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Per una volta nella vita: essere giovani e innamorati

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Per una volta nella vita
di Rainbow Rowell
Piemme, Milano 2013


Ci sono libri che letti in un preciso periodo della nostra vita sono in grado di parlarci in modo così profondo e diretto come in seguito non saranno più capaci di fare; se i classici sono –anche- quei testi capaci di toccare l’animo del lettore indipendentemente da età, sesso e predisposizione del momento, altre storie restano spesso legate alle emozioni che hanno scatenato quando la lettura si lega al ricordo di un momento della nostra vita in cui i protagonisti, le loro passioni, i dubbi e i sentimenti li sentiamo così vicini e siamo convinti di comprenderli come mai prima o dopo quell’attimo della nostra vita. E spesso sono sensazioni di cui andiamo alla ricerca, risvegliandone il ricordo riprendendo tra le mani dopo anni e in fasi diverse delle nostre esistenze proprio quel libro: Il giovane Holden, Orgoglio e Pregiudizio, Harry Potter, Sulla strada, Il signore degli Anelli. Riscopriamo sensazioni, cambiamo idea sui personaggi, sulle scelte e i dubbi che assalgono i nostri eroi, ci sorprendiamo nel ritrovare immutate le emozioni suscitate dalla prima lettura o al contrario sembra impossibile essersi immedesimati così profondamente tanto tempo prima. Credo fermamente che un buon libro possa essere letto in qualsiasi momento, ovunque, da chiunque, ma tra le pagine ci sono storie che in un momento preciso della nostra vita sono capaci di toccarci come non mai, forse proprio perché noi stessi siamo in grado di lasciarci coinvolgere pienamente, senza remore, abbandonandoci al potere della storia. Leggere la Beat Generation a vent’anni ha un sapore di ribellione e libertà che mai più potrà avere in seguito con pari intensità, così come partecipare davvero ai tormenti del bellissimo Dorian di fronte al tempo e al vizio che imprimono il proprio segno su quel volto perfetto scatena un’angoscia a trent’anni che prima forse non avremmo capito in egual misura. Ciò detto, è innegabile quanto tutto questo sia assolutamente soggettivo ma anche come una grande storia non smetta mai di parlarci, anche a distanza di tempo. 
Eppure, ci sono particolari stati d’animo e sensazioni che più ci allontaniamo dall’adolescenza e più sembra difficile trattenere, al punto che a volte il loro ricordo riappare sfocato, estraneo, spesso ben più lieto di quanto in fondo non fosse nel momento in cui davvero lo stavamo vivendo. È quell’età della vita in cui le emozioni sono totali, non esiste misura o zona grigia, amiamo ed odiamo con pari intensità, ci crogioliamo nella malinconia e viviamo ogni sensazione con tanto impeto da provare dolore, siamo pieni di dubbi e allo stesso tempo crediamo di avere tutte le risposte; la musica parla soltanto a noi, è la compagna di ogni stato d’animo e sentimento:

La musica di quel nastro aveva qualcosa di speciale. Era diversa. La prendeva allo stomaco, al petto. Aveva un che di eccitante, di adrenalinico. Le trasmetteva la sensazione che tutto quello che la circondava, che il mondo intero, non fosse affatto come lo aveva sempre concepito. E questo era un bene. Era la cosa migliore di tutte.
L’adolescenza in genere, quell’età terribile e incerta, nel nostro ricordo di adulti assume spesso e inspiegabilmente tratti molto più romantici e sereni di quanto non fosse stata realmente. E anche il sapore di quel primo amore vissuto o solo agognato, ha dei contorni nuovi. “Per una volta nella vita”, secondo romanzo dell’americana Rainbow Rowell tradotto per la prima volta in Italia proprio in questi mesi, è appunto un inno all’adolescenza, al potere del primo amore, totalizzante e intenso come nient’altro potrà mai esserlo. Abbandoniamoci al suo ricordo per poter godere fino in fondo questa storia, dell’amore disperato e totale tra Eleanor e Park, nella provincia americana degli anni Ottanta, tra fumetti e canzoni ascoltate con il walkman sull’autobus verso scuola. Eleanor si è appena trasferita in città, una famiglia disfunzionale e storie di dolori quotidiani a cui si aggiunge il disagio di ritrovarsi in quel mondo di estranei che la osserva e la giudica per la sua eccentricità:
La ragazza nuova prese fiato e venne avanti. Nessuno la guardava. Anche Park si sforzò di non farlo ma era come non guardare un’eclissi o un treno che deraglia. E la ragazza era proprio il tipo di persona che si cacciava in situazioni del genere. Perché, oltre a essere nuova, era pure grossa e imbranata. Con una chioma riccia riccia e color rosso fuoco, per giunta. Senza contare che era vestita come … come una che volesse attirare l’attenzione. O che non si rendesse conto di come fosse conciata. Portava una camicia scozzese, da uomo, cinque o sei collane strane al collo, e dei foulard avvolti attorno ai polsi. A Park fece venire in mente uno spaventapasseri o una di quelle bamboline scaccia guai che sua madre teneva sul comò. Una cosa che in pasto al mondo non sarebbe sopravvissuta.
Derisa dai compagni cresciuti nel quartiere che fanno scudo contro la nuova arrivata, Eleanor al suo primo giorno in città trova posto sull’autobus che li porta a scuola di fianco a Park, ragazzo tendenzialmente solitario e silenzioso dai tratti asiatici che accetta di malavoglia di condividere il posto con quella strana nuova ragazza, che senza dubbio attira guai. Giorno dopo giorno siedono accanto senza rivolgersi la parola, lui immerso nella musica, lei attenta a non prestare orecchio ai commenti su di lei provenienti dalle file in fondo al bus. Poi, inaspettatamente la distanza tra i due inizia ad accorciarsi: Park concentrato sul nuovo fumetto degli X-Men nota che la ragazza nuova sta sbirciando silenziosa le pagine insieme a lui; così, un piccolissimo gesto dopo l’altro, i due rompono la barriera che li separa e tra silenzi e sguardi entrano l’uno nell’animo dell’altro. Inaspettatamente eppure in modo così naturale, Park ed Eleanor si innamorano, di quel sentimento totale e struggente che solo il primo amore conosce e che nulla può spezzare: non i segreti nella vita di Eleanor, la sua famiglia disfunzionale dove la quotidianità è fatta di botte e lacrime, urla nella notte e una minuscola stanza da dividere con i fratelli da poco ritrovati dopo che il patrigno l’aveva cacciata di casa; non quel profondo senso di estraneità che prova anche Park, coreano da parte di madre ma del tutto all’oscuro di come i suoi genitori si siano innamorati e incapace di conciliare i due aspetti della sua anima, coreana ed americana; non i giudizi del mondo su quella storia improvvisa, inaspettata e del tutto improbabile, che li assorbe totalmente estraniandoli ancora di più dalla realtà che li circonda, perché solo quel sentimento è essenziale ed ha importanza. Come Romeo e Giulietta, provengono da due mondi differenti difficilmente capaci di dialogare tra loro: Eleanor vive nel terrore del patrigno violento, in una casa fatiscente in cui è impossibile trovare privacy, un angolo di pace, una giornata di sole; Park al contrario è cresciuto con due genitori che si amano, un padre con cui spesso ha un rapporto un po’ difficile ma sempre sicuro dell’amore incondizionato che i suoi genitori provano per lui e per il fratello minore, un punto fermo su cui poter sempre contare nonostante le cose non dette sul passato e il disagio di un figlio che si sente inadeguato agli occhi del padre. E come nella più tragica delle storie d’amore, sono osteggiati dall’odio del patrigno di Eleanor, dalla cattiveria dei coetanei incapaci di accettare il loro amore, ma anche dalle difficoltà per i giovani innamorati di capire il sentimento appena nato e superare le incomprensioni che si creano tra cuori inesperti.
Non riusciva nemmeno a stare tra la gente normale senza farsi venire le paranoie. Per lei era stato intollerabile. Conoscere la sua bella mamma perfetta. Vedere la sua casa normale, perfetta. Eleanor non immaginava esistessero case del genere in quello schifo di quartiere, case con la moquette e i cestini di pot-pourri dappertutto. E non immaginava che esistessero famiglie del genere. L’unico vantaggio del vivere in un quartiere così sfigato era che anche tutti gli altri erano sfigati. I compagni la prendevano in giro per la sua mole e per la sua stranezza, non certo perché aveva una famiglia in pezzi e una casa che cadeva a pezzi. Era più o meno la norma, da quelle parti.
Per Eleanor relazionarsi con gli altri è una prova più volte fallita, ma Park è paziente, sa cogliere le ansie di lei, comprende i suoi silenzi, le sue frasi sprezzanti, il suo orgoglio e accetta, accoglie ed ama ogni sfaccettatura del suo cuore; perché semplicemente Park ama ogni cosa di Eleanor, così intensamente da fargli male, così totalmente da essere certo sarà per sempre. È la forza del primo amore:
Non mi piaci. La verità è che ho bisogno di te. […] Mi manchi, Eleanor. Vorrei stare con te tutto il tempo. Sei la ragazza più intelligente che abbia mai conosciuto, la più spiritosa e mi stupisci in tutto quello che fai. Vorrei poterti dire che sono queste le ragioni per cui mi piaci, perché questo proverebbe che sono un essere umano evoluto… Invece credo che c’entri anche il fatto che hai i capelli rossi e le mani morbide.. e che profumi come una torta di compleanno fatta in casa.
Nel racconto del loro amore, le parole di Eleanor si alternano a quelle di Park, costruendo una storia dolcissima e struggente a due voci: vite diversissime che si intrecciano strette, mentre i due ragazzi imparano a scoprire il mondo dell’altro e nel sentimento che li lega trovano quel coraggio che prima mancava, mentre nelle ore passate insieme scoprono tutto l’uno dell’altro, esplorano anima e corpo abbandonando insicurezze e timori, paura di non essere accettati, incapacità di esprimere a parole quel sentimento così immenso:
Il tempo in cui siamo separati lo passo a pensare a te, mentre quando siamo insieme mi prende il panico. Perché ogni attimo mi sembra capitale. E perché perdo talmente il controllo da non riuscire a trattenermi. Non sono neanche più mia, sono tua, e che ne sarebbe di me se tu decidessi di non volermi? Potresti mai volermi quanto ti voglio io?.
Dolcissimo e struggente, ostacolato, impavido e sincero: il primo amore, il sentimento che lega per sempre Eleanor e Park è tutto nel presente, incapace di pensare al futuro, ad un ipotetico dopo, conosce solo se stesso e la forza salvifica in grado di cancellare ogni orrore. Rowell ha saputo costruire un romanzo intenso, appassionato e dolce, capace di riportarci al ricordo di quella fase della vita in cui ogni cosa appare lancinante e totale come non mai, in una storia godibilissima per un pubblico variegato. Per ricordare che sapore ha essere giovani e innamorati. P.S. Se la storia di Eloanor e Park vi ha incuriosito, se avete amato il romanzo e desiderate sapere di più sul mondo di Rainbow Rowell, visitate il coloratissimo blog dell’autrice: http://rainbowrowell.com/blog/ Tra playlist, immagini e parole, è il luogo ideale per continuare a portare nel cuore un pezzo di Eleanor e Park.