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#LectorInFabula - "La principessa che scriveva" e il riscatto concesso alla parola

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La principessa che scriveva
di Nerina Fiumanò e Angelo Ruta

VerbaVolant, 2016
€ 12,00


Da una passione per la carta e per il libro inteso come oggetto artistico, destinato a sopravvivere alla lettura e a produrre piacere anche attraverso la cura con cui è composto, nasce l’idea dei “Libri da Parati” delle edizioni VerbaVolant. Le storie narrate vengono sviluppate e si dipanano su un foglio tipografico in formato 70x100, che ripiegato su se stesso nel momento dell’imballaggio consente al lettore un’esplorazione progressiva, che produce un graduale ampliamento delle prospettive e della curiosità di chi non sa cosa si troverà di fronte una volta sollevato l’ultimo lembo di pagina. Nell’enorme poster letterario che ne emerge, la parola e l’immagine si integrano e si completano, si rendono necessarie l’una all’altra nella costituzione del senso della storia. 
Questo si può osservare nell’apologo per adulti La principessa che scriveva, in cui le meravigliose illustrazioni di Angelo Ruta accompagnano il malinconico verseggiare di Nerina Fiumanò e danno corpo alla giovane donna dai lunghi capelli scuri e dalle forme languide che riesce a pacificare il mondo grazie al pennino e all’inchiostro. Sono forti, incisive, le frasi con cui la vicenda viene raccontata, ma non basterebbero da sole a rendere il tormento e la sofferenza della protagonista privata di tutto, costretta alla prigionia e abbandonata ormai da ogni speranza. Sono le figurazioni tenere e commosse che ci fanno capire che forse un modo per sopravvivere le è dato: alla principessa resta, ancora una volta, la passione per la scrittura, che è strumento di resistenza e ribellione silenziosa, che è indice del suo persistere anche nella situazione di massima disperazione:
scriveva sulla sua veste,sulla sua camicia, sui piedi, sulle mani,su ogni angolo di pelle del suo corpo.Perché nulla restasse senza parole,perché tutto rimanesse su di lei.E rimanesse su di lei il segnoche il suo animo era ancora vivo.
Il corpo diventa testimonianza e attraverso le scritte sul corpo la principessa riesce a ridare vita al suo regno distrutto. Perché la parola in fondo è questo: veicolo di rinnovamento e rinascita quando null’altro rimane
La morale che emerge dalla favola aiuta a comprendere anche il significato dell’operazione compiuta da VerbaVolant: i Libri da Parati sono assolutamente inutili, sono scomodi da maneggiare e richiedono, per poter essere letti bene, di disporre di una superficie molto ampia. Ma sono belli, straordinariamente eloquenti, e riescono con forza imprevista a trasmettere il loro messaggio. Chi ama la letteratura del resto sa che spesso è proprio la bellezza inutile quella che salva, il desiderio di ridare peso a quello che apparentemente non ne ha più a riscattare e riqualificare.

Carolina Pernigo