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La via sbagliata per la felicità

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Le vie della città. Documenti di vita americana
di Emilio Cecchi
a cura di Giovanni Turra,
con una riproduzione delle opere di Luigi Gardenal
Mestre, Amos Edizioni, 2004

pp. 88
€ 10.00


Irene Shrader è una donna che vuole uscire dalla mediocrità della sua esistenza: lo vuole per suo figlio, per il suo uomo Glenn Dague, e anche per sé. Una vita sregolata, quella di Irene, come sregolata è la relazione che la unisce a Glenn: una "miscela" che "prende fuoco". E così l'acquisto di un revolver da pochi dollari è solo l'inizio di una folle corsa in macchina per l'America, tra rapine, auto rubate. Il tutto cercando di non ammazzare, con una ingenuità e una superficialità che annichiliscono, ma che non sono bastate a salvare Irene e Glenn dalla sedia elettrica.

In una quarantina di pagine si dipana questo racconto, tratto da un fatto di cronaca (la prima condanna alla sedia elettrica di una donna, tale Irene Schroeder, di cui lo scrittore ha volutamente storpiato il cognome) che aveva colpito Cecchi durante i suoi primi viaggi americani nel 1930. A lungo rimasta sepolta tra le carte che Cecchi preparava in vista di un'opera sull'America (in realtà mai completata), il racconto è uscito sulla prestigiosa rivista «Omnibus» di Longanesi nel 1937. E solo ora viene riproposto!

Tuttavia non si pensi che questo racconto voglia essere solo una testimonianza - non sarebbe da Cecchi! Infatti, se l'autore sceglie di celarsi dietro un narratore esterno, troviamo tutto il suo stile personalissimo e controverso che porta con sé dall'esperienza sulla «Ronda». In particolar modo, segnalo la punteggiatura (e l'uso del punto e virgola, talvolta alogico ma sempre originale), l'attenzione a uno stile di parlato altamente mimetico (specialmente nella sintassi). Il tutto, mantenendo sempre un grande rispetto per la narrazione, senza interventi né moralismi o giudizi non richiesti.

Segnalo infine l'utilissima introduzione di Giovanni Turra, che traccia la storia filologica del racconto e ne analizza le vicissitudini editoriali, i contenuti e la forma, con un'attenzione assolutamente da premiare. E da premiare è anche l'editore che, con questa scelta, testimonia il suo compito di dar voce anche ai dimenticati. In questo caso, ai Grandi dimenticati.

GMG