Mostruosa mente
di Mauro Mazza
Fazi, aprile 2025
pp. 311
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
A distanza di più di ottant’anni rimane difficile immaginarsi le menti contorte e folli dei nazisti; eppure, quando si parla degli anni del regime nazionalsocialista, continuiamo a rimanere distratti da quelle folle urlanti che osannavano il dittatore tedesco. In moltissimi, furono attratti da quella politica antisemita, facendosi convincere che fosse la strada corretta per una nuova epoca; tra le più accanite, ci fu sicuramente una donna che, ancora oggi, scatena il ribrezzo di tutti: Magda Göbbels, la moglie di uno dei più spietati gerarchi nazisti.
È da qui che parte Mauro Mazza con Mostruosa mente, che ripercorre la vita di Magda Göbbels fino al drammatico epilogo, quando nel bunker sotto Berlino, decide di uccidere i suoi figli perché non poteva accettare che vivessero in un mondo senza Hitler. Follia? Cieca convinzione? Difficile affermarlo perché, leggendo Mostruosa Mente, l’impressione è di essere catapultati in una mente che è sicuramente contorta ma anche fredda e apparentemente consapevole delle proprie scelte.
Agli inizi degli anni Trenta, Madga non è appassionata di politica, tantomeno del contesto sociale in cui vive, tanto da sembrare un po’ ingenua quando inizia la parabola nazista, ma, non per questo, è estranea agli agi che potrebbe ottenere seguendo Hitler, ed è questa la spinta che fa avvicinare Magda al Nazionalsocialismo. Il corteggiamento di Göbbels (già membro importante del partito) è implacabile: la riempie di regali e di attenzioni, promettendo una favola che, in realtà, non avverrà mai. Sì, perché dalla parte di Göbbels, Madga rappresenta l’ideale della donna nazista: fedele e pronta a sacrificarsi in nome della patria. Fin dai primi momenti, Madga si dimostra indifferente ai discorsi folli del marito, ma riesce ad apprezzare benissimo il proprio ruolo, ossia quello di essere tra le donne naziste più potenti del Reich e di rappresentare l’ideale di moglie e madre dedita alla “causa” ( «[...] era proprio la vita che volevo e che stavo realizzando», p. 80). Madga si ritrova ai vertici femminili del Nazionalsocialismo, complice anche l’apprezzamento del Führer, così palese da scatenare quasi la gelosia di Göbbels, che non è rivolta però verso la moglie, bensì verso il proprio mentore politico.
Madga mostra una catena di pensieri folli che s’intersecano perfettamente con quelli, altrettanto pazzi, del marito: per entrambi (come per altri milioni di persone) fu apparentemente semplice accettare la nuova realtà tedesca, senza porsi tante domande. La vita di Magda sembra un’esistenza dorata, tanto è adulata e viziata, fin quando il Terzo Reich non inizia a perdere la guerra e gli Alleati a circondare Berlino. In pochissimo, tutto è perduto: non ci sono più balli, feste, onori e regali e, soprattutto, non c’è più quel potere che inebriava la mente di Madga. Tutti i “fedelissimi” sono costretti a rifugiarsi nel bunker ed è qui che Madga, sebbene all’inizio incredula, si deve rassegnare all’evidenza: il Terzo Reich non esiste più. Se da una parte è costretta a rassegnarsi all’evidenza («provo un vero sgomento pensando al fallimento e alla fine del nostro ideale», p. 116); dall’altra non rinuncia alla sua fede implacabile verso Hitler, tanto da arrivare a uccidere i figli pur di non farli vivere in mondo senza il Nazismo.
[...] la fine di tutto è prossima nulla e ormai nessuno potrà impedirla e nemmeno rallentarlail tempo è esaurito l’orizzonte è una pallida striscia di luce ormai sottilissima. (p. 117)
Mauro Mazza trasporta i lettori in una mente contorta e calcolatrice, mostrando la pazzia di questa donna che rimase fedele all'ideologia nazista senza mai rinnegarla, non rinunciando mai al suo amore malato verso il Führer.
Mostruosa mente è una lettura non facile; l’autore si muove nella sua mente attraverso un flusso di coscienza continuo che non prende pause, tanto da non avere alcun punto di interpunzione, lasciando così al lettore un senso di claustrofobia non indifferente. Mauro Mazza dona un ritratto complesso e accurato di una delle figure femminili più potenti del Reich, evidenziando come, nella vita di Madga, Storia e tragedia si siano accompagnate fino all’ultimo, senza mai lasciarsi; d’altronde, questo romanzo non è solo il racconto della sua vita, ma anche quello dell’ascesa e della caduta del Nazionalsocialismo, che, espresse insieme, suscitano amare riflessioni.
[...] non dobbiamo misurare la Storia con il parametro del presente e nemmeno con la condizione in cui ci troviamo adesso pensiamo che l’intero Reich sta affondando gloriosamente come nessun altro sconfitto ha mai saputo fare. (p. 296)
Giada Marzocchi
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