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#CriticaNera - Robert Ward, "Hollywood Requiem"

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Hollywood Requiem
di Robert Ward
Aliberti compagnia editoriale, 2016
Collana The Outlaws

Curato e tradotto da Nicola Manuppelli

pp. 164




L'elemento essenziale di un racconto, ha detto di recente Robert Ward, è la trama. Un racconto senza una buona trama è come un'automobile senza il motore.
Hollywood Requiem, antologia di quattro brevi racconti di Ward pubblicata poche settimane or sono, è in effetti una gran bella automobile. Le trame dei racconti non sono solo robuste ed efficaci, ma assumono un'importanza tale da divenire esse stesse il centro delle vicende, una sorta di personaggio principale.

Il denominatore comune delle quattro short story che compongono questa piccola raccolta sono proprio le storie: storie raccontate, storie che si sovrappongono e si compenetrano, storie che riemergono da passati oscuri, storie malate e surreali. Tutto, comunque, ruota intorno a narrazioni di qualche tipo.

Sceneggiatori hollywoodiani dalle alterne fortune a caccia di trame da sfruttare, truffatori abili nel costruire vite inesistenti, tragedie e miserie dimenticate che all'improvviso ritornano alla mente: le storie, comunque, con il loro peso e la loro intrinseca pericolosità. Nessuno dei protagonisti dei quattro racconti uscirà indenne da un wrestling cognitivo con i propri demoni che, in diversa misura, modificherà le loro vite.

Lo stile di scrittura di Robert Ward, già noto ai lettori italiani per Io sono Red Baker, rivela appieno la sua lunga esperienza di sceneggiatore per cinema e televisione (Hill Street Blues, Miami Vice, NY Undercover tra le serie più note cui ha contribuito); ritmo sostenuto, setting metropolitani, dialoghi ruvidi e prosa essenziale restituiscono un volumetto prezioso nella sua semplicità, dalla copertina che richiama i telefilm polizieschi degli anni Settanta, che svela un lavoro di promozione e di supporto all'attualizzazione di quel genere hard boiled che, ancora una volta, si dimostra inossidabile.

Stefano Crivelli