Parigino si nasce, parigino si diventa: parola di Ines de la Fressange e Sophie Gachet

Il parigino
di Ines de la Fressange e Sophie Gachet
traduzione di Vera Verdiani
L’ippocampo, 2018

pp. 240
€ 25,00

È una verità universalmente riconosciuta che siano le madri a vestire i figli, le zie a vestire i nipoti, le fidanzate a vestire i compagni e le mogli a vestire i mariti. Trionfo del luogo comune? Stando a ciò che scrivono Ines de la Fressange e Sophie Gachet nel manuale Il parigino, appena pubblicato in versione italiana da L’ippocampo, questi preconcetti non attaccano granché in terra di Francia. In materia di stile e di abbigliamento i nostri cugini d’oltralpe, anzi più precisamente gli abitanti della capitale, godrebbero di un’autonomia e di un’indipendenza da fare invidia a chiunque. Sia perché preferiscono creare le mode invece che seguirle, sia perché, a fare un tour nei loro guardaroba, le mode stesse sembrano severamente selezionate all’ingresso, se non del tutto bandite. Parigino dedans si nasce, è vero. Ma qualora aveste curiosità di scoprire in che cosa consista il segreto di cotanta classe – un’allure che magari vi piace moltissimo, e che sapete addirittura riconoscere a colpo d’occhio ma non ancora definire con parole esatte – questo libro, scritto a quattro mani dalle stesse autrici dei campioni di vendite La parigina e Cosa mi metto oggi, fa decisamente al caso vostro.

Prima di Marley c'è Bauschan a insegnare all'uomo l'amore per le cose semplici

Cane e padrone
di Thomas Mann
Newton Compton Editori, 1995

Traduzione di Brunamaria Dal Lago Veneri

pp. 96




Gli animali rappresentano una parte integrante nella nostra vita. È quindi naturale trovare, scorrendo i titoli nelle nostre biblioteche, libri che ci hanno fatto emozionare grazie alla loro storia. Black Beauty di Anna Sewell, tra i primi libri scritti direttamente dal punto di vista di un animale, ci ha insegnato con i pensieri di un cavallo che gli animali, proprio come le persone, meritano di essere felici e amati; Zorba di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare è il gatto per antonomasia e come tale ha insegnato a tutti i bambini il significato della fedeltà, della dolcezza e del rispetto; Jack London racconta grazie al San Bernardo Buck de Il richiamo della foresta  quanto la vita sia irta di difficoltà, ma che la chiave vincente di tutto è la semplicità del godimento della natura; ma forse è il labrador Marley, protagonista dell’autobiografia di John Grogan ad aver commosso migliaia di lettori (e spettatori grazie alla trasposizione cinematografica del 2008), amanti o no dei cani. Un filo lungo decenni, quello che unisce l’uomo agli animali, e che non ha risparmiato nemmeno Thomas Mann, che riesce a dare il meglio della sua perizia narrativa in un breve racconto che ha per protagonista il suo bracco Bauschan.

"Il sogno di Solomeo" - Brunello Cucinelli: un imprenditore illuminato

Il sogno di Solomeo. La mia vita e l'idea del capitalismo umanistico
di Brunello Cucinelli
a cura di M. De Vico Fallani
Feltrinelli, 2018

pp. 176
€ 15 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Mie amate figlie ...dovete avere un sogno, deve essere un sogno che renda lieta non soltanto l’intera umanità del nostro tempo, ma anche quella a venire. Però incontrerete giorni difficili; non saranno molti, ma porteranno un peso nel vostro animo, che la ragione saprà forse spiegare, ma il cuore non potrà togliere. Allora non rimanete in casa, uscite, da sole, nel verde della campagna, e immergete lo sguardo nell'azzurro infinito del cielo; in esso è Dio, e se è sera, le stelle, con la loro luce scherzosa, sapranno donarvi di nuovo la serenità perduta.
La storia dello stilista e imprenditore Brunello Cucinelli ha due elementi che mi affascinano da sempre: l'origine umbra, che condivido con lui, e la moda, un settore che, come la maggior parte delle donne, amo moltissimo.
Era dunque assolutamente prevedibile che, appena avuta la notizia dell'uscita di questa autobiografia, avessi la curiosità irrefrenabile di leggerla, e così è stato.
Ne Il sogno di Solomeo, il sessantacinquenne originario di Castel Rigone, provincia di Perugia, ripercorre le tappe principali della sua vita, dall'infanzia contadina alle storie dei suoi familiari, dai pomeriggi al bar del paese in compagnia degli amici agli studi da geometra, dagli inizi della sua azienda alla concezione umanistica dell'imprenditoria.

#CritiCOMICS - "Papaya Salad", omaggio grafico a un nonno molto speciale

Papaya Salad
di Elisa Macellari
Bao Publishing, 2018

pp. 240
€ 21


In Papaya Salad, il suo romanzo grafico d'esordio, Elisa Macellari racconta una storia vera, vicina, familiare: quella del nonno thailandese Sompong. Per narrarla, l'illustratrice sceglie un contesto caldo e intimo, quello di un pranzo di famiglia a Bangkok, il primo incontro tra Elisa e suo nonno.
Superato il primo imbarazzo e senso di disorientamento, il feeling tra la bimba italiana e l'anziano thai è immediato e si riversa nella pagine.
Il risultato è una graphic novel magica e divertente, importante eppure leggera, che si snoda attraverso disegni semplici e d'impatto.

#IlSalotto - I ragazzi hanno bisogno di storie che non insegnino ad essere più scaltri e furbi degli altri, ma a riconoscere la furbizia e la disonestà degli altri. E a sconfiggerle.

Foto di © Americo Salvatori
Cosa vedete quando guardate le nuvole? Quali figure si delineano tra cumuli e nembi? A questo gioco antichissimo, Matteo Cellini potrebbe rispondere: bambini. Bambini che aspettano di venire al mondo: è questa l'idea che anima il suo I segreti delle nuvole, uscito da pochi giorni per Bollati Boringhieri. L'io-narrante, ancora inconsistente, puro "concetto" di bambino in potenza, guarda dall'alto il mondo sottostante, parteggia per i suoi genitori, segue il loro primo incontro, la nascita dell'amore e gli scontri, i riavvicinamenti, la possibilità che la storia si concretizzi in qualcosa di più, in un matrimonio e nella nascita di un bambino. O forse più di uno. 
Troviamo grande dolcezza, ma anche scioccante consapevolezza nell'ottica del protagonista, che osserva tutto con lo stupore del bambino, però percepisce sfumature tutt'altro che scontate e ingenue. Ad esempio, vede tanti suoi simili che svaniscono, perché la coppia dei loro genitori potenziali si è lasciata, o perché il tanto agognato incontro non avverrà mai. C'è pieno di bambini sulle nuvole di Cellini: ma quanti riusciranno ad arrivare tra le braccia di mamma e papà e a cominciare il loro percorso terreno? Sì, perché il percorso interiore, invece, questi bambini lo stanno già facendo da un pezzo: anche le nuvole sono un posto dove formarsi, dove disegnare tratti del proprio carattere, anche grazie all'incontro con altri simili, uguali e diversi insieme. 
Tra favola e romanzo fantastico, Matteo Cellini sceglie grande chiarezza stilistica per far luce su uno dei più grandi misteri: il miracolo della nascita. Ma sentiamo dalle sue stesse parole come mai ha compiuto certe scelte... 

La tua idea di orde di bambini “in potenza” sulle nuvole, in attesa di venire al mondo, che dall’alto vegliano sui loro genitori, tifano per gli incontri e fantasticano su possibili concepimenti è decisamente originale. Da dove è nata? 
Credo sia un’idea troppo bella perché possa dirla mia; io l’ho scoperta soltanto. L’ho scoperta quando mi occorreva trovare - in un’altra storia scritta in prima persona - l’espediente narrativo che mi permettesse di raccontare la vita dei genitori del protagonista prima della sua nascita. Ho pensato che prima di nascere li guardasse già dalle nuvole, che fosse già lì; così mi sono disteso lassù assieme a lui e poi, ma non subito subito, mi sono guardato intorno: e c’erano tutti questi bambini che mi guardavano. 

Più bello, più spacciato y final: "L'ultima regina di Firenze" di Luca Scarlini

L'ultima regina di Firenze 
di Luca Scarlini
Bompiani, 2018

pp. 250
18 € (cartaceo)



Che fascino c'è nella rovina, anzi nello sfascio più completo di una delle più importanti dinastie nobiliari non solo d'Italia ma d'Europa e del mondo intero? A questa domanda risponde L'ultima regina di Firenze  di Luca Scarlini, appena pubblicato da Bompiani. Pieno zeppo di episodi e di aneddoti conosciuti e meglio conosciuti sugli anni terminali del dominio sul Granducato di Toscana e più nello specifico sulla città di Firenze dei Medici, il volume non è di semplicissima lettura, proprio perché è estremamente disomogeneo nella sua struttura, piena di strappi, di mini-capitoli dove i protagonisti cambiano vorticosamente e dove l'unico minimo comunicatore è lo sprofondare della famiglia medicea. Eppure, proprio nel verde orrore che si prova nel vedere i Medici, i sublimi signori del Rinascimento, ridotti a macchiette di avanspettacolo, è insito il fascino de L'ultima regina di Firenze.

La "città invisibile" di Toronto nelle peregrinazioni di "Abito nero con perle"

Abito nero con perle
di Helen Weinzweig
Elliot Edizioni, 2018

Traduzione e prefazione di Annamaria Giuffrida

pp. 187
€ 17,50 (cartaceo)


Non si rende conto dell'attività che aspettarlo implica. Aspettare richiede una buona dose di energia. Pur stando ferma, mi sembra di correre ansimando tutto il tempo verso un punto lontano. Tutto il mio essere sembra protendersi verso l'istante in cui lui apparirà. Il tempo è sospeso; va avanti senza di me. E poi, al vederlo, in una frazione di secondo, l'attesa ha fine. (p. 49)
Shirley ha girato il mondo alla ricerca di Coenraad. Lei moglie e madre, lui agente segreto, sono amanti da vent'anni. Hanno escogitato un ingegnoso sistema di comunicazione: tramite le pagine, i riferimenti e gli articoli tratti dal National Geographic, Shirley sa quale aereo prendere e in quale fuso orario trovarsi per vivere un'altra notte di passione con il suo grande amore. Ma il loro codice è stato scoperto, l'Agenzia per cui Coenraad lavora lo vuole utilizzare per scopi più utili di romantici convegni. Shirley viene quindi guidata, con suo grande disappunto, a Toronto, la città dalla quale proviene: inizia un'odissea per le vie delle città della sua infanzia in cui i ricordi del suo amore si mescolano a frammenti della sua vita reale e la sua difficile condizione si riflette in ogni angolo e scorcio della città.

«Vogliamo proteggere i nostri figli. Vogliamo pensare. Vogliamo conservare la nostra fede»

Donne che parlano
di Miriam Toews
Marcos y Marcos, 2018

Traduzione di Maurizia Balmelli

pp. 256
€ 18,00 (cartaceo)



Miriam Toews ha parlato spesso di sé e lo ha fatto con romanzi dalla sensibilità e finezza narrativa apprezzate da molti lettori in tutto il mondo. Con Donne che parlano decide di assumere un ruolo universale e di raccontare una vicenda che, pur continuando a interessare la sua biografia da vicino, esce fuori dai confini del Canada e dalla sua persona, e approda in Bolivia, nella comunità mennonita (inventata) di Molotschna.
Il romanzo è infatti una risposta narrativa e un atto di immaginazione femminile (p.9) alla vicenda che ha interessato, tra il 2005 e il 2009, la comunità mennonita di Manitoba. Durante quegli anni la maggior parte delle donne – incluse bambine di nemmeno nove anni - si svegliava dolorante, con il corpo sanguinante e pieno di lividi, e con un innaturale senso di spossatezza. Secondo gli uomini della colonia le violenze notturne erano imputabili a Dio e Satana (o a fantasmi e demoni) che con questi stupri punivano le donne per i loro peccati. Alla fine si scoprì che erano invece proprio loro a perpetuare queste violenze, inveendo con brutalità su donne rese incoscienti dallo spray alla belladonna, usato normalmente come anestetico veterinario sui cavalli.

Winston Graham, ritrattista dell'animo umano – «Warleggan», il quarto volume della saga di Poldark

Warleggan. Un romanzo della Cornovaglia, 1792 – 1793di Winston Graham
traduzione di Maura Parolini e Matteo Curtoni
Venezia, Sonzogno, 2018

pp. 480
€ 19,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



Ogni qualvolta si legge un nuovo capitolo della saga di Poldark, viene quasi il sospetto che Winston Graham, l'autore della serie, abbia posseduto una ricetta segreta per il romanzo di successo, e che la tenesse ben nascosta in uno dei cassetti della sua casa, lontano da occhi indiscreti.
Il quarto volume della saga, stavolta intitolato col cognome della famiglia nemica di Ross, infatti, prosegue la serie di libri ambientati in Cornovaglia, e più la vicenda avanza, più Graham dà prova del suo talento narrativo. In Warleggan lo scrittore sembra proprio superare sé stesso, e le 456 pagine che lo compongono scivolano via veloci, sul filo di una tensione crescente, ora dovuta al rapporto tra Ross, Demelza ed Elizabeth, ora causata dagli imprevisti che la miniera causa al protagonista. L'abilità con cui Graham si muove tra i vari filoni narrativi è davvero strabiliante e il lettore non ha scelta: una volta iniziato a leggere il libro non riuscirà ad interrompere la lettura.
Ciò di cui Graham fa sfoggio è non solo un chiaro equilibrismo narrativo, ma anche un'incredibile capacità di approfondimento psicologico: l'autore riesce a rendere con estrema nitidezza i sentimenti che albergano nei cuori dei protagonisti, esprimendo alla perfezione le sensazioni che governano i loro animi. Ciò accade per tutti, ma in particolare per le figure femminili, i cui rovelli psicologici causati dei fatti narrati trovano una giusta rappresentazione. Ogni parola è calibrata, ogni frase è studiata, e nonostante le descrizioni siano in certi casi particolarmente lunghe, non vi è mai una parola di troppo. Le sue esposizioni non sono mai stucchevoli, le rappresentazioni mai noiose e il cuore della vicenda viene sempre esposto alla perfezione.

C'è “responsabilità personale” in una storia d'amore asimmetrica?



Senza Responsabilità Personale
di Lena Andersson
Edizioni E/O 2018

Traduzione di Carmen Giorgetti Cima

pp. 295
€ 18,00 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)


Ester Nilsson è la protagonista di Senza responsabilità personale, la stessa di Sottomissione Volontaria, che si butta in una nuova avventura, dopo la conclusione infelice della sua precedente esperienza amorosa.
Ester questa volta si innamora di un attore Olof Sten, un uomo che sin da subito dichiara di essere felicemente sposato e di non voler lasciare la moglie, quindi, almeno apparentemente, “onesto”. Tuttavia Ester cerca di convincerlo a costruire un rapporto duraturo, accettando e non vedendo o meglio, nascondendo a sé stessa, quale potrebbe essere l’epilogo di questa frequentazione. Olof ha una moglie, Emma, medico, che pur avendo un ruolo marginale nella prima parte del romanzo, diventa poi una figura che consente, nel finale, di ragionare anche sul ruolo di una moglie tradita, soprattutto quando a farlo è un uomo che, all’apparenza, sembra rispettare impegni, doveri e piaceri del marito quasi perfetto.

#CriticaNera - Come Orfeo, riportare indietro i morti dall'oblio

Il sesto indizio
di Giovanni Sechi
"Nero Italiano" Fanucci, 2018

pp. 318
€ 13 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)


«La mia agenzia, la Orpheus, aiuta le persone che non sanno dove sono i loro cari. Ci è capitato di trovarli senza memoria, persi in pensieri cupi di disperazione. A volte vivono da barboni, in qualche paese sperduto. In altri casi sono sposati, sistemati, e non sanno neanche spiegare perché hanno abbandonato chi li amava senza dire una parola. Ma siamo sinceri: quello che accade più spesso, è che li troviamo morti. Ma per noi non è un fallimento: i cari ottengono un corpo su cui portare un fiore. Può essere un grande sollievo, sa?» (p. 13)

Uno, Enrico, è un ex insegnate di religione, appassionato di filosofia e teologia, amante delle penne stilografiche di classe e delle conversazioni esistenziali. L’altro, Salvatore, è un ex poliziotto alcolizzato dai modi bruschi, che bene ha conosciuto la vita della strada e il modo in cui funziona la malavita.
Lo yin e lo yang, il bianco e il nero, l’alfa e l’omega di una variegata umanità a noi così vicina e palpabile da poter essere facilmente quel tipo di umanità che abita il nostro stesso pianerottolo: questo è forse il punto di forza del Sesto indizio di Giovanni Sechi, un thriller a tinte noir che parte perfettamente inquadrato nel genere – un’indagine su un caso di omicidio avvenuto dieci anni prima e mai risolto, una serie di possibili colpevoli, diversi colpi di scena che avvengono nel momento in cui il tutto pare bloccarsi come un meccanismo inceppato – ed evolve repentinamente sotto i nostri occhi da lettori per trasformarsi in un romanzo diverso, quasi sui generis, in modo così inaspettato da risultare geniale. È difficile infatti sorprendere veramente quando si ha a che fare con romanzi di genere, poiché facile è cadere nei cliché e in meccaniche già viste. Eppure gli sviluppi improvvisi e inavvertiti che ci troviamo davanti rivelano la maestria di Sechi come narratore, che sa scrivere un thriller di 300 e passa pagine senza annoiare, ma anzi incentivando la volontà del lettore di arrivare all’ultima pagina.

Troppi rivoli attraversano "La valle dei maghi", di Kamal Abdulla


La valle dei maghi
di Kamal Abdulla
Sandro Teti editore, 2016

Traduzione di Daniele Franzoni

pp. 204
€ 15,00 (cartaceo)



A metà strada tra favola e dramma intergenerazionale, La valle dei maghi, dell'intellettuale azero Kamal Abdulla, è un romanzo complesso per trama e struttura, ma non del tutto convincente.
Come nota il professore Franco Cardini nell'introduzione, la storia si svolge quasi in assenza di coordinate temporali e geografiche. S'intuisce un'epoca storica (il Medioevo islamico) e un'area di riferimento (intorno all'attuale Tabriz), ma le vicende narrate si svolgono a cavallo tra tanti, immaginari luoghi e diverse generazioni.
La valle dei maghi è un luogo inaccessibile e misterioso, dove regna un'eterna primavera. Questa oasi affascinante e spaventosa è la prima destinazione di un viaggio tortuoso: inizialmente il protagonista Karavanbashi si sposta con la compagnia dell'eunuco Ibrahim e di un'intera carovana, e la conduce alla ricerca di un mago, anzi, un mago che parli con le anime.
La grande carovana (…) con tutti i suoi animali, servi, uomini e schiavi, aveva percorso un lungo ed estenuante cammino; casa era ormai vicina.

Il lungo viaggio in treno sull'intercity da Palermo a Roma di Paride Bruno e delle sue storie

Ogni ricordo un fiore
di Luigi Lo Cascio
Feltrinelli, 2018

pp. 336
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Avrei voluto tanto poter dire: “Mi chiamo Paride Bruno e di mestiere faccio lo scrittore”. Ma fatti e risultati non hanno mai deposto a mio favore.
La premessa di questo romanzo è una sconfitta. Paride Bruno, nel viaggiare lento dell’Intercity che da Palermo conduce a Roma in un’Odissea (voluta) di più di quattordici ore, riprende in mano il fascicolo degli incipit scritti nel corso della sua vita. E in questo viaggiare d’altri tempi, interrotto dalle frequenti fermate alle stazioni, dai passeggeri che salgono e scendono, chiacchierano e bisticciano, si addormentano o, nella traversata dello Stretto, lanciano gli oggetti vecchi in mare, prova a comprendere cosa abbia sconfitto la sua vena narrativa, costringendolo a fermarsi al primo punto fermo di una nuova storia, incapace di andare oltre. 

Atmosfere cupe nella verde Irlanda: "Neve nera" di Paul Lynch

Neve nera
(Black Snow, 2014)
di Paul Lynch
66th and 2nd, 2018

Traduzione di Riccardo Michelucci

pp. 272
€ 17 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)



L’ho già detto (e scritto) in altre occasioni, le “seconde prove” che seguono esordi interessanti molto spesso si rivelano deludenti, per cambio di tematiche, di stile o, al contrario, per la mera riproposizione di formule che avevano funzionato ma si rivelano non ripetibili.

Nulla di tutto questo in Neve nera, la seconda opera di Paul Lynch. Nel 2017 ero rimasto folgorato da Cielo rosso al mattino, il romanzo di esordio, e dopo un approccio oltremodo cauto, per i motivi detti, a questo secondo titolo, mi sono reso conto di quanto Lynch sappia narrare storie estremamente diverse fra loro applicandovi stile, toni, ritmo e atmosfere non solo adeguati, ma perfettamente calzanti al contesto.

#Pillole d’autore – Voglia di tenerezza tra i nidi di ragno

Il sentiero dei nidi di ragno, il primo romanzo di Italo Calvino, fu pubblicato nel 1947. L’esperienza bellica era ancora viva e bruciante per gli autori come per i lettori dell’epoca, rappresentava un sapere comune, una narrazione condivisa. Si avvertiva un’urgenza del dire a cui non sempre corrispondevano esiti soddisfacenti. Calvino stesso, nella celebre Prefazione all’edizione del 1964, confesserà i suoi rapporti ambivalenti con la sua prima opera ed esternerà invece la massima ammirazione per colui che “riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno più se l’aspettava”. Sta parlando di Beppe Fenoglio e di uno scritto che l’autore non avrebbe fatto a tempo a veder pubblicato:
Una questione privata [1963] è costruito con la geometrica tensione d'un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l'Orlando furioso, e nello stesso tempo c'è la Resistenza proprio com'era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e vere. Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro, e quest'altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché. È al libro di Fenoglio che volevo fare la prefazione: non al mio.

Tutti gli spettri della Zona industriale di Eduard Limonov


Zona industriale
di Eduard Limonov
Sandro Teti Editore, 2018

Traduzione di S. Teti - S. Fronteddu

pp. 123
€ 16,00 (cartaceo)
€ 8,99 (epub)


Chi è l’uomo che piegato al tavolo se ne sta tutto intento, penna alla mano e fili del pizzetto aggrovigliati, a porre dediche e firme su pagine libresche? In copertina, non sono forse replicati, certo nell’algidità della posa, medesimi occhi? Si dà il caso - ma si dà davvero per caso? - che l’uomo sia uno scrittore. Eppure: chi è uno scrittore? Fantastica l’iconografia un uomo di profilo, maestoso, simile al Sant’Agostino nello studio di Caravaggio; penna alla mano e sguardo attento sulle carte; soprattutto: nello studio. Ebbene, laboratorio di Eduard Limonov, l’uomo piegato sull’ultima pubblicazione in italiano delle proprie opere, è stato non una camera – come, ad esempio, per il biografo Emmanuel Carrère – e neppure la strada, bensì il carcere di Lefortovo e dunque la colonia penale. L’affanno della reclusione gli ha permesso la stesura di otto libri in trentasei mesi, come pure segnala Mario Caramitti in prefazione a Il libro dell’acqua (Alet), entro cui l’esistenza romanzesca è narrata nell’inafferrabile fluidità della non-forma.

Chi è, invece, il personaggio che infesta le pagine del libro cui si assegna l’ingiurioso epiteto di letterario? Vaga per il perimetro del foglio, tutto occupato dalle proprie fantasticherie, persegue viuzze e stradine in forma di pretesti; dice a volte io, altre si lascia dire: ma dice davvero? Più sibillino ancora, l’eroe da autobiografia: sotto ogni io potrebbe annidarsi una menzogna. Non che si annidi con sicurezza, ma il lettore dovrebbe leggerlo con sospetto; squittisce piuttosto che cantare. Eroe, certo: e Limonov eroe lo è davvero. Ma ancora: quale Limonov? Il fervente capopopolo dell’ormai fuorilegge partito nazionalbolscevico, l’uomo privato, lo stacanovista che persegue con tenacia avvenire di narratore?

#IlSalotto - “L'uomo di Mosca” e un autore che crede nel valore della politica


L'uomo di Mosca
di Alberto Cassani
Baldini+Castoldi, 2018


pp. 335
€ 18(cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


«Il bello del passato è che non torna, il brutto è che non passa»: questo l’incipit di L’uomo di Mosca, un incipit che fa presagire a domande sulla storia, sulla politica, sull’importanza di fare politica. Ed effettivamente leggendo il libro numerose sono le riflessioni che l’autore porta a fare sull’ideale politico, su come era vissuto in passato, soprattutto nella provincia italiana e su come oggi è la politica.
Tuttavia non si tratta di un romanzo che parla di politica, piuttosto è una spy story che spazia dal passato al presente.
Abbiamo incontrato l’autore Alberto Cassani per capire, dal suo punto di vista, cosa rappresenta questo libro.

«Il bello del passato è che non torna» (p. 9). Ci spieghi meglio cosa significa per te questa frase?
La frase per intero è: «Il bello del passato è che non torna, il brutto è che non passa. O viceversa». Diciamo che il “viceversa” relativizza l’assertività della sentenza! In ogni caso, il suo senso sta nella inafferabilità del passato, poiché la sua permanenza nel magazzino della memoria è instabile e la sua vera immagine è sfuggente.

Hai parlato molto di Mosca: quando l’hai visitata e, in poche parole, cosa ti ha trasmesso?
Mosca è una città che ho visitato più volte negli ultimi dieci anni. È una città con un “centro storico” (quello attorno al Cremlino) sfavillante e maestoso, circondato da periferie immense simili per tetraggine a quelle di tutte le capitali occidentali. Stelle rosse e falce e martello sopravvivono qua e là accanto all’estetica dei tempi nuovi. In generale, è una città refrattaria al melting pot e con tratti ostici per il comune visitatore: viali di lunghezza e larghezza smisurata, taxi rarefatti, metropolitana in rigoroso cirillico e inglese poco diffuso ovunque.

#CritiCOMICS - Una fiaba tutta toscana: «Il re delle fate», di Andrea Meucci ed Elena Triolo

Il re delle fate
di Andrea Meucci ed Elena Triolo
Milano, Edizioni BD, 2017

pp. 120
€ 14,00 (cartaceo)




Appennino toscano, giorno d'oggi: Obi è un ragazzo molto introverso, chiuso in una routine monotona ma al contempo protettiva. La scuola va male, ha due bocciature alle spalle, e la vita sociale procede – se possibile – anche peggio: è ignorato dai più e viene snobbato dalle ragazze più in vista della scuola. Tuttavia ha una migliore amica, Rita, con cui condivide anche la vita nel collegio in cui vive e i pomeriggi di (non) studio.
La sua passione più importante è quella dei modellini aerei, e proprio durante una delle prove di volo, assieme a Rita, accade qualcosa di completamente imprevisto. Il suo aeroplano si scontra con un essere volante, che ad un esame più attento si rivela essere… un piccolo uomo! Ben presto i due ragazzi scoprono che quell'esserino altro non è che il re delle fate e secondo le leggi del mondo che quest'ultimo governa, colui che uccide il sovrano ne diventa il legittimo successore. Così, da un momento all'altro, Obi si ritrova, suo malgrado, a diventare re di un mondo che fino a poche ore prima non conosceva nemmeno.

Sull'orlo del sublime. Victor Hugo in viaggio sulle Alpi

In viaggio. Le Alpi
di Victor Hugo
Elliot, 2017


Tratto da: En Voyage. Alpes et Pyrénées

Traduzione dal francese di Martina Acquaro



pp. 87

€12,50



Un libriccino minuscolo, poco più di 80 pagine, in grado però di trasportare il lettore in un altro mondo e in un altro tempo. Grazie alla densità e alla vivacità della descrizione di luoghi e paesaggi, che il grande Victor Hugo sa mettere in campo anche in scritture private.

In questo agevole libro, dalla meravigliosa copertina, In viaggio. Le Alpi (Elliot edizioni), sono raccolte infatti le lettere che lo scrittore francese, già allora celeberrimo, inviò alla moglie Adele (tranne il racconto di un episodio, indirizzato a Louis Boulanger) durante un viaggio che l'avrebbe condotto tra le Alpi e le città della Svizzera.
Siamo nel 1839 e Victor Hugo intraprende questo itinerario, come altri scrittori romantici dell'epoca, per avvicinarsi al «sublime», per rendersi conto di quanto la «spaventosa» magnificenza dell'opera di Dio, trasposta nella natura, avvicini l'uomo a quel trasalimento che è soffio di eternità.
Le Alpi, specie il coté svizzero, restano dunque l'universo dell'ascensione romantica alla visionarietà... (p. 7)

La rovinosa irruzione della malattia in un capolavoro di Leavitt: "Eguali amori"

Eguali amori
di David Leavitt
SEM, 2018

Traduzione di Delfina Vezzoli
1^ edizione: 1989

pp. 341
€ 15 (cartaceo, copertina flessibile)
€ 7,99 (ebook)

Un germoglio di felicità, una piccola biglia di felicità che poteva rigirarsi nella mano, e nessuno lo avrebbe saputo. Che terrore e che gioia, che nessuno sapesse cosa stava pensando. (p. 255)
Cosa accade in una famiglia quando la malattia squarcia le certezze e diventa una pesante e costante minaccia di morte: da qui muove il drammatico Eguali amori, che nel 1989 non fece che affermare la capacità narrativa di David Leavitt, e che quest'anno torna in una nuova veste editoriale per SEM. 
È un romanzo sconvolgente, perché sconvolta è la famiglia di Louise, dopo la notizia del suo tumore, il calvario della malattia, il sollievo della guarigione e la scoperta di un altro tumore. Un percorso che si ripete, tra operazioni, chemioterapia, mentre la speranza di salvarsi svanisce sempre un po', lasciando Louise stremata, per quanto ancora combattiva. Intanto, la sua vita va avanti: il marito, il nerd Nat, ingegnere di talento, prosegue con la sua carriera, mentre i figli Danny e April si affermano il primo come avvocato e la seconda come cantante. Ma ci sono i doppifondi, quel che i famigliari coltivano segretamente: Nat ha un'amante a poca distanza da casa e la sua relazione prosegue per anni; Danny e April scoprono la loro omosessualità, vissuta in modo totalmente diverso. Infatti, Danny è più timido e vive con ammirazione (e un po' di invidia) la progressiva ostentazione che April fa del suo lesbismo: dopo una adolescenza da libertina, la scoperta di amare le donne trasforma April in un'attivista, anche grazie ai testi delle sue canzoni. 

«Non avevo dubbi sul fatto che la felicità fosse questo: un'infanzia senza abusi di alcun tipo». Il nuovo romanzo di Albert Espinosa.

Quello che ti dirò
di Albert Espinosa
Salani, 30 agosto 2018

pp. 228
€ 14,90 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

Non si perde mai un padre, lo si recupera in altri mille modi per il resto della vita, si riflette in oggetti, ricordi e persone. (p. 227)
Il lago di Como può essere tanto romantico quanto cupo e nostalgico: è infatti così che lo vede Izan, mentre dalla vasca della sua stanza d'albergo riflette sul suo viaggio, sul desiderio di vendetta e sulla forte mancanza del padre. Per il turbinio di emozioni che Izan sta vivendo, l'unica soluzione è raccontare la storia di come è arrivato lì.
Ecco dunque che l'io narrante, senza mai smettere di dialogare con il lettore, che è un "voi" indistinto ma sempre presente sullo sfondo, intraprende un viaggio nel passato, a cominciare da quello più lontano nel tempo, in cui un padre difficile da capire non mai ha davvero accettato la malattia che ha ridotto Izan alla sordità. Tra i due, un rapporto complicato, una sfida costante che ha portato entrambi a porsi tante domande, senza mai rivolgerle all'altro: da lì, incomprensioni e incomunicabilità, favorite anche dalla scarsa presenza del padre a casa. Lui, infatti, si è sempre occupato dei "bambini smarriti". Niente a che fare con Peter Pan: la sua missione è sempre stata recuperare i figli sequestrati, a rischio e spesso vittime di abusi. Una professione che è diventata perno di tutta la sua vita, lasciando soli la moglie con gravi problemi di nervi e il figlio che aveva bisogno di un sostegno. 

#IlSalotto - La rivoluzione giovane di Paola Zannoner

Incontro Paola Zannoner nel pomeriggio caldo di un autunno veronese. È qui in occasione del Tocatì, il Festival Internazionale dei Giochi in Strada, giunto alla sua sedicesima edizione. In mezzo a spettacoli teatrali, parate, conferenze e occasioni ludiche tra le vie del centro, il festival si apre anche alla letteratura per ragazzi. L’autrice viene a presentare Rolling Star (trovate qui la recensione), il suo nuovo romanzo per giovani adulti, uscito dopo il successo de L’ultimo faro, con cui aveva già vinto il Premio Strega Ragazzi e Ragazze 2018 (trovate qui la recensione e qui l’intervista relativa). Grazie alla generosità di Paola, l’incontro si trasforma in una chiacchierata che, al di là delle domande previste, offre occasioni di riflessioni illuminanti sullo stato delle lettere in Italia e sulla condizione degli adolescenti di oggi. Partiamo dall’osservare il moltiplicarsi dei festival letterari in Italia, che forse rappresentano per la cultura nazionale un segnale positivo, il sintomo di un mutamento in atto: si avverte una sempre maggiore necessità di contenuti e, come nota la Zannoner, “trovarli grazie a un libro è più interessante, perché ci si raduna insieme intorno a una storia, e tutti abbiamo sempre bisogno di storie”. Anche i giovani, nonostante il cambiamento delle abitudini e dei ritmi di vita degli ultimi decenni, cercano nella lettura una pausa, un radicamento, e accettano quindi il rallentamento imposto dalla pagina scritta rispetto alla frenesia della vita. Prendo spunto da questo per approfittare della pazienza dell’autrice e farle qualche domanda su Rolling Star, che affronta la tematica della rivoluzione giovanile del 1968.

Il ballo delle apparenze: «Il silenzio di Laura», di Paula Fox

Il silenzio di Laura
di Paula Fox
Fazi, 2018

traduzione di Monica Pavani

pp. 238
€ 16,50 (cartaceo)




Fazi editore dà alle stampe un'altra opera di Paula Fox: dopo aver pubblicato diversi libri dell'autrice, tra cui il fortunato Quello che rimane, l'ultimo in ordine di uscita, arriva oggi in libreria Il silenzio di Laura, una nuova prova del talento della scrittrice. Il volume arriva sugli scaffali portandosi dietro diversi giudizi positivi, riportati sulla pagina dedicata al romanzo sul sito della casa editrice come, per esempio, il giudizio del New York Times e il pensiero di uno degli scrittori più influenti dei tempi moderni, Jonathan Franzen (autore, tra le altre opere, di Libertà, Le correzioni, e Purity, tutti recensiti da Critica Letteraria):
«…pagina dopo pagina, ci sono i piaceri della prosa di Paula Fox. Le sue frasi sono piccoli miracoli di concisione e precisione, minuscoli romanzi loro stesse» - Jonathan Franzen
«Un’opera degna di Cechov. Ogni frase del romanzo della Fox è viva e sorprendente» - «The New York Times»
L'autrice è conosciuta non solo per il suo talento letterario, ma anche per la sua burrascosa storia familiare: come viene riportato sul sito di Fazi editore, nella pagine dedicata alla scrittrice, la Fox nasce il 22 aprile 1923, figlia «di uno sceneggiatore alcolizzato e di una giovane psicolabile», successivamente verrà affidata ad un orfanotrofio ed in seguito adottata. Il padre la prenderà in carico quando la piccola avrà sei anni ed in un secondo momento verrà data alla nonna, con cui vivrà in una piantagione a Cuba. Se la sua storia sembra quella di un romanzo, anche le vicissitudini che affronteranno i suoi discendenti non saranno da meno: la Fox, infatti, è nonna di Courtney Love, vedova Cobain (leader dei Nirvana). Insomma, una vita non facile, durante la quale la consacrazione letteraria arriva anche piuttosto tardi: sempre come riportato sul sito della casa editrice, il riconoscimento letterario è arrivato in età avanzata, dopo che Jonathan Franzen ha portato il suo nome alla ribalta, mettendo in luce le sue doti letterarie.

Uccidere giganti, diventare grandi: una nuova edizione per "I Kill Giants"

I Kill Giants. Titan edition
di Joe Kelly e JM Ken Niimura
Bao Publishing, 2018

pp. 248 
€ 19,00


Occhiali rotondi, che riflettono la luce e tengono lontano il mondo; qualche singhiozzo silenzioso, all'interno di un'armatura di supponenza; sarcasmo e sfacciataggine per nascondere la fragilità. Questa è Barbara Thorson, quinta elementare, in grado di tenere testa a motivatori, maestre e presidi. Nulla di cui stupirsi visto che la sua vera missione è ben più gravosa: 
Trovo i giganti. Do la caccia ai giganti. Uccido i giganti.
Le persone che circondano Barbara non vedono quello che lei vede, il mondo fantastico e animatissimo in cui cerca riparo. Non immaginano la sua lotta quotidiana, che non è semplicemente quella contro i prepotenti come la greve, grossolana Taylor: 
"È una bulla. Tutti i bulli sono uguali."
"Picchiano allo stesso modo. Ti calpestano allo stesso modo."
"No. Appena gli tieni testa, si accartocciano. Proprio come i giganti."

#CriticARTe - "Io dipingo la luce che si emana da tutti i corpi": Otto Gabos illustra la biografia di Egon Schiele

Egon Schiele.
Il corpo struggente.

di Otto Gabos
Centauria, 2018

pp. 111
€ 19,90 (cartaceo)



Di chi sarà mai “il corpo struggente” a cui allude il sottotitolo della biografia di Egon Schiele illustrata da Otto Gabos e pubblicata da Centauria? Forse di Wally Neuzil, amante e musa prediletta del pittore? O magari di Edith Harms, moglie adorata e ritratta con pari frequenza e passione? Oppure, ancora, di Gerti, sorellina cara, modella dell’indigenza e prima minuscola Eva? Non importa: a ben guardare, e senza nulla togliere al ruolo di questa trinità muliebre nella vita del celebre enfant prodige, non è poi così determinante stabilirlo. Perché in pochi altri casi come in quello dell’artista austriaco (Tulln an der Donau, 1890-Vienna, 1918) il suddetto tormento stava già tutto nel suo occhio "osservante", e  l’ossessione per l’anatomia più nervosa ne sarebbe stata sempre la naturale conseguenza: verso la luce, verso l’energia sprigionata da una figura umana sempre tesa, contratta, erotizzata.

Ritorno in Cornovaglia: il terzo volume della saga dei Poldark

Jeremy Poldark. Un romanzo della Cornovaglia, 1790-1791
di Winston Graham
traduzione di Matteo Curtoni e Maura Parolini
Venezia, Sonzogno, 2017

pp. 336
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



Gran Bretagna, 1950: Winston Graham si accinge a dare alle stampe il terzo capitolo della saga dei Poldark, inaugurata dal volume uscito nel 1945 (Ross Poldark, recensito da nostra Laura Ingallinella, la quale ha ricostruito anche le vicende relative alla pubblicazione del primo libro della saga). Sia la prima che la seconda uscita (Demelza, 1946, di cui si è occupata Carolina Pernigo) hanno ottenuto un grande riscontro presso il pubblico e l'autore non ha certo terminato le idee a sua disposizione.
Leggere le prime pagine di Jeremy Poldark è come respirare un'aria familiare: il lettore ritrova i paesaggi selvaggi e sconfinati che ha imparato a conoscere nei primi due libri, riassapora le stesse atmosfere, e ritrova i luoghi in cui ha potuto vedere l'evolversi della storia tra Ross e Demelza. I primi paragrafi offrono subito un saggio della straordinaria capacità narrativa dell'autore:
In una sera d'agosto del 1790, tre uomini a cavallo percorsero la mulattiera che costeggiava la Grambler e si diressero verso il gruppetto di cottage che si trovava sul limitare del villaggio. Sospinte in alto da una brezza giunta da ovest, le nuvole stavano cominciando a tingersi degli ultimi rossori del tramonto. Persino le ciminiere, da cui non usciva fumo da quasi due anni, sfoggiavano un colore caldo e maturo. Alcuni piccioni stavano facendo il nido in un buco di quella più alta e il battito delle loro ali riecheggiava nel vasto silenzio che i tre stavano attraversando. Cinque o sei bambini vestiti di stracci stavano giocando tra due baracche, intorno a un'altalena improvvisata, e alcune donne uscirono dai cottage e, a braccia conserte, rimasero a osservare il paesaggio degli uomini a cavallo. (p. 9)

#SpecialeSCUOLA - Con Perboni il politicamente (e scolasticamente) scorretto entra in classe!

Nuove perle a nuovi porci. Un anno di scuola raccontato da un insegnante-carogna
di Gianmarco Perboni
Rizzoli, 2018

pp. 266
€ 15 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)


Chi è Gianmarco Perboni, l'insegnante di trentennale esperienza che si nasconde dietro lo pseudonimo ispirato da De Amicis e che lotta ogni giorno con l'acidità di stomaco provocata da certe novità scolastiche? Viene da chiederselo, leggendo Nuove perle a nuovi porci, e non solo perché colpisce il suo approccio politicamente scorretto, ma anche perché tra le pagine del suo diario sembra sempre di ritrovare ora le affermazioni di un collega, ora le battute e le frustrazioni di un altro. È quando viene alla mente la frase “questo è capitato anche a me”, che si fa un passo indietro, si accetta più pacificamente lo pseudonimo di Perboni, e si conferma: sì, la scuola è anche questo. Non solo (per fortuna!), ma anche il mondo pieno di controsensi raccontato dall'autore. 

Non si può rimanere indifferenti: uno studio sulla violenza di genere


Che genere di violenza. Conoscere e affrontare. La violenza contro le donne
di Maria Luisa Bonura
in collaborazione con Marcella Pirrone
Trento, Erickson, 2016

pp. 329
€ 16,50 (cartaceo)

La violenza sulle donne.
Ogni giorno, purtroppo, la cronaca riporta episodi cruenti, notizie, fatti che riguardano i maltrattamenti a danno delle donne. E non c’è ceto sociale escluso. E non serve tentare goffamente di spostare il problema sugli stranieri, sui troppi immigrati, sulle troppe disuguaglianze sociali. Chi violenta, abusa, maltratta in modo disumano le donne appartiene a tutti i ceti sociali, dal Nord all’estremo Sud, in Italia e molto anche altrove. Tanti abusi e troppe violenze spesso nascoste.
Se ne è parlato, se ne parla, se ne parlerà ancora, sperando in un domani diverso, in un mondo più sicuro dove possano trovare più spazio i centri antiviolenza, le case di accoglienza e dove possa esistere più solidarietà umana tra la gente, che spesso invece di focalizzare l’attenzione sui singoli episodi gravi, tenta invece di scansare e di minimizzare gli avvenimenti.
Questo libro parte dalle molteplici tipologie di violenza che subiscono tante donne iniziando dagli stereotipi educativi in cui un grosso peso ha l’educazione ricevuta fin da bambini. Le femmine sono state, ma lo sono tuttora, oggetto di discriminazione fin dalla nascita, abituate quindi a una certa “debolezza” nei confronti dei maschi.

#IlSalotto - Una donna, un giallo e tanta vita: intervista a Claudia De Lillo



Claudia de Lillo, meglio nota come Elasti, ha già scritto libri in passato, ma totalmente diversi da questa sua ultima opera. I suoi precedenti romanzi erano legati alla maternità e alla vita di madre, alle prese con la quotidianità. 
In Nina sente, Claudia si cimenta in un giallo, nel quale una buona dose di suspence viene accompagnata da personaggi molto ben caratterizzati e soprattutto descritti con aspetti legati al quotidiano che li rende amici del lettore già dalle prime pagine.
Nina Forte, dopo aver ereditato la licenza del padre, guida un taxi e decide, compiendo una scelta controcorrente, di proporsi anche come autista di Uber.
Nina sente
di Claudia de Lillo alias Elasti
Mondadori, 2018

pp. 360
€ 18(cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Colta, amante della dizione corretta, attenta ai dettagli e ai profumi (soffre di sensibilità chimica multipla), ha un figlio di quattordici anni con tutto quello che ne consegue. La separazione dal marito ha comportato una pesante crisi e momenti difficili, che, con forza di volontà, è riuscita a superare.
Grazie al suo amico storico Guido, lavora per una banca d’affari e, mentre accompagna i vari dirigenti della società, scopre transazioni e sotterfugi legati alla banca e non solo.
Durante la sua attività professionale, Nina accoglie anche confidenze e ascolta conversazioni molto private che le saranno d’aiuto quando, purtroppo, dovrà occuparsi dell’omicidio che vedrà vittima una persona a lei molto cara.
L’autrice riesce a mantenere una buona tensione durante tutta la narrazione, lavorando sulla descrizione e sul sentire dei personaggi, oltre che sulla trama. Pertanto protagonista diventa la vita, con le sue sfaccettature, le sue inquietudini, il quotidiano, quasi una commedia sociale.
Nina è una donna, con le sue debolezze e la sua voglia di farcela. In lei il lettore si può ritrovare, sentendola un’amica con la quale vorrebbe poter chiacchierare e condividere i pensieri quotidiani. Le tematiche che permeano il racconto sono anche altre: temi legati all’ adolescenza, alle difficoltà di gestire un padre che sta facendo i conti con i problemi legati all’età, le problematiche di essere madre e donna in carriera, i difficili rapporti con i colleghi.
E poi le lezioni di yoga e anche il naviglio della Martesana, c’è il mondo di Claudia che i lettori del suo blog amano da anni! (www.nonsolomamma.it).
Difficile parlare della trama senza rivelare dettagli, così abbiamo pensato di intervistare Claudia De Lillo, che ci racconterà il suo punto di vista. 


Ridere per progredire: l'indagine di Marco Malvaldi

Per ridere aggiungere acqua.
Piccolo saggio sull'umorismo e il linguaggio
di Marco Malvaldi
Rizzoli, 2018


pp. 154 
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



Già il titolo di questo breve saggio suggerisce che l'umorismo sia qualcosa che si colloca a metà tra la chimica e l'alchimia. Marco Malvaldi accompagna il lettore, con la consueta affabilità, lungo un percorso che attraversa la storia della lingua, le teorie della comunicazione e l'intima connessione che sussiste tra ironia e linguaggio. Il testo è marcatamente divulgativo, ricco di aneddoti e storielle buffe. Non a caso Malvaldi, includendo il lettore in una rassicurante prima persona plurale, a un certo punto osserva che "possiamo provare a farci una domanda semplice, e anche più adatta all'atteggiamento infantile che abbiamo deciso di adottare" (p. 37). 
Questa considerazione minima è in realtà programmatica: fornisce un'indicazione di stile, se non di metodo. Ci obbliga a porci nei confronti dell'argomento trattato in un'ottica di curiosità e semplicità, che lui asseconderà con la sua prosa sorridente e leggera, piena di chicche ironiche.

"Una di Luna": il nuovo romanzo di Andrea De Carlo


Una di Luna 
di Andrea De Carlo
La nave di Teseo, 2018

pp. 268
€ 18,00 (cartaceo)


E tendo spesso a rimanerci male, a dire che non importa anche quando invece importa sì. In questo forse non sono poi tanto diversa da mio padre, che nei rapporti con gli altri nasconde quasi sempre i suoi sentimenti incendiari sotto la sua impeccabile cortesia formale. Ma credo che le colpe delle persone si inanellino in lunghe catene, e che il carattere di chiunque sia come i suoi lineamenti, inevitabile. Poi mio padre è stato solo il primo maschio egocentrico e prevaricatore nella mia vita, non certo l’unico.

Andrea De Carlo è in libreria con un nuovo libro dal titolo Una di Luna. Il romanzo racconta l'ingarbugliato rapporto tra Achille e Margherita Malventi, padre e figlia separati da una distanza comunicativa che si è sedimentata negli anni e che è fatta di silenzi, fili nascosti, mezze parole che non sono mai quello che sembrano. Lui, ottantaseienne con un illustre passato da chef, testardo ed egocentrico fino all'estremo, lei quarantenne insicura e materna, chef come il padre, che cerca di fare i conti con la definizione di se stessa. 

"Mi ci è voluta tanta energia per venir fuori intera", dice Margherita parlando del rapporto con suo padre, senza chiamarlo mai "papà"; il libro è un racconto di un sentimento contrastante che ricorda una barca che si agita su un mare mai calmo, che non dà pace. Achille viene invitato come ospite a Chef Test, un seguito talent culinario televisivo che fa il verso a quelli oggi tanto in voga, in cui aspiranti chef si sfidano all'ultima pastasciutta o alla cottura di una fetta di manzo. 
Il viaggio da Venezia a Milano alla volta del programma è l'occasione per stare insieme, cercare un confronto, purtroppo quasi mai accolto da Achille, ma soprattutto è una chance di cambiamento per Margherita che incontra qualcosa di totalmente inaspettato che scombina le carte della sua vita attuale, mentre lei è intenta nella ricerca dei suoi punti cardinali sulla bussola che porta sempre in tasca.
Il sole fa rumore, ma la Luna è silenziosa.

L'inferno è una buona memoria - Scrittori di oggi dialogano con capolavori del passato

L'inferno è una buona memoria. Visioni da Le nebbie di Avalon
di Michela Murgia
Marsilio (Collana: PassaParola), 2018

pp. 116
€ 12 (cartaceo)
€ 7,90 (e-book)

C'era una bella storia, questo è certo. Dentro a ogni bella storia però ce ne sono molte e se ne ricorderemo una meglio delle altre forse non è perché era la più bella, ma perché qualcuno ha deciso che quella - proprio quella - era da raccontare e ri-raccontare più di tutte, fino a farne una tradizione (p. 9).
Seguo Michela Murgia da quando scrisse Accabadora (Einaudi, 2009) e io, leggendolo, mi innamorai follemente di quel magico e antico universo ricreato dall'autrice sarda.
Da allora centinaia di belle pagine si sono aggiunte alla bibliografia della scrittrice, ma nemmeno una è stata tralasciata dalla mia curiosità, mentre la passione per la Sardegna e i suoi antichi usi è via via cresciuta in me.
Così, quando sono venuta a sapere che la Marsilio (nello specifico Chiara Valerio) aveva dato vita alla collana PassaParola e che proprio uno scritto dell'autrice nata a Cabras (nella provincia di Oristano, Sardegna) l'avrebbe inaugurata, non ho resistito alla tentazione di tuffarmi nuovamente nelle immaginifiche storie della Murgia e nel suo stile così denso di vita.
In fondo, se mi sono innamorata delle Nebbie di Avalon è perché, prima ancora che un romanzo, è un atto di rivolta narrativa, un ribaltamento agito su uno dei punti più fermi della cultura a cui appartengo, quelli in cui si radica l'arbitraria definizione di Occidente. Marion Zimmer Bradley, come una barda folle, si è seduta davanti al ciclo monstre delle storie arturiane - che gli studiosi, con un termine un po' alchimistico, chiamano "materia di Britannia" - e ha deciso di inventarsi tra le sue pieghe l'altra storia, quella che i canti dei cavalieri della Tavola Rotonda e delle gesta del re medievale non hanno voluto tramandarci. Azione temeraria e un po' sfrontata, si dirà ma non ricordo molte rivoluzioni fatte col senso della misura (pp. 12-13).

#SpecialeSCUOLA - Raccontare la vita


Cari lettori,
eccoci con la scuola ormai iniziata: come ogni anno, in questo periodo ci dedichiamo alla nostra rubrica #SpecialeSCUOLA (qui trovate tutti gli articoli) per accompagnarvi in una delle avventure più sofferte o amate, senza dubbio sempre combattute, sia dal punto di vista dei ragazzi, sia dal punto di vista degli insegnanti. 
Se l'anno scorso ci siamo dedicati ai professori con i saggi da leggere per aggiornarsi, quest'anno consigliamo alcuni testi che sanno raccontare la vita in modi imprevedibili o perlomeno inconsueti, per immagini, adottando punti di vista narrativi diversi e/o portando sulla carta particolari esistenze. 
Se c'è una cosa che non smette mai di affascinare i ragazzi, è proprio il racconto di una vita. E dunque cominciamo! 


Carolina consiglia:
Anne Frank - Diario, di Ari Folman e David Polonsky (Einaudi)
A chi: ai docenti di Storia, ma anche a quelli di Lingua e Letteratura Italiana che vogliano fare riflessioni di carattere etico o sociale, o innescare dibattiti in aula. 
Perché: non è sempre facile avvicinare i ragazzi ai piccoli e grandi personaggi della nostra storia, ma il linguaggio dei graphic novel può riuscire a conquistare anche gli studenti più riluttanti. Questo in particolare, riporta in toni vividi sulla pagina il carattere vivace e la gioia di vivere di Anne Frank, senza peraltro tradire la lettera del testo (diversi stralci del Diario originale vengono infatti affiancati alle immagini). È quindi un’opera completa, che consente un’immedesimazione piena dell’allievo, ma anche un eventuale approccio interdisciplinare. 

Elogio della leggerezza, in viaggio come nella vita: "Il bagaglio geniale" di Maria Letizia Polverini

Il bagaglio geniale.
Metodi e segreti per viaggiare felici (anche nella vita)

di Maria Letizia Polverini
Centauria, 2018

pp. 141
€ 14,00




L’autunno è ormai alle porte, le ferie sono già un (si spera) soave ricordo per molti di noi, e chissà tra quanto tempo sarà possibile progettare nuove vacanze. Vi sembrerà dunque superfluo parlare proprio ora di come si prepara la valigia perfetta. E invece no. Perché sebbene sia stato pubblicato da Centauria nel mese di maggio, e dunque con tempismo perfetto rispetto agli esodi estivi di lì a poco a venire, Il bagaglio geniale di Maria Letizia Polverini è un libro che serve tutto l’anno. Non solo perché le occasioni di viaggio sono ormai sparpagliate lungo i dodici mesi, ma anche perché tra le pagine del volumetto ci sono consigli che vanno oltre la mera pratica o l'urgenza del momento, e finiscono col varcare il confine della filosofia di vita.

Un brindisi dopo la Grande Guerra: "Al mondo" di Radclyffe Hall

Al mondo
di Radclyffe Hall
Fandango Libri, 2018

Traduzione di Claudio Marrucci

pp. 117
€ 15,00 (cartaceo)



Sarebbe andato in giro per il mondo - Stephen Winter, l'impiegato di banca, avrebbe fatto il giro del mondo in nave! "Ecco quelli che scendon nel mare su navi." E Stephen Winter sarebbe stato uno di loro. Era malato, era povero, e non sapeva nulla di viaggi eccetto quello che aveva letto nei libri; ma da qualche parte, oltre lo squallore e la tristezza si nascondeva un enorme, glorioso, splendido sole; da qualche parte lì fuori si nascondeva ciò a cui ogni uomo aveva diritto per nascita, il sole glorioso e il mare. (p. 23)
Stephen Winter è un eccellente impiegato di banca. Preciso e gran lavoratore, ha lavorato in filiale per tutta la durata della Prima Guerra Mondiale: la grave asma di cui soffre l'ha infatti condannato a essere riformato. Condannato o salvato, a seconda di come la si voglia guardare. La fine del conflitto lo lascia comunque spossato: non è uno di quegli uomini che ha lottato per la patria e quegli anni sono passati dal triste pensionato dove vive alla banca e viceversa. Prende quindi una decisione avventurosa: liquidare il proprio misero patrimonio per un nuovo guardaroba adatto ai climi caldi e un biglietto per una nave che fa il giro del mondo. Sul bastimento "Hellas" incontra un'umanità varia, reduce dagli anni bui della Grande Guerra e incappa soprattutto in Elinor Lee, segretaria di un uomo d'affari ed esempio delle nuove donne intraprendenti e lavoratrici che stanno emergendo dalle ceneri di un'Europa da ricostruire.