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BookCity Milano 2015: incontro con Kim Young - Ha

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Una mappa di suggestioni, un incrocio di parole e temi: uno dei lati più belli di Bookcity Milano è che è sempre scandito da incontri con scrittori e mondi letterari diversi, a volte amati da sempre, altre appena scoperti perché nascosti o lontani. 
Tra gli incontri di questa edizione c'è quello con l'autore coreano Kim Young - Ha, che ho conosciuto attraverso le pagine del suo Memorie di un assassino (Metropoli d'Asia, 2015), un romanzo che ha la forma frammentata delle annotazioni diaristiche e che in parallelo gioca sulla frammentazione del tempo, del racconto, del ricordo. La storia prende le mosse da un punto di vista non convenzionale, quello di Kim Pyongsu, un serial killer e aspirante poeta, che a seguito di un incidente subisce un'operazione al cervello dopo la quale smette di uccidere. Ormai anziano e malato di Alzheimer, convinto di vivere con la figlia adottiva, Kim annota su un diario i propri ricordi. La memoria degli omicidi commessi si lega all'inseguimento di un'ultima preda: un uomo che lui crede stia mettendo in pericolo la figlia.


Sogno, oblio, blackout causati dalla malattia: il racconto in prima persona del protagonista si sviluppa come un vortice di ossessioni in cui è sempre più difficile distinguere realtà e menzogna, affascinante meccanica della narrativa che mi fa pensare, tra gli altri, a Italo Svevo che della dialettica alternanza tra verità-menzogna ha fatto lo statuto fondante del suo capolavoro. 

Kim Young - Ha ci ha incontrato e ha risposto  alle nostre domande sul romanzo, i temi, le fonti di ispirazione e riflessione. Lo scrittore si  conferma interessato a un'analisi profonda del lato oscuro dei suoi personaggi - elemento già esplorato nei precedenti L'impero delle luci (2013) e Io ho il diritto di distruggermi (2014) - in cui è arduo distinguere i tratti del malvagio da quelli dell'eroe. 
Kim Pyongsu è un assassino esteta per cui uccidere è un atto creativo; le sue poesie sono scritte con i il sangue nel senso che si nutrono della memoria dei gesti omicidi con cui lui mette ordine in un universo caotico.
Nel dar voce ai propri ricordi, il protagonista analizza se stesso e il mondo intorno, senza mai indulgere nel perdono di se stesso:
Alla luce di questo mi chiedo se il mondo sarà disposto a perdonare anche me. Avrà misericordia di un serial killer che, senza sofferenza alcuna, si appresta a entrare in uno stato di oblio, in un mondo di pura demenza?
In lui forze opposte sono perennemente in contrasto.
Tra i temi più interessanti del romanzo la riflessione sulla memoria e sulla sua fatale perdita, motivo non nuovo a Kim Young - Ha che ha davvero perso la memoria dei primi dieci anni della sua vita. Una volta diventato scrittore, ha cercato di recuperarla, di dare corpo ai ricordi tramite la letteratura, ma senza successo. È per questo che lo interessano così tanto le storie di cose e persone scomparse, perdute.
In riferimento al suo paese, la Corea del Sud, l'autore ha aggiunto poi che salvare la memoria e il ricordo di ciò che è stato è anche un atto politico:
La Corea del Sud vive un momento di significativa perdita di memoria. A causa del suo sviluppo economico e sociale frenetico, ha cancellato il proprio passato che sta ormai svanendo. Qualche tempo fa ho cercato uno dei luoghi in cui giocavo da bambino e non sono stato neanche capace di ritrovarlo.
Memorie di un assassino, infine, è anche una discussione sul male e sull'incapacità umana di comprenderlo. Pur nella sua non piena e razionale conoscibilità, però qui emerge un'interpretazione interessante del male come oblio. È la perdita del ricordo che fa scivolare il personaggio nel nulla e lo condanna a una pena peggiore di qualsiasi condanna degli uomini:

Mi chiedono com'è possibile che io ricordi con tanta precisione eventi accaduti tanto tempo fa e invece non rammenti nulla di quello che mi è capitato di recente. Stentano a crederci e pensano che lo faccia di proposito perché quei casi sono ormai finiti in prescrizione e invece per quest'ultimo omicidio rischierei la condanna. Non capiscono che sto già scontando la mia pena in questo preciso momento. Non capiscono che Dio me l'ha comminata già da un pezzo. Affondo lentamente nell'oblio. 

Claudia Consoli

Tavole riprodotte per autorizzazione della casa editrice