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#CriticaNera - Paul Lynch, "Cielo rosso al mattino"

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Cielo rosso al mattino
(Red Sky in Morning, 2013)
di Paul Lynch

Traduzione di Riccardo Michelucci
66th and 2nd, 2017
pagine 234

Euro 17,00 (cartaceo)
Euro 8,99 (e-book)




"Ti troverà. È come se sapesse che odore ha il tuo sangue".

Se per caso qualcuno fosse convinto che il setting di un romanzo noir debba per forza essere un ambiente metropolitano moderno, ad esempio un barrio losangelino o le banlieue di Parigi, allora questo Cielo rosso al mattino, opera d'esordio dell'irlandese Paul Lynch, riuscirà a fargli cambiare idea, fornendogli una prospettiva diversa da cui guardare a questo genere letterario che di continuo si arricchisce di pagine memorabili e di autori di grandissimo talento.

Il romanzo è infatti ambientato nell'Irlanda settentrionale del 1832, all'alba di quella che venne descritta come la "Grande Carestia" che si abbatté sull'isola pochi anni dopo. Coll Coyle, un contadino che si spacca le mani e la schiena sulle terre avare degli Hamilton per sfamare la famiglia, viene cacciato dalla fattoria senza motivo. L'uomo affronta il figlio del padrone, che di fatto regge le sorti della proprietà, ma la discussione sempre più accesa sfocia in tragedia, e per Coyle le cose iniziano a precipitare.
Coyle deve quindi fuggire immediatamente abbandonando casa e famiglia, in modo da evitare la cattura e il sicuro linciaggio da parte dei tagliagole al soldo degli Hamilton, e da qui inizia il peregrinare confuso e frenetico che porterà l'uomo a vagare per le paludi della contea di Donegal dirigendosi a sud, fino ad arrivare a Derry e da qui, braccato come un animale ferito, a imbarcarsi su una nave diretta a Boston, dove avverrà la resa dei conti con gli inseguitori guidati dal sanguinario John Faller, uomo di fiducia degli Hamilton (ma anche qualcosa di più, si scoprirà) graniticamente determinato a raggiungere Coyle per ucciderlo, possibilmente in modo lento e atroce.

Cielo rosso al mattino è un romanzo interessante sotto più aspetti, che presenta livelli di lettura diversi: è un thriller avvincente, adrenalinico e ben costruito attraverso un dosaggio sapiente della suspence, con momenti carichi di tensione che si alternano ad altri più narrativi e rivolti ai ricordi, attraverso un uso intelligente dei diversi punti di vista.
Un secondo piano di lettura è poi quello che presenta un taglio storico e sociale, con cui Lynch descrive in modo volutamente crudo la struttura di una società rimasta quasi a livello feudale, le condizioni di vita durissime e l'estrema povertà non solo materiale ed economica, ma anche e soprattutto intesa sotto l'aspetto meramente umano. La parte dedicata alla traversata in nave, benché forse un po' troppo dispersiva e inutilmente lunga, offre uno spaccato interessante sui conflitti tra "sommersi e salvati" e sulla mancanza di qualsiasi solidarietà fra simili.

Ma il contenuto forse più interessante del romanzo è la riflessione che Lynch sviluppa, attraverso la costruzione dei diversi attori, sulla malvagità umana e sull'uso della violenza non più solo come forma di prevaricazione ma addirittura come strumento di piacere e di affermazione di sé. Questo è reso evidente soprattutto attraverso il sorprendente personaggio di John Faller, che nonostante il ruolo di antagonista è in definitiva quello che, in assoluto, giganteggia su tutti gli altri, e non solo grazie al fisico imponente.
Faller è il villain perfetto, che richiama alla mente il Bill Cutting di Gangs of New York: spietato e crudele, gode nel terrorizzare e nell'infliggere dolore, quasi perseguendo una perversa "etica del male"; è proprio John Faller che più di ogni altro personaggio viene da Lynch scandagliato nella psiche e descritto nel fisico e nelle azioni in modo particolareggiato, tanto che in ogni pagina del libro è presente anche quando di fatto non c'è, come un'ombra angosciante e minacciosa sullo sfondo.

Un romanzo interessantissimo dunque, un noir impietoso e desolato: come già detto c'è qualche cedimento nel ritmo, soprattutto nella parte centrale; ritmo che però riprende immediatamente quota non appena tutti gli attori ricominciano a calcare la scena.
In Cielo rosso al mattino non c'è lieto fine, né mai potrebbe esserci, ma proprio questo aspetto concorre al conferimento di valore e di credibilità al libro e all'autore stesso.

Cielo rosso al mattino è il primo romanzo di Paul Lynch a essere pubblicato in Italia, ma lo scrittore ne ha al suo attivo altri due, di cui - ça va sans dire - aspettiamo trepidanti traduzione e pubblicazione.

Stefano Crivelli