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#CriticaNera - Il segreto di Palazzo Moresco: continuano le avventure del commissario Vittoria Troisi

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Il segreto di Palazzo Moresco
di Irma Cantoni
DeA Planeta, 2018

pp. 347
€ 9,90 (cartaceo)
€ 4,99 (e-book)



Circa un anno fa Critica Letteraria intervistò per voi l'autrice de Il bosco di Mila, Irma Cantoni (questo il link), vincitrice del Premio Fai viaggiare la tua storia, che ritorna in libreria con Il segreto di Palazzo Moresco (libro/mania, 2018).
Protagonista de Il bosco di Mila era il commissario romano Vittoria Troisi, comparsa per la prima volta ne Il cartomante, e che ritroviamo ne Il segreto di Palazzo Moresco.

Il commissario è nuovamente nella città di Brescia, ed è rimasta in contatto con la piccola Mila Morlupo, ma stavolta è alle prese con l'omicidio di un ricco collezionista di opere d'arte, Lodovico Moro, che Vittoria ha avuto modo di conoscere durante una cena di gala e dal quale ha avuto subito un'impressione assai ambigua.
Quando Moro viene ritrovato morto all'interno del proprio palazzo il commissario, inizia la ricerca del colpevole, venendo a conoscenza delle oscure vicende e degli antichi rancori che costellano le vite dei membri della ricca famiglia bresciana dell'uomo.


Inizio subito col dire che attendevo con ansia questo libro, perché Il bosco di Mila mi aveva molto appassionata, tanto da spingermi a consigliarlo a molti.
Era perciò con grandi aspettative che ho iniziato Il segreto di Palazzo Moresco, aspettative che, però, sono state in gran parte deluse man mano che procedevo nella lettura: lo stile che ricordavo fluido, scorrevole e accattivante, ha perduto quei caratteri per acquisire un eccesso di manierismi che hanno reso assai difficoltoso portare a termine la lettura della storia.

Inoltre quegli elementi quasi sovrannaturali riscontrati nel primo romanzo dedicato alle vicende di Vittoria Troisi, si sono tramutati in avvenimenti che francamente si fa fatica a ritenere verosimili.
Prendiamo ad esempio la scena del funerale di Lodovico Moro: durante il percorso del feretro fino al cimitero, il figlio di Moro, Diego, ha un malore e, contemporaneamente viene rinvenuto un ordigno risalente alla Seconda guerra mondiale:
Subito dopo ci fu un trambusto in testa alla sfilata. Il parroco si girò per vedere che succedeva. Diego Moro, dopo la morsa materna, si era sfilacciato a terra. Caduto di schianto. Il corteo si fermò scomposto, l'auto procedette invece inconsapevole. Don Giorgio la fermò a gesti e accorse dallo svenuto, con passetti da vecchio stanco e i chierichetti che gli svolazzavano dietro. Gli tirò su la testa e gridò di chiamare un'ambulanza (...). Un giardiniere, che poco più in là sistemava le aiuole, cominciò a gridare: «La bomba, la bomba!» (pp. 177-178).

Tra i lati positivi di questo libro c'è sicuramente da rilevare il fatto che l'autrice è stata premiata e che è attenta alla cura di ogni minimo particolare, e ciò è rilevabile dalla caratterizzazione minuziosa dei protagonisti e dalle descrizioni dei luoghi.  

La speranza che nutro per il futuro è quella di leggere ancora delle avventure che abbiano per protagonisti il commissario Vittoria Troisi, il collega Mirko Rota e gli altri protagonisti, e di ritrovare quello stile che mi aveva conquistata ne Il bosco di Mila e quelle bellissime descrizioni delle città di Brescia e Roma.

Ilaria Pocaforza