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Pillole d'autore - i versi d'amore di Mariangela Gualtieri

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Splendida occasione per conoscere Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951), la raccolta per la bianca einaudiana Senza polvere senza peso propone nel 2006 una selezione di poesie dagli anni Novanta. La poetessa, nota a molti anche come fondatrice del teatro Valdoca, propone versi e brevi lacerti di prosa lirica, che si incontrano in uno stile che impasta elementi del quotidiano in una sintassi mossa da inversioni, sprezzature, giochi a incastri, facendo dell'enjambement uno degli strumenti metrici più frequenti, spesso per rilevare più efficacemente antitesi e antinomie semantiche.
Il sentimento, declinato nelle forme più diverse di amore passionale e amore di figlia, è a mio avviso il tema che meglio stimola la produzione della Gualtieri. Per questo nell'odierno appuntamento di Pillole d'Autore saranno suggerite letture che fanno dell'amore polo centrale, talora di felicità realizzata, più spesso di nostalgica sofferenza, ora invito all'amore (gli imperativi alla prima persona plurale), ora transitivizzazione che porta all'agentività diretta dell'io-lirico e dell'amante, ora percezione di un destino incombente, ora presa diretta del presente, ora mutuo gioco di specchi, ora sensazione sinestetiche.
Tu manchi da questa camera e le cose non chiamano, oggi. Ho deciso che il tempo non passi. In tuo onore. Che non passi di qui e si fermi di sotto - dove gli uomini chiacchierano seduti barbaramente. Amore mio.

Da Il silenzio che nutre (1997):

Tu vieni nella grave notte
e mi butti dentro l'abbraccio
dove tocco le cose invisibili,
hai cinque o sei lunghi capelli
attaccati alla nuca
e sono il segnale del luogo strano
dal quale provieni.
Tu manchi, caro babbo
e nel sonno il mio pianto
dentro quel lungo abbraccio
il mio piangere era viva
percossa, un dolore più amabile
del passo regolare del mese
che non scuote non gela
non fa capriole, non spazza
sul fondo, non mi espone mai.
Grazie di questo piangere
senza il quale sarei una cosa secca,
immota.


Da Voci tempestate (1999/2000)

Un avamposto di pietra
m'era cresciuto nel petto come
dolore di un altro che s'infila
e forma uncino e piccagli.
Io non so cosa sia questa
di colpo nostalgia
questo pezzo mancante
che mi reclama a sé
da un umano piangere per niente
e non avere dove
posare il capo.
Non schiviamo le spade
questo ti voglio dire
non avere paura di questa notte mia
che lo sappiamo è identica al tuo strazio
diamoci le ferite che dobbiamo
alziamo il tiro fino alla nuca
non tiriamoci indietro.

Sento il tuo disordine
e lo comparo al mio. C'è
somiglianza. C'è lo stesso slabbro
di ferite identiche. C'è tutta la voglia
di un passo largo in una terra
sgombra che non troviamo.
Sento il tuo respiro schiacciato
lo sento somigliante
ti sento piano morire
come me che non controllo
l'accensione del sangue.
Anch'io cerco una libertà che mi
sbandieri, una falcata
perfetta, uno stacco d'uccello
dal suo ramo, quando si butta
improvviso e poi plana.

(Testo di riferimento: Mariangela Gualtieri, Senza polvere senza peso, Einaudi, Torino 2006)

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Selezione testi e nota introduttiva di Gloria Ghioni