"Una di Luna": il nuovo romanzo di Andrea De Carlo


Una di Luna 
di Andrea De Carlo
La nave di Teseo, 2018

pp. 268
€ 18,00 (cartaceo)


E tendo spesso a rimanerci male, a dire che non importa anche quando invece importa sì. In questo forse non sono poi tanto diversa da mio padre, che nei rapporti con gli altri nasconde quasi sempre i suoi sentimenti incendiari sotto la sua impeccabile cortesia formale. Ma credo che le colpe delle persone si inanellino in lunghe catene, e che il carattere di chiunque sia come i suoi lineamenti, inevitabile. Poi mio padre è stato solo il primo maschio egocentrico e prevaricatore nella mia vita, non certo l’unico.

Andrea De Carlo è in libreria con un nuovo libro dal titolo Una di Luna. Il romanzo racconta l'ingarbugliato rapporto tra Achille e Margherita Malventi, padre e figlia separati da una distanza comunicativa che si è sedimentata negli anni e che è fatta di silenzi, fili nascosti, mezze parole che non sono mai quello che sembrano. Lui, ottantaseienne con un illustre passato da chef, testardo ed egocentrico fino all'estremo, lei quarantenne insicura e materna, chef come il padre, che cerca di fare i conti con la definizione di se stessa. 

"Mi ci è voluta tanta energia per venir fuori intera", dice Margherita parlando del rapporto con suo padre, senza chiamarlo mai "papà"; il libro è un racconto di un sentimento contrastante che ricorda una barca che si agita su un mare mai calmo, che non dà pace. Achille viene invitato come ospite a Chef Test, un seguito talent culinario televisivo che fa il verso a quelli oggi tanto in voga, in cui aspiranti chef si sfidano all'ultima pastasciutta o alla cottura di una fetta di manzo. 
Il viaggio da Venezia a Milano alla volta del programma è l'occasione per stare insieme, cercare un confronto, purtroppo quasi mai accolto da Achille, ma soprattutto è una chance di cambiamento per Margherita che incontra qualcosa di totalmente inaspettato che scombina le carte della sua vita attuale, mentre lei è intenta nella ricerca dei suoi punti cardinali sulla bussola che porta sempre in tasca.
Il sole fa rumore, ma la Luna è silenziosa.
La Luna che appare nel titolo è un po' una complice silente della storia, ha regolato i ritmi e le scelte della vita di Margherita, "donna di Luna", e nel contempo rappresenta pienamente il rapporto contraddittorio del personaggio femminile con il padre e con sé. Compare, scompare, dà luce e poi rientra nell'ombra; fa il verso all'acqua di Venezia che si alza e si abbassa regolata dalla Luna, città immaginaria e piena di cliché che si rivela solo a chi la cerca davvero. Come un'apparizione. 
Anche la cucina ricompare come arte cara allo scrittore che già ne L'imperfetta meraviglia aveva raccontato la tensione artistica della gelataia Milena che dava vita alle sue dolci creazioni con sapienza, ricerca e sentire profondo. Qui la cucina è indagata da diverse prospettive: la variante nervosa, geniale e onnivora di Achille, artista che dà nuove forme alla tradizione con i suoi menu infiniti, e in quella più silenziosa e meditativa di Margherita, che sceglie gli ingredienti prima dei piatti, per farsi da loro chiamare e ispirare. Ai loro approcci di ricerca si contrappone l'approccio dozzinale del programma TV in cui la cucina è solo un tema di sfondo una trovata per gli sponsor, una pasta scotta che sembra perfetta se la inquadri in un modo furbo.
Le scene ambientate in cucina o evocative del mondo culinario sono nel romanzo tra le più riuscite, con un'esattezza che ricorda il modo con cui dall'idea prende concretezza il sapore di un piatto. 

Tra i lati interessanti del romanzo la capacità, sicuramente confermata, di De Carlo di costruire dei dialoghi efficaci e incisivi che accompagnano, nel flusso del racconto, la definizione dei personaggi principali. L'autore va a fondo soprattutto nell'esplorazione della psicologia femminile, più che in quella dei personaggi maschili. Margherita, così segnata dalla famiglia e dal rapporto con uomini che ha costantemente cercato di guarire, è una figura femminile nella quale molte donne possono riconoscersi.

Punto debole del libro dal mio punto di vista è l'amore che appare nel complesso del tutto appiattito alla sola forma dell'intreccio, all'incontro causale funzionale al racconto. Dispiace non vederlo approfondito o raccontato come la faticosa costruzione di un "noi" che presuppone prima il lavoro su un "sé". Sembra più la fortunata magia di un istante, il luccichio che può cambiare il destino di una donna che magari non basta (ancora) a se stessa. 


Claudia Consoli