Una storia per il tempo presente
di Ruth Ozeki
Edizioni e/o, marzo 2025
Traduzione di Tiziana Loporto
pp. 512
€ 21 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Pochi autori contemporanei riescono a intrecciare con tanta grazia narrativa la riflessione filosofica, la critica culturale e il racconto intimo come Ruth Ozeki. Una storia per il tempo presente è un romanzo che è tanto difficile da raccontare quanto facile da leggere: parte come la storia di una scrittrice in crisi che trova il diario di una ragazza giapponese alla deriva sull’oceano, ma presto si trasforma in un’indagine metanarrativa sul tempo, il trauma e la connessione tra le vite che la scrittura sa creare. Pubblicato in inglese nel 2013, poco dopo il disastro dello tsunami in Giappone, il libro affonda le sue radici in un senso di perdita collettiva, riflettendo su come eventi lontani possano risuonare nelle vite individuali anche di chi si trova a centinaia di chilometri di distanza da essi.
Il romanzo è costruito su due voci narrative principali, che si alternano in un dialogo sottile e profondo. Da un lato c’è Nao, un’adolescente giapponese cresciuta negli Stati Uniti, che scrive il suo diario con l’intento di raccontare la storia della sua bisnonna, una monaca zen centenaria. Ma le sue pagine finiscono per essere anche un resoconto struggente della sua solitudine, del bullismo subito a scuola e del desiderio di sparire. Dall’altro lato c’è Ruth, scrittrice che vive su una piccola e quasi disabitata isola canadese, la quale trova il diario e inizia a leggerlo lentamente, cercando di scoprire cosa ne sia stato di questa ragazza dalla vita così complicata. La lettura diventa una forma di indagine nell’alterità della vita di Nao, ma anche di immersione emotiva e spirituale. Così, alternando i capitoli del diario a quelli della vita di Ruth, si crea un intreccio che rompe i confini tra autore e personaggio, tra realtà e finzione.
«Ciao! Mi chiamo Nao e sono un essere tempo. Sai cos’è un essere tempo? Allora, dammi un minuto e te lo spiego. Un essere tempo è qualcuno che vive nel tempo, quindi tu e io e tutti quelli che sono, furono e saranno. Io, per esempio, adesso sono seduta in un maid café francese ad Akiba Electricity Town e sto ascoltando una chanson triste suonata in chissà quale momento del tuo passato, che sarebbe il mio presente, e sto scrivendo mentre immagino te, chissà dove nel mio futuro. E se stai leggendo, magari a questo punto anche tu stai immaginando me. Tu immagini me. Io immagino te» (p. 11)
Ozeki affronta temi complessi - il suicidio, il lutto, la memoria collettiva - con una leggerezza che non è superficialità, ma capacità rara di sospendere il giudizio e di evocare empatia. Il romanzo è intriso di spiritualità zen, di domande aperte, di silenzi eloquenti: cosa significa davvero “salvare” qualcuno? Come si dà senso al dolore? Che rapporto abbiamo con il tempo, e con le storie che lo attraversano? A queste domande Ozeki non dà risposte, ma offre strumenti per pensarle diversamente. La narrazione, a tratti quasi meditativa, si fa esperienza: più che leggere, si ha la sensazione di partecipare a un processo di trasformazione e fusione delle due donne e delle loro storie.
La forza del libro sta nella sua capacità di far dialogare l’intimo e il globale: il dolore individuale di una ragazza giapponese si intreccia con la storia della seconda guerra mondiale, la crisi ambientale, il trauma intergenerazionale di genitori e figli. Eppure nulla risulta accademico o didascalico: ogni tema è incarnato nei personaggi, nella loro capacità di essere vivi e letterari assieme. Il romanzo è tanto politico quanto poetico, tanto filosofico quanto viscerale.
Una storia per il tempo presente è, in definitiva, un romanzo sull’ascolto dell’altro. Ma anche del passato, e di sé stessi. Un libro che non cerca di chiudere i conti con il dolore, ma che insegna a restarci dentro, senza fretta, con attenzione. Un’esperienza di lettura profonda, stratificata, che procede lentamente, con la stessa attenzione con cui Ruth legge la storia di Nao. E che ci ricorda, con delicatezza e forza, che ogni storia, anche la più piccola, anche la più spezzata, ha il potere di cambiare chi la ascolta - o chi la legge.
Marta Olivi
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