anche per comprendere meglio come i problemi di oggi, se non affrontati con decisioni e idee nuove, si ripresenteranno ancora più forti e minacciosi. E in quel momento sarà troppo tardi per porvi rimedio. 

Mattia Nesto