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Fiaba egiziana? No, tutto vero: "L'italiano più famoso del mondo" di Gaia Servadio

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L'italiano più famoso del mondo
Vita e avventure di Giovanni Battista Belzoni
di Gaia Servadio
Bompiani, 2018

pp. 353
€ 16


Ci sono vite, nel corso ininterrotto della piccola come della grande Storia, che per intensità, vigore e numero di avventure trascorse, varrebbero come dieci, venti, forse trenta esistenze "normali". Questo è, sicuramente, il caso Giovanni Battista Belzoni, protagonista de L'italiano più famoso del mondo, monografia scritta in modo egregio da Gaia Servadio e pubblicato in una scintillante edizione a firma Bompiani. Va detto infatti subito, senza rischio di smentita, che la vita di Belzoni è stata, sotto tutti i punti di vista, eccezionale, e, appena si termina il libro, ci si chiede in maniera spontanea e sincera come un tale campione assoluto di "italianità" (qualsiasi cosa questa strana parola voglia dire) non sia ricordato in ogni istante dagli enti culturali del nostro Paese. Già perché Belzoni, per un lungo periodo, è stato, proprio come recita il titolo, l'italiano più famoso del mondo.
Gaia Servadio è autrice e storica di chiara fama e per dare un tale giudizio avrà avuto le sue ragioni fondate, comprovate e da fatti e da dati, eppure come mai allora il nome di Belzoni ai più è sconosciuto? Com'è possibile che "l'italiano più famoso del mondo" oggi sia più o meno dimenticato? La spiegazione, mai data in maniera diretta nel libro ma ben rintracciabile in ogni passaggio, è che Belzoni, per la sua stessa natura di uomo "liquido" e transnazionale (amante, da italiano fino al midollo, dell'Impero britannico tanto da servire nell'allora appena nato servizio di spie e controspie al servizio di Sua Maestà), mal si sposava con le successive derive ora risorgimentali, ora nazionalistiche, e, perché no, autarchiche che l'Italia, nei secoli successivi alla sua morte, ha intrapreso senza soluzione di continuità. 

Umile barbiere di Padova nato sul finire del diciottesimo secolo, nel breve volgere degli anni Belzoni diventerà, nell'ordine, grande attore di teatro popolare nella Londra imperiale, spia ardita al servizio della corona, archeologo dilettante e geniale nell'Egitto dei Mamelucchi e intrepido difensore dell'isola di Malta dalle armate bonapartiste, con tanto di compagna irlandese al seguito, più "mascolina degli uomini" ma animata da un animo candido e puro così diverso dalle gran dame che popoleranno la storia, letteraria e non, dell'Ottocento. Una vita fantastica, anche soltanto a citarne per sommi capi i capitoli più interessanti, che sarebbe stata perfetta, mutatis mutandis, per un'avventura di Corto Maltese. 

Con una prosa lucida, precisa ed elegante, la Servadi dipana questa vita favolosa ma storicamente vera. Belzoni è sì un figlio della Rivoluzione Francese, ma ne è al contempo la nemesi: per tutta la vita, egli fu nemico per eccellenza della Francia, capace di contrastare ora le mire di Napoleone ora le mire della Francia controriformata in ogni dove, da Padova a Malta, passando per l'Egitto e fino alle "lotte", diciamo così, per l'attribuzione di questa o quella scoperta. Un dato molto importante, infatti, per capire il peso specifico di Belzoni è rappresentato delle sue scoperte in campo archeologico, soprattutto quelle effettuate in Egitto. Senza di esse, milioni di turisti non andrebbero oggi a visitare il British Museum di Londra alla ricerca di busti di faraoni e mummie perfettamente conservate, accontentandosi, per modo dire, delle grandiose collezioni del Louvre, e del Museo egizi di Torino e  del Cairo. Grazie a un italiano, invece, anche l'Impero Britannico può avere il suo "posto al sole" nell'archeologia egizia. 

La bellezza (parola non usata a caso) del volume non finisce qui. Per introdurre questo discorso conclusivo occorre, per forza di cose, una foto.


Avete visto quanto è affascinante questa cartina che raffigura le principali tappe dei viaggi più importanti intrapresi da Belzoni lungo la sua "vita da romanzo"? Ecco, una tale bellezza è perfettamente incasellata nel volume Bompiani che, per la qualità del supporto di stampa e per la cura nell'impaginazione, si presenta davvero piacevolissimo sia al tatto che alla lettura. Questo viaggio di carta non è soltanto oltremodo interessante ma anche bello e appagante a livello materiale, come oggetto da possedere. 

Mattia Nesto