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Le lettere a Bruna: celebrazione poetica, musa e dea della giovinezza.

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Lettere a Bruna
di Giuseppe Ungaretti
a cura di Silvio Ramat
Mondadori, 2017

pp. 705
€ 21 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)



Non conosco nulla al mondo che possa avere tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una e la guardo, fino a quando non comincia a splendere. Una lettera d’amore ha una forza potente che può trasformare le persone. Scrivere una lettera d’amore è prendere una pagina bianca e mettere in fila tutta la luce raccolta in fondo al cuore”. (E. Dickinson)
Il grande segreto della poesia sta nella semplicità della parola, senza artificio. Se la parola riesce a farsi semplice, come è un sentimento quando riesce a filtrarsi e a farsi trasparente per purezza, tanto da divenire uno specchio per l’ansia di ogni anima – in quel momento una parola può credersi vicina alla poesia. (G. Ungaretti)
Uscito per Mondadori nel 2017, Lettere a Bruna è un volume a cura di Silvio Ramat che raccoglie 377 lettere. Giuseppe Ungaretti scrive a una giovane donna, Bruna Bianco, originaria delle Langhe, conosciuta durante la permanenza dello scrittore in Brasile, dove la giovane si era trasferita negli anni ’50. Fin dal primo incontro si stabilisce un’empatia affettiva importante tra il quasi ottantenne Ungaretti e Bianca, che all’epoca aveva 26 anni.
Il fatto risale alla fine di agosto del 1966: dopo una conferenza, la donna si era avvicinata al poeta per un autografo e per porgergli una serie di sue poesie. Laureata in giurisprudenza, Bianca si occupava dell’amministrazione nell’azienda paterna brasiliana. Questo primo saluto affettuoso tra i due è il preludio di una storia autentica, che si svilupperà, vista la distanza, in una lunga corrispondenza epistolare.
Ungaretti scrive spesso a Bianca, anche più volte al giorno, e la lettura dell’epistolario fa intuire come sia ampiamente ricambiato un sentimento che cresce in modo esponenziale. 

Tra le righe traspaiono una costante amorosa e un’emozione condivisa. Basta leggere qualcuna delle tante frasi o parole scritte da Ungaretti dedicate a Bruna: incomprensibile desiderio, sogno insensato, amabile amore, pupilla degli occhi, amore travolgente, anima mia, mio sogno, mia luce, mio amore, favola mia, pensiero dei pensieri, delizia rara. 
Si tratta quindi di lettere appassionate, dense di invocazioni celebrative avvolte da un’atmosfera poetica come ispirazione profonda, un amore totale, rispettoso e proiettato alla felicità altrui e alla libertà dei sentimento della donna. 
Sono felice di amarti, di amarti perdutamente, di amarti senza sosta, di amarti unicamente, di amarti totalmente, di amarti umilmente, segretamente, di vantarmi di amarti come amano gli angeli e come amerebbe il diavolo, di amarti, di amarti, di amarti non so più come…
Sii felice.
Uccidimi, ma sii felice.
La poesia del sentimento diventa per Ungaretti la più facile forma del discorso. Il poeta scrive al presente, ma è anche proiettato al futuro di entrambi, sicuro di poter vivere quasi una dimensione atemporale. E sogna il momento del loro riabbraccio quando le due anime, che si illuminano a vicenda si incontreranno di nuovo per riprendere un itinerario di conoscenza appena iniziato.

Immagine tratta da LaStampa.it

Ungaretti in quegli anni viaggia molto, soprattutto in Europa: Parigi, in particolare, aveva rappresentato per lo scrittore, nei primi decenni del Novecento, un impatto nuovo e in parte coinvolgente con lo spazio urbano. Qui il poeta aveva potuto ammirare le antiche meraviglie architettoniche, ovvero la magnificenza degli edifici gotici: da Notre Dame, alla Cattedrale di Chartres, tappe dell’architettura medievale: 
Ho ritrovato la Francia che è sempre stata per me di grande incanto: la finezza dei grigi dei suoi cieli che verso il firmamento sono interrotti da lievi biancori e celesti; la misura è nel verde dei suoi paesaggi. 
In uno spazio nuovo, nei bagliori quotidiani, le capitali europee per Ungaretti hanno qualcosa di caldo e di sensuale e il poeta può trovarvi lenimento alla sofferenza per la lontananza dalla propria amata. Il soggiorno parigino per Ungaretti è reso piacevole dalla passione per la pittura. 

Così le lettere rappresentano anche un prezioso scrigno di informazioni, aneddoti, curiosità e piccoli tasselli di storia dell’arte e di cultura letteraria del tempo. Come, ad esempio, la mostra dedicata a Picasso, che attira a Parigi molte personalità influenti del mondo artistico, ma anche sociale e politico del tempo.
Quando lesa dal fuoco la sua pittura è persuasiva. C’è un’anfora, con una donna che si scioglie i capelli, arancione su fondo bianco, che non si vorrebbe / mai smettere di guardare. È il disegnatore più straordinario, più inesauribile di risorse che ci sia mai stato.

Il ritratto di Renoir affascina Ungaretti:
Guardo il ritratto di Renoir, con quei pugni chiusi dall’artrite ai quali si faceva legare i pennelli, per dipingere quei nudi di servotte adolescenti, ch’erano quando li ho visti, qui a Parigi subito dopo la guerra, nel 1920, da Bernheim Verune, ancora di un colore pomodoro atroce. Guardo gli occhi di Renoir, del vecchio Renoir che dipingeva con concupiscenza insopportabile le ragazzette procaci, gli occhi vuoti di Renoir, già vuoti, con la morte in fondo, la voluptè et la morte. E la spalla che si china da un lato. È la più vera opera di Picasso. 
Le missive permettono al lettore di rivivere anche alcuni momenti di cronaca drammatici. Il 1966 è l’anno dell’alluvione a Firenze. Ungaretti è scosso dagli avvenimenti e descrive il clima politico e sociale che si respira. All’Unesco il disastro di Firenze è oggetto di grande dibattito e Ungaretti informa Bianca sulle tante iniziative che il Paese stava predisponendo per il recupero dei beni danneggiati e per aiutare le persone rimaste senza casa. Il patrimonio d’arte più cospicuo e illustre del mondo era stato colpito a morte. Il direttore generale dell’Antichità e delle Belle arti aveva stilato una relazione dettagliata dei danni e delle perdite. 

Cronaca, storia sociale, cultura e letteratura: spesso emerge, tra le fibre della narrazione epistolare, il parere su celebri letterati, tra cui Carducci e Leopardi. Di Carducci, Ungaretti non apprezza lo stile poetico, ad eccezione della doppia aggettivazione. Di Leopardi invece lo scrittore apprezza la modernità poetica. 

Ungaretti è un uomo che non dimentica il segno dei propri anni, un peso che si fa con l’età d’una crescente durezza di malinconia. 
L’epistolario, oltre a offrire al lettore lettere d’amore appassionate, riporta stralci interessanti osservati come diario di viaggio e di reportage giornalistico; dei suoi itinerari quello a Gerusalemme è tra i più intensi: la partenza per il mar Morto, la visita in Galilea, e in seguito ad Eilat a sud d’Israele, dove all’estremo confine il paese costeggia col mar Rosso. Ungaretti descrive ciò che lo attrae maggiormente: la vegetazione rigogliosa, fitta, ricca di coralli, spugne e altre variopinte piante con pesci d’ogni specie, azzurri, o d’altri colori. Contempla il colore marino del mar Nero fino ad arrivare al Neghed, zona desertica frequentata solo da qualche cammello e beduino. 
Il poeta racconta anche con dovizia di particolari l’arrivo nelle sedi universitarie cittadine dove lo attendono riunioni con personalità politiche autorevoli, conferenze con docenti, incontri con gli scrittori. Il pensiero costante, oseremo definire dominante, è sempre quello rivolto però a Bianca. 

I motivi per leggere questo interessante epistolario sono molti; è una raccolta inconsueta per la modernità letteraria, in cui la scrittura epistolare amorosa non ha più largo spazio. Oltre a ripercorre alcuni aspetti della vita politica, letteraria e di cronaca del Novecento, campeggia la celebrazione di un amore insolito, manifestato pienamente a una giovane donna, diventata per Ungaretti celebrazione poetica, musa e incarnazione della giovinezza.
In un turbinio di emozioni in cui Ungaretti affronta anche il problema del passaggio tra la vita e la morte, la gioventù e la vecchiaia, è sempre presente una forza costante del sentimento e della poesia eternatrice che persiste oltre il tempo e oltre lo spazio.

                                                                                                                              Mariangela Lando


«Sono felice di amarti, di amarti perdutamente, di amarti senza sosta, di amarti unicamente, di amarti totalmente, di amarti umilmente, segretamente, di vantarmi di amarti come amano gli angeli e come amerebbe il diavolo, di amarti, di amarti, di amarti non so più come… Sii felice. Uccidimi, ma sii felice.» Prezioso il volume di #LettereABruna, che raccoglie 377 lettere scritte da #GiuseppeUngaretti alla giovane Bruna Bianco, a cui è legato da un amore tardivo e totale, rispettoso e proiettato alla felicità altrui e alla libertà dei sentimento della donna. Ma oltre all'amore, le lettere rappresentano informazioni, aneddoti, curiosità e rappresentino piccoli tasselli di storia dell’arte e di cultura letteraria del tempo. Presto la recensione di Mariangela Lando! #Criticaletteraria #anteprima #Mondadori #ebook #inlibreria #inlettura #letteredamore #instalibro #love #huawei
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