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Jane Austen, i luoghi e gli amici: un viaggio sentimentale alla scoperta della scrittrice inglese

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Jane Austen. I luoghi e gli amici
di Constance Hill
Jo March, 2013

€ 14
pp. 240

Ora chiederemo ai nostri lettori, con l’immaginazione, di rimettere indietro le lancette del tempo a più di cento anni fa e di venire con noi alla presenza di Miss Austen.
Noi, lettori di oggi, facciamo un viaggio nel tempo ancor più lungo, ma con rinnovato piacere, alla scoperta dei luoghi e delle persone che hanno accompagnato la vita terrena di Jane Austen, scrittrice sempre molto cara al cuore di milioni di lettori in tutto il mondo. Per farlo, seguiamo il pellegrinaggio – perché proprio di questo in fondo si tratta, un pellegrinaggio spirituale con la devozione di due fedeli estimatrici dell’opera della Austen- delle sorelle Hill che attraverso queste pagine corredate da schizzi e disegni dal vivo a metà strada tra una biografia e un diario di viaggio, accompagnano il lettore alla ricerca dei segni tangibili della vita di Jane Austen e delle tracce rimaste in quei luoghi da lei amati e delle persone che ha conosciuto, da cui ha tratto profonda ispirazione nel costruire le proprie opere letterarie. Le sorelle Hill hanno intrapreso questo viaggio nel 1901, quando quei luoghi portavano ancora in sé riconoscibili le tracce del mondo conosciuto dalla Austen e proprio nel momento in cui l’opera della scrittrice inglese stava conoscendo una progressiva riscoperta di critica e pubblico.
È quindi prima di tutto un viaggio sentimentale, un pellegrinaggio si è detto, compiuto da due appassionate lettrici che con tono confidenziale e sguardo appassionato ci accompagnano nel sud dell’Inghilterra, da Stevenson a Winchester, passando per Bath e Londra, in cui la Austen ha creato i suoi personaggi e le sue storie, ispirata dal mondo intorno a sé e protetta dall’anonimato.
Immaginiamo le due autrici armate di penne, taccuini e matite mentre ripercorrono quei luoghi, lasciandosi guidare dalle lettere della stessa Austen, dalle pagine dei suoi romanzi e dal Memoir scritto dal nipote James Edward Austen-Leigh; un viaggio ricco di sorprese, incontri e percorsi inaspettati, intimo e pieno di sentimento e devozione verso una scrittrice amatissima. È un libro quindi di sicuro interessante per i numerosi estimatori dell’opera di Jane Austen, che la casa editrice Jo March ha pubblicato, con la collaborazione della Jane Austen Society of Italy, per la prima volta in italiano proprio il 16 Dicembre 2013, in occasione del 238̊ compleanno della Austen e che si inserisce in una collana, Atlantide, che gli estimatori di questo editore hanno imparato ad apprezzare per la ricerca costante di perle dimenticate della letteratura inglese di Otto e Novecento.

Il viaggio che le sorelle Hill hanno compiuto nel 1901 è un piacevole intermezzo tra la rilettura dei romanzi della Austen e i numerosi saggi ed articoli che non smettono di indagare l’opera e la persona, lettura interessante e originale su un’avventura che in tanti abbiamo sognato di compiere ma che oggi, visti gli inevitabili cambiamenti paesaggistici e sociali, non avrebbe lo stesso sapore; già ad inizio Novecento quando Constance ed Ellen hanno intrapreso il loro viaggio, molte cose – villaggi, edifici, paesaggio- apparivano ben diverse da quando un secolo prima Jane Austen vi aveva posato lo sguardo e ne aveva impresso per sempre l’anima profonda nei propri libri, ma ancora era possibile rintracciare l’essenza originale di quei luoghi, non del tutto irriconoscibili come ovviamente apparirebbero oggi. E sono proprio le sorelle ad usare per la prima volta il termine Austenland, identificando immediatamente la meta di un pellegrinaggio fatto con il cuore in cui hanno sfruttato la fantasia per sopperire qua e là alla mancanza di informazioni certe su luoghi che non esistono più, persone impossibili da rintracciare, dettagli rimasti privati della vita di Jane Austen.

Consapevoli del carattere non accademico del libro, è senza dubbio una lettura interessante, fresca ed originale, un libro scritto con evidente passione e immediatezza capace ancora oggi di parlare agli innumerevoli ammiratori della celebre romanziera. Certamente è proprio a questo pubblico che il libro si rivolge, un universo di lettori che conosce l’opera della Austen e il contesto in cui si colloca, un pubblico quindi che non si avvicina per la prima volta alla scrittrice inglese né ricerca approfondite riflessioni critiche sull’opera e la vicenda biografica dell’autrice, ma semplicemente sceglie di affidarsi alle Hill e compiere insieme a loro, grazie all’immaginazione, un viaggio del cuore. Ovviamente un testo di tale genere porta con sé limiti intrinseci e diverse volte le autrici si lasciano troppo trasportare dall’immaginazione per costruire le proprie supposizioni su sentimenti, luoghi e stati d’animo; ma con la consapevolezza del tipo di lettura che ci si appresta ad affrontare, il libro resta una piccola perla del panorama austeniano e possiamo con una certa facilità sorvolare sulle numerose congetture e lasciarci coinvolgere nel viaggio. È il ritratto intimo di una giovane donna, dei teneri legami famigliari e dell’affetto tra sorelle, delle vivaci riflessioni su amici e nuove conoscenze; è la scoperta un secolo più tardi delle sale da ballo che hanno fatto da cornice a serate spensierate spesso confluite – la forma un poco variata- nelle pagine di quei romanzi che tanto amiamo e delle stanze in cui l’arguta figlia di un pastore anglicano è diventata una scrittrice, ma sempre protetta dall’amore della famiglia e dall’anonimato a cui mai ha voluto rinunciare. Le sorelle Hill vanno quindi alla ricerca dei luoghi in cui la famiglia Austen è vissuta, dall’amatissima parrocchia di Steventon (Hampshire) dove Jane ha trascorso l’infanzia e la prima adolescenza, poi nella vivace Bath, Southampton dove Jane, la sorella Cassandra e la madre si trasferirono alla morte del reverendo Austen, Chawton e Winchester dove infine la scrittrice morì. Si aggirano per alcune di quelle stanze, Ellen ne traccia bellissimi schizzi, osservano la campagna e il panorama ancora simile a quello ammirato dalla stessa Austen, che immaginano intenta a decifrare il cuore dei personaggi che popolano la sua vita simili e reali come quelli che andranno a riempire l’universo di Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento, Emma e tutti gli altri capolavori che ben conosciamo:
I personaggi presentatici da Miss Austen non sono solo sue creazioni, sono suoi amici, e da tempo sono divenuti amici di tutti i suoi lettori, tanto che noi parliamo di loro e della loro autrice come se tutti fossero allo stesso modo vissuti a questo mondo.
Dalla vita Jane traeva profonda ispirazione per le sue storie, cui magistralmente aggiungeva arguzia e sentimento, uno sguardo lucido e attento in grado di scandagliare l’animo umano che si univa all’instancabile curiosità verso le persone; una vita non così monotona e ritirata come molti studi ci hanno a lungo fatto credere: lo spirito vivace della Austen si accompagnava infatti come abbiamo visto a spostamenti e nuovi scenari – e Bath ricordiamo era al tempo un luogo di villeggiatura molto frequentato e vivace- , frequentazioni, amicizie e flirt, scambi epistolari con i fratelli e le sorelle. Jane Austen ha scelto quindi di vivere al riparo dalla fama, ma senza per questo rinunciare alla vita, che pure nell’anonimato è sempre stata piena. Nel libro delle Hill diverse pagine sono dedicate agli aspetti più sociali della vita di Jane, che sappiamo amava molto la musica e i balli, durante i quali non è difficile immaginarla impegnata in schermaglie amorose e chiacchiere tra amiche al pari della signorina Bennet di Orgoglio e Pregiudizio. Nubile, ma circondata dall’affetto dei fratelli e delle loro consorti, dell’amatissima sorella Cassandra – lei stessa dopo la morte del fidanzato mai più legata sentimentalmente- e dei nipoti a cui concedeva tutte le sue attenzioni e il suo affetto. Seduta allo scrittoio, Jane creava le proprie storie, protetta dalla famiglia:
[…] i manoscritti rimasero nascosti per molti anni e il genio della loro autrice noto solamente alla sua famiglia e agli amici più intimi. E fu così che Jane continuò a vivere la sua esistenza tranquilla e priva di eventi di rilievo, senza subire il corteggiamento da parte del pubblico. Nel frattempo le sue abilità si svilupparono col passare degli anni, e quando, infine, arrivò il momento della pubblicazione, fu in grado di rivedere e migliorare i romanzi in modo da soddisfare un giudizio più maturo.
Priva di uno studio personale nel quale ritirarsi a scrivere indisturbata,
[…] era attenta a non far sospettare nulla circa la sua occupazione sia alla servitù, sia ai visitatori, sia a qualsiasi altra persona estranea alla cerchia famigliare. Scriveva su piccoli fogli di carta che poteva facilmente mettere via, o coprire con un pezzo di carta assorbente. C’era, tra la porta d’ingresso e le stanze di servizio, una porta a vento che scricchiolava quando veniva aperta, ma lei non volle che si rimediasse a questo piccolo inconveniente, perché le faceva capire quando stava arrivando qualcuno.
(James Edward Austen-Leigh, Memoir) Inevitabilmente le sorelle Hill si interrogano sulla vita sentimentale di Jane, ragazza dallo spirito vivace e dall’intelletto arguto, che secondo diversi critici era stata priva di passioni travolgenti; una quieta zitella è stata definita da taluni, una giovane ferita dall’amore secondo altri: numerose supposizioni e ricerche che cercano di far luce su una biografia che nel rispetto delle volontà di Jane è rimasta in parte avvolta nel mistero, i diari e moltissime delle lettere distrutte per preservare il privato; che il suo cuore di donna abbia conosciuto o meno lo slancio dell’amore, resta il fatto che la scrittrice ci ha lasciato pagine meravigliose e così dense di passioni che non è poi così difficile immaginare possano essere state almeno in parte suggerite da reali sentimenti provati in prima persona. Sia come sia, la mente vivace della Austen ha concepito romanzi che sono diventati capisaldi della letteratura occidentale, apprezzati da critici e romanzieri della levatura di Virginia Woolf e Sir Walter Scott che, come ci ricordano le sorelle Hill nel libro, nei suoi diari ha scritto a proposito di Orgoglio e Pregiudizio:
Riletto, almeno per la terza volta, Orgoglio e Pregiudizio, il romanzo così ben scritto di Miss Austen. Questa giovane signora aveva un talento per descrivere le complessità, i sentimenti e i personaggi della vita di tutti i giorni, che per me è il più straordinario che abbia mai conosciuto. Le grandi esplosioni di tensione posso trattarle io stesso come chiunque altro al giorno d’oggi; ma il tocco squisito che rende interessanti le cose e i personaggi di tutti i giorni per la verità della descrizione e dei sentimenti mi è negato.
«la vita di tutti giorni» dice Scott, quel quotidiano della campagna inglese dell’età della Reggenza che la Austen conosceva profondamente e che sentiva come la sola vera materia in grado di padroneggiare e rendere quindi adeguatamente sulla pagina. Non avventure in luoghi esotici, non gotici castelli e creature mostruose, i romanzi di Jane Austen si ispirano a quei luoghi e a quelle persone che le sorelle Hill ci presentano in questo libro con tanta passione e curiosità e al pari delle lettere e dei romanzi ci parlano dell’animo di Jane e ci permettono di provare a svelare almeno in parte il mistero che da sempre accompagna la scrittrice. Riservata, profondamente legata alla famiglia, restia alle lodi e ai riconoscimenti del pubblico, la vita di Jane Austen è tutta in quella campagna tra Steventon e Bath che porta – o meglio portava- ancora in sé i segni del passaggio terreno di una delle più straordinarie voci della letteratura occidentale. E ancora una volta sono le parole dell’amatissima sorella Cassandra, riportate dalle Hill, a fornire l’esempio perfetto dell’affetto che Jane suscitava nel cuore di quanti le sono stati accanto:
Ho osservato la piccola processione dolente per tutta la lunghezza della strada e quando sono scomparsi alla vista e l’ho perduta per sempre, perfino allora non ero sopraffatta, né così agitata come sono ora scrivendone. Mai essere umano è stato pianto più sinceramente, da coloro che ne accompagnavano i resti, di questa cara creatura.