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CriticaLibera - I colori del romanzo

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Con la modernità letteraria nasce il romanzo. Una gestazione lunga, ma che ha prodotto risultati notevoli: oggi la maggior parte di ciò che leggiamo è un romanzo. Per la storia della letteratura italiana il processo è stato ancora più lento che nel resto d'Europa, però tra l'Unità d'Italia e gli inizi del secolo successivo vengono alla luce i “grandi romanzi italiani”: Mastro Don Gesualdo, I Vicere, Il Piacere, Il Fu Mattia Pascal, Una Vita. Eccetera. Si assiste a una vera e propria proliferazione del genere e ad un dinamismo che comporta presto la ripartizione in sottogeneri: verista, di formazione, epistolare, per ragazzi, d'avventura. Il romanzo si fa complesso, assume la piena legittimità. Alcuni sono generi nuovi, altri hanno alle spalle una certa tradizione (si pensi al romanzo storico). Molti autori lavorano su piani diversi, la struttura è complessa e variegata, il romanzo è per tutti. Negli anni 30 del 900 il romanzo esplode. Il genere si consolida in modo straordinario e lo fa anche partendo dal basso. Con due nuovi tipi di romanzo: il giallo e il rosa. Si tratta di una letteratura di genere, forme di storytelling che emergono con la modernità.


Probabilmente il marketing ci ha messo del suo nell'attribuzione di queste colori alle aree della narratività, ma comunque esistono ragioni valide, formali e tematiche, che hanno facilitato l'adozione di queste espressioni.
Il romanzo rosa è così definito perché è il colore femminile per eccellenza, e a un pubblico di donne si rivolge. Gli autori sono spesso donne, i protagonisti sono essenzialmente donne. Si parla d'amore, l'happy end è garantito, troviamo molti stereotipi e un linguaggio piano e accessibile.

Una delle prime manifestazioni di questo genere si trova nelle opere di Carolina Invernizio. È famosa e apprezzata anche all'estero, scrive tantissimo. Addirittura la sua casa editrice, la Salani, pubblica 123 opere. I suoi sono romanzi a componente erotica ma con uno sfondo gotico, fatto di odio e delitti. Trame movimentate, non mancano imprevisti e colpi di scena. Un titolo? Il bacio di una morta. E ho detto tutto.
Il genere si codifica solo con Liala (nome d'arte scelto dal signor D'Annunzio) che sposta l'accento su seduzione e narcisismo. La prima edizione del suo romanzo Signorsì, edito da Mondadori, finisce in 20 giorni. Sintomo di un successo immediato ma anche longevo: Liala sarà attiva fino agli anni 80. A lei sarà anche dedicata una rivista in cui intrattiene un rapporto diretto col suo pubblico raccontando la propria vita amorosa e avventurosa.

Passiamo a un altro colore: il giallo. Il genere è di importazione, viene dall'Inghilterra, e Mondadori pubblica il primo giallo italiano nel 31. Era il Settebello di Varaldo. Da qui avrà una strada lunga e prolifica, ha trionfato e si è diffuso e intorno agli anni 40 suscita l'interesse degli esponenti della letteratura “alta”: si pensi a Borges e a Gadda. Sono storie di enigmi, di investigazioni. Come è noto in questo caso il genere si chiama giallo perché di quel colore erano le copertine dei testi. È la scelta editoriale, grafica di Mondadori a dare il nome. In 90 anni pubblicherà 2000 titoli.

È interessante tenere in mano uno di questi primi gialli: non sono libri rilegati bensì quasi riviste. Il formato è più grande, sono impaginati su due colonne, forse perché chi legge gialli è abituato a leggere più il giornale che un volume tradizionale. Alla fine della storia c'è spazio per giochi enigmistici, elementi di intrattenimento, indovinelli per prolungare e completare l'offerta, casomai il romanzo non bastasse.

Quando dalla detective fiction passiamo all'horror il giallo si tinge di nero ed esso assume una incredibile varietà di forme. Molteplici sono i settori in cui si è manifestato l'horror: l'ambito poetico, con il genere sepolcrale di fine Settecento e le poesie di Baudelaire come Danse macabre, il “gothic novel”, i racconti di Edgar Allan Poe e Stephen King e infine il cinema negli anni 80.

Un insieme di colori sulla tavolozza della letteratura, colori brillanti e ancora vivi nella nostra contemporaneità. Con una eccezione, un colore “sbiadito”, che non ha avuto successo. Erano i verdi, romanzi di tipo storico-contemporaneo, spesso sono storie vere, ma che non vedranno un favore nel pubblico e verranno presto abbandonati.

Narrazioni colorate, storie sempre apprezzate, generi longevi e ancora apprezzati, pronti ad evolversi e ad assumere nuove sfumature.




Elena Sizana

Il presente articolo nasce grazie ad alcune informazioni apprese al corso di Letteratura Italiana Contemporanea tenutosi nell'anno accademico 2012-2013 all'Università Statale di Milano con il professore Luca Clerici e alla consultazione del manuale di Stefano Calabrese "La comunicazione narrativa".