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"Corpi di Gloria" di Giuliana Altamura

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Corpi di Gloria
di Giuliana Altamura
Marsilio, 2014

p. 176


Riva Marina brilla a picco sul mare, come se il cielo fosse caduto in terra e dell'universo lì fuori non restasse più niente.

Le giornate d'estate a Riva Marina hanno colori accecanti; il sole batte sulle facciate delle lussuose ville e si riflette sull'acqua trasparente delle piscine, ma quando scende la notte è più buio che mai.
Corpi di Gloria, romanzo d'esordio di Giuliana Altamura per Marsilio Editori, è impregnato di contrasti, nelle immagini come nei dialoghi. L'estate pugliese di un gruppo di ventenni è raccontata con l'esattezza di una scrittura che si confronta a viso aperto con la morte e la paura. La prima caratteristica del romanzo per me è il coraggio di andare al punto senza girarci troppo intorno, di descrivere lo smarrimento degli adolescenti senza affollarlo di parole ma racchiuderlo in immagini che bastano a se stesse.
Per Gloria è l'estate dell'ultimo anno di liceo e il futuro è una terra straniera, per prendere in prestito l'espressione di un altro scrittore italiano. Annoiata, si stende al sole a bordo piscina e ha l'abitudine di sminuzzare il cibo per poi buttarlo in un angolo. Ma più di ogni cosa Gloria vive in attesa: aspetta Andrea, il fratello in arrivo dagli Stati Uniti insieme a un amico di Los Angeles. Il suo ritorno segna l'inizio di un'estate in cui, tra droghe e promiscuità sessuale, i ragazzi bruciano di cupio dissolvi. 
Ognuno di loro ha un segreto da proteggere ma, a uno a uno, i silenzi cadono ed ecco che sotto i riflettori emergono paure, tensioni, incapacità di accettare se stessi. Corpi di Gloria è un climax: nell'immobilità e nella stasi delle strade sempre dritte, delle ville a schiera sulla costa, delle giornate noiose e delle notti sempre uguali negli eccessi, c'è in realtà una crisi che lentamente striscia e che arriva a un punto finale, come quando qualcosa esplode improvvisamente nel più totale silenzio, con un rumore insopportabile. 
Dando l'apparenza di un mondo che non muta, in realtà l'autrice descrive l'anima del cambiamento, quello vero, sotterraneo che, una volta avvenuto, trasforma per sempre; alla fine dell'estate, infatti, nessuno dei personaggi sarà più come una volta.
L'esordio di Giuliana Altamura è interessante per la qualità della scrittura che, tornando ancora sulla centralità del contrasto, passa da un'asciuttezza talvolta asfittica alla ricchezza di immagini poetiche e suggestive: 

A pochi metri da loro il piano dei campi selvaggi, una fila di fuochi e di corpi esausti in attesa, la sabbia gelida e desolata come una polveriera. Tutta un'esistenza dimenticata da un'altra parte sotto un altro sole. 

La narrazione ha un buon ritmo, si snoda scattante tra capitoli brevi che hanno l'andamento serrato dei dialoghi. Dopo questo esordio non resta che seguire la scrittrice con attenzione.
Intanto vi consiglio questo romanzo che il sapore - non tanto amaro, quanto più aspro - della contraddizione.


Claudia Consoli