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#paginedigrazia - Novelle (terzo volume) Il respiro delle origini e la maturità narrativa

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Novelle. Volume terzo
di Grazia Deledda
Ilisso, 1996

Prefazione e cura di Giovanna Cerina
Prima edizione: 1996

pp. 343
€11 (cartaceo);
€ 4.99 (ebook)




Il terzo volume delle novelle comprende due distinte raccolte: Chiaroscuro del 1912 e Il fanciullo nascosto, del 1915. Vi sono  racconti molto conosciuti della Deledda, e quelli che più di tutto, per tematiche e stile, rafforzano alcuni topos deleddiani e cercano nello stesso tempo di inserirsi  nella grande tradizione  della narrativa internazionale. In Chiaroscuro sono presenti ventidue racconti, scritti tra il 1900 e il 1912, in gran parte usciti su periodici, dalla "Lettura", che ne ospitò due, al "Secolo XX" che ne pubblicò uno, due restarono inediti nella prima raccolta e i restanti furono pubblicati dal "Corriere", nella terza pagina, per la quale la scrittrice già collaborava dal 1909. Il fanciullo nascosto è una raccolta composta da venticinque novelle, pubblicate negli anni che vanno dal 1912 al 1915, e anche questi racconti furono concepiti per essere pubblicati su periodici vari, tra cui "La Lettura", "Il Corriere", "La Nuova Antologia" e la "Grande Illustrazione", che aveva già raccolto il contributo di scrittori come Federigo Tozzi, Sibilla Aleramo e Clemente Rebora.

Il dato della pubblicazione su periodici è cruciale e modifica motivazioni e stile della scrittrice,   inserita nell'ambiente romano con facilità, dopo il trasferimento nella capitale nel 1900. Ma il fatto di aprirsi a un pubblico totalmente nuovo, come quello dei quotidiani, è uno degli elementi caratterizzanti di questi racconti, perché invita a riflettere sul rapporto che un pubblico più eterogeneo può avere con le tematiche ormai care alla scrittrice, con la lingua sarda, con l'ambiente ancestrale della sua Sardegna, che se da un lato la scrittrice decide di non abbandonare, dall'altro preferisce spiegare con contenuti e significati più espliciti. C'è inoltre la sfida significativa della scrittura al femminile per un vasto pubblico, abituato prevalentemente a leggere solo uomini.

Tutte queste raccomandazioni le propone in prefazione Giovanna Cerina, curatrice delle novelle, che ci indica la strada per comprendere alcuni nuovi traguardi e nello stesso tempo le caratteristiche di queste novelle. Non mancano i contributi alla grande letteratura, con particolare attenzione ai russi, soprattutto Gor'kij e Čechov, ma anche un parallelismo marcato con Pirandello e una qualche influenza dovuta alle raccolte di novelle abruzzesi che in quegli anni pubblicava D'Annunzio. 

A livello stilistico, le novelle della prima raccolta non hanno mai un impianto conclusivo, la morale si deduce in una sconfitta del povero rispetto al ricco, in una filosofia delle semplici cose che spesso viene tradita, violata, calpestata - come nel Cinghialetto, in cui i capricci del ricco bambino si prendono gioco della vita di un bimbo povero e dei suoi stenti e finiscono con disfarsi in fretta di una vita innocente bramata per capriccio e per capriccio strappata.
Il suo povero amico conobbe tutti gli strazi di una schiavitù dorata. Quante volte signoriccu fu sul punto di strangolarlo; quanti calci dai bei piedi intorno ai quali ondulava il falpalà della vestaglia azzurra; quante volte la serva disse:- Lo arrostiremo il giorno della festa di signoriccu!
Per quanto riguarda le tematiche, in alcune novelle il senso della ricompensa divina viene messa in dubbio, come nella Scomunica, in cui si intrecciano credenze popolari e morale o La festa del Cristo, certamente una delle più belle novelle della raccolta.
Prete Filìa stava ancora seduto sul coro, a occhi chiusi, ruminando come il nonno del bambino morto, ma quando Istevene impacciato si curvò e gli mise una mano sull'omero, balzò come toccato dal fuoco e parve diventar lungo, terribile e grandioso come il Cristo di là sopra l'altare.
C'è poi l'universo famigliare, padri e figli come in Lasciare o perdere, madri o figlie, come ne L'uomo nuovo, e poi c'è l'amore, ancestrale, ruvido, antico come la terra, quasi un richiamo di morte. L'amore proibito, quello del servo per la sua padrona (Padrona e servi), quello della cugina per il cugino, quello del marito per la moglie, quello negato e poi riconquistato. Amore per la Deledda è soprattutto un senso di legame e di appartenenza, come l'amore per la propria casa e le origini, e va oltre ogni confine e non può essere ingannato.

Il linguaggio è più pacato, non mancano riferimenti al sardo, nella prima raccolta anche i nomi, i modi di dire, le filastrocche popolari popolano l'universo delle novelle, sono tutt'uno con la loro essenza. C'è anche un costante richiamo ai colori della terra, una insistenza sul rosso, il verde e il bianco, una triade che in molte novelle è quasi la cartina di tornasole e la mappa segreta per capire chi sono i buoni e i cattivi, si macchierà del peccato, chi troverà nella semplicità dei colori della natura il proprio conforto.

Anche il dato coloristico è un dato fortemente legato alla terra e alle tradizioni popolari, un metalinguaggio visivo che apre la via agli scenari dell'intreccio. L'assenza di colore é essa stessa cattivo presagio. Non a caso la raccolta si chiama Chiaroscuro, un limite tra l'ombra e la luce, un passo avanti e indietro tra il bene e il male, una sfumatura dell'anima.
Il vecchio, col viso più nero del suo cappuccio, gli occhi verdi e rossi di collera e di sangue, staccò l'archibugio e sparì. (La cerbiatta)
Ma a un tratto soffiò il vento di tramontana che parve spegner la luna: tutto diventò nero finché in lontananza non apparve la collina con qualche punto rossastro in fondo. (Padrona e servi)
Nelle novelle raccolte nel fanciullo nascosto il dato paesaggistico si mantiene e si inverte, non è più la Sardegna a farsi universo da conoscere, punto di vista sul resto del mondo ma è il mondo a sublimare i valori che erano stati della "sua" Sardegna. I paesaggi non meglio specificati hanno comunque caratteristiche simili a quelli del paese d'origine, il modo di essere e di pensare, seppur in contesti nuovi ha il suo ben definito codice tradizionale, i giochi di forza si allentano ma non si perdono nelle dinamiche sociali.
Quando ero ragazzina io, ricordo, a me ed a tutti i bambini "signori" del vicinato ci ricuciva e risolava le scarpette - primitive scarpette a lacci, con doppio arco di bulletti lucenti come stelle - un vecchio ciabattino misterioso che abitava una stamberga poco distante da casa mia. (La potenza malefica)
Camminava, camminava: non c'era da sbagliare strada: un passo dietro l'altro come la meta, come nella vita un passo dietro l'altro verso la morte; (Un uomo e una donna)
In questi racconti la maturità artistica della scrittrice va di pari passi con una accurata analisi del contesto e dell'ambiente, che fanno da scenario ai comportamenti intimi dei suoi personaggi, influenzandoli, anticipandoli, facendoli presagire o intuire. Non c'è mai una accurata analisi psicologica ma c'è un emergere dell'Io più intimo che è costruito nei dettagli disseminati per il racconto, un puzzle di frasi e comportamenti che alla fine dipingono il quadro della personalità, svelandoci quel fanciullo nascosto in ognuno di noi. C'è un gioco del tradizionale che però non diventa mai scontato e con un tocco d'artista infine stupisce, svelando il contrario di tutto o raccontando il segreto inconfessabile di un personaggio.

Il linguaggio diventa più chiaro , il costrutto più lineare, più fluido, va lentamente verso il dettaglio, per spiegare, con semplicità. Anche i regionalismi si perdono all'interno della pagina, a favore di un italiano più standardizzato, legato alla pubblicazione in terza pagina e quindi ad un pubblico medio.

C'è tutta la maturità della scrittrice, ormai consapevole di aver raggiunto il successo, senza più l'ambizione dell'affermarsi ma con la serenità del suo narrare, del suo intrattenere il lettore, guidarlo nel suo mondo per mano, senza inganni, senza troppo rumore, con una semplicità che è solo dei grandi artisti, che tra le nuvole e i colori dell'animo animo costruiscono interi mondi popolati di uomini e donne, il cui cuore palpita con quello del lettore e che ci sembra di riconoscere in ognuno di noi, da un gesto, una parola, una eco lontana nel tempo di ieri, di oggi, di domani.

Samantha Viva