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Sui passi di Elizabeth Gaskell

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Sui passi di Elizabeth Gaskell
di Mara Barbuni
Jo March edizioni, settembre 2016

pp. 144
€ 15 (cartaceo)


La fortuna recente in Italia dell’opera di Elizabeth Gaskell assomiglia un po’ ad un miracolo. O forse no, perché dietro al rinnovato interesse di pubblico e critica per i romanzi della scrittrice inglese, c’è in realtà il lavoro tenace di editori come Jo March che per primi hanno tradotto in italiano North & South e Wives & Daugthers, tra le opere più significative della produzione gaskelliana, contribuendo ad accendere l’interesse nei confronti di una scrittrice che per lungo tempo, fuori dall’ambito accademico, godeva di scarsa considerazione. E complice il successo delle trasposizioni televisive di alcune delle opere più celebri, Gaskell è tornata oggi ad occupare anche nel nostro Paese il posto che le spetta, tra i grandi romanzieri della stagione vittoriana, con un pubblico di lettori sempre più numeroso, dentro e fuori le aule universitarie. Nella redazione di Critica Letteraria, nel corso del tempo abbiamo dato ampio spazio all’opera dell’autrice inglese, di cui siamo da sempre lettori appassionati, e accogliamo con gioia ogni nuova traduzione o testo critico relativo all’opera di Gaskell che ci capiti sottomano.
Ciò che senza dubbio ancora mancava, era una biografia dell’autrice, un vuoto che ha provato a colmare Mara Barbuni con questo breve testo che, lungi dal voler essere esaustivo, rappresenta  un punto di partenza interessante nella ricostruzione del percorso personale e professionale di Gaskell, pubblicato ancora da Jo March edizioni, alla fine dello scorso anno. Nella sua brevità, il saggio di Barbuni è tutt’altro che superficiale ed offre stimolanti spunti di riflessione dal punto di vista biografico e critico: già traduttrice di Gaskell per la casa editrice umbra, con un Phd in letteratura inglese e studi specifici sulla letteratura femminile e vittoriana, Barbuni è prima di tutto un’estimatrice dell’opera gaskelliana, che conosce molto bene e riesce a presentare al lettore con serietà ed attenzione ma libera da rigidi codici accademici, costruendo una biografia che è prima di tutto un viaggio appassionato, nei luoghi e nella scrittura di Gaskell:
[…] se alcuni luoghi hanno semplicemente fatto da sfondo a un passaggio, altri hanno avuto nella sua vita il significato di vere e proprie tappe, nelle quali ella ebbe l’opportunità di crescere, di apprendere, di incontrare, di dare e soprattutto di scrivere. Questo libro intende cercarle e attraversarle, inseguendo tracce fisiche ma anche emozionali e letterarie, pietre miliari di un’esistenza condotta nel pieno dei fasti dell’età vittoriana ma anche in tempi più silenziosi, solitari, riflessivi […] . 
Un viaggio fisico e sentimentale che per certi versi mi ha ricordato il pellegrinaggio simile di Costance Hill con Jane Austen: i luoghi e gli amici, edito sempre da Jo March, alla ricerca dei segni tangibili della vita dell’amatissima scrittrice. Anche nel saggio di Barbuni, infatti, la puntuale ricostruzione biografica si intreccia alle emozioni personali, alle sensazioni nate dal viaggio nei luoghi che hanno visto il passaggio di Elizabeth Gaskell dall’infanzia all’età adulta, come figlia, moglie, madre e scrittrice. Ed è, quindi, una lettura appassionante, come si diceva ricca di spunti e punto di partenza per uno studio più approfondito della vicenda personale di Gaskell e della sua opera, adatta a catturare il lettore che abbia già familiarità con i suoi romanzi, ma anche coloro che si avvicinano per la prima volta alla narrativa gaskelliana.
Intanto, l’edizione, piuttosto curata: dal punto di vista grafico, con una ricca selezione di immagini, molte delle quali scattate proprio da Barbuni nel corso dei suoi viaggi nei luoghi gaskelliani; contenutistico con note, stralci di lettere, considerazioni critiche che si intrecciano alla ricostruzione biografica; un capitolo finale, “Eredità”, che rappresenta una sintesi ideale della scrittura e della rilevanza della produzione letteraria di Gaskell nel panorama culturale vittoriano; e, infine, un breve apparato bibliografico in cui trovare oltre ai testi della scrittrice inglese disponibili in traduzione italiana anche alcuni spunti di lettura per approfondire l’opera dal punto di vista critico, quelli stessi che sono alla base del lavoro di ricerca di Barbuni nella realizzazione di questa biografia.

La scrittura personale ma sempre puntuale, quindi, risulta evidente fin dalle prime righe e caratterizzando il testo – senza per questo sminuirne il valore critico – che segue le tappe fondamentali della vicenda biografica di Gaskell in un intreccio di luoghi, case e scrittura. Sulla domesticità nell’opera gaskelliana, Barbuni aveva inoltre già pubblicato – lo scorso anno, per la casa editrice Flower-ed – il saggio Elizabeth Gaskell e la casa vittoriana, che vale la pena recuperare e leggere in parallelo a questa biografia, come approfondimento di un aspetto molto importante nella scrittura di Gaskell. Rimanendo alla biografia, leggere queste pagine è in qualche modo compiere anche noi un viaggio simile a quello reale fatto dall’autrice alla scoperta di luoghi ed ambienti che hanno influenzato l’esperienza personale e letteraria di Elizabeth Gaskell, profondamente sensibile nella costruzione dei propri romanzi al contesto storico e geografico.

Barbuni ripercorre quindi, come si diceva, le tappe fondamentali dell’esistenza di Gaskell, raccontando – anche attraverso stralci delle lettere – la vita, gli affetti, i drammi, la carriera letteraria, i viaggi e le ricerche. Esperienza personale e letteraria si intrecciano, in un racconto intimo e puntuale insieme, permettendo al lettore di assistere in qualche modo ai processi della scrittura, agli sforzi necessari per la stesura di romanzi e racconti, l’esperienza privata che si lega a quella pubblica. Ne emerge il ritratto di una donna divisa tra i doveri famigliari di moglie e madre e l’esigenza della scrittura: le difficoltà nel conciliare vita privata e pubblica, di imporsi nell’ambiente intellettuale di stampo patriarcale, trovare la propria voce, venire a patti con perdite e conflitti di un’esistenza spesa intensamente tra famiglia e letteratura. E che ha saputo costruire con tenacia un’immagine di rispettabilità e autorevolezza in un mondo ancora rigidamente dominato dal doppio standard di giudizio cui erano soggetti uomini e donne, dimostrando – come altre insieme a lei – che esistono carriere alternative al ruolo di moglie e madre e, nel caso specifico di Gaskell, senza necessariamente dover rinunciare all’uno o all’altro:
[…] nonostante le straordinarie amicizie e gli impegni di natura letteraria, Elizabeth rimaneva fortemente impegnata anche sul fronte domestico. Anzi, la doppia missione di moglie e madre da una parte e di scrittrice dall’altra la metteva talvolta a disagio. […]
«Una cosa è chiara: le Donne devono rinunciare a perseguire l’esistenza di un artista se i doveri domestici sono predominanti» 
Conciliare i doveri famigliari con l’impegno della scrittura è stato possibile anche grazie al sostegno del marito, il reverendo Gaskell, che non ha mai soffocato le aspirazioni letterarie della moglie ma anzi le ha dimostrato più volte il proprio appoggio, concedendole una libertà che ad altre era negata, permettendole di tenere per sé gli introiti derivanti dall’attività letteraria – mentre, ricordiamo, fino al Married Women’s Property Act del 1882 la legge stabiliva che fossero i mariti gli unici a poter disporre dei beni famigliari – e spingendola a dedicarsi ad essa completamente, intuendo il potere terapeutico della scrittura che sarebbe stata fondamentale a Mrs Gaskell per cercare di superare il trauma della perdita di un figlio. Certo la vita privata di Gaskell è stata molto più convenzionale e semplice rispetto, per esempio, a quella di George Eliot, garantendole stabilità e accesso ai circoli intellettuali londinesi, anche grazie alla stima conquistata fra lettori illustri, tra cui, soprattutto, Dickens. Per la rivista del celebre scrittore, Gaskell pubblica numerosissime short stories, attività che le permette di guadagnare abbastanza velocemente e soddisfare il suo bisogno di viaggiare e dedicarsi ai romanzi, anche se la collaborazione tra i due non sarà sempre facile, come sottolineato anche da Barbuni:
[…] la consegna cadenzata di pezzi piuttosto brevi si accordava bene ai tempi piuttosto limitati che Elizabeth poteva dedicare alla scrittura, benché la pagasse bene e le lasciasse persino il godimento dei diritti d’autore, lei esitava a rispondere ai suoi inviti, e contestava spesso le scelte editoriali. Nonostante la loro collaborazione fosse così accidentata, tuttavia, non c’è dubbio che grazie a Dickens Elizabeth trovò la strada per imporsi definitivamente come autrice e per incontrare il grande pubblico.
Momenti di vita privata, sogni, aspirazioni, le perdite sofferte durante l’infanzia, i rapporti famigliari, danno forma al ritratto di una donna e consentono di comprendere meglio la scrittrice di romanzi e racconti in cui l’impegno sociale – penso, per esempio, ai romanzi Mary Barton, North and South – si intreccia mirabilmente alla riflessione su sentimenti, legami familiari, in cui lo spunto autobiografico è spesso piuttosto evidente, e che, letti oggi, rappresentano uno spaccato straordinario della società vittoriana, delle sue contraddizioni e problematiche, ma anche vivace e dettagliato ritratto dell’animo umano per mezzo di personaggi pulsanti di vita.

Un percorso umano e professionale caratterizzato anche, come si è accennato, da drammi privati: la precoce scomparsa della madre, a soli tredici mesi dalla nascita di Elizabeth, la lontananza del padre, affetti improvvisamente venuti a mancare, la terribile perdita dell’unico figlio maschio e i crolli emotivi e fisici che accompagnano Gaskell per tutta la vita. E, parallelamente, un percorso letterario non sempre facile: la rappresentazione di problematiche e contraddizioni della realtà industriale mancuniana e l’ipocrisia della società patriarcale, sono qualche volta oggetto di feroci critiche e attacchi anche personali, ma che rappresentano oggi tra i tratti più interessanti della produzione letteraria gaskelliana. La stessa celeberrima biografia dedicata alla cara amica Charlotte Bronte è costata a Gaskell una certa dose di guai e preoccupazioni, tra minacce di denuncia, obbligate revisioni e, come ben sappiamo, la necessità di tacere quegli aspetti della vicenda personale di Charlotte – vedi cioè gli anni a Bruxelles e quello che hanno rappresentato – che ne avrebbero intaccato l’immagine di rispettabilità. Barbuni accenna delicatamente all’amicizia nata tra Gaskell e Charlotte Bronte, durata solo pochi anni ma fondamentale per entrambe, e al dolore provato dalla prima in seguito all’improvvisa scomparsa di Charlotte, come si evince dalle parole stesse di Gaskell in uno stralcio di lettera in questo saggio riportato:
«Le volevo tanto bene, penso più di quanto lei sapesse. Non cesserò mai di essere riconoscente per averla conosciuta; o di piangere la sua perdita»
La biografia dell’amica, le numerose short stories, i romanzi, tra impegno sociale e ritratti di un’umanità ricca e vitale, i rapporti tra classi sociali, i conflitti e le soluzioni, il mondo rurale e la città, i legami famigliari: nel mondo letterario di Gaskell entra la vita tutta, esperienza personale che si intreccia alla finzione, e su cui la biografia di Barbuni si colloca come punto di partenza fondamentale per intraprendere un viaggio alla (ri)scoperta dell’opera e della vicenda privata dell’autrice inglese.
Perché la sensazione, già dalle prime pagine, è proprio questa: il ritratto della vita e della produzione letteraria di Gaskell da parte di una lettrice appassionata, un viaggio sentimentale tra luoghi e parole che, ne sono certa, farà venire voglia di scoprire l’opera tutta di Gaskell.