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«Perché con te si può abitare contemporaneamente nel particolare e nell'universale»: "Lettere a Chichita. 1962-1963" di Italo Calvino

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Lettere a Chichita. 1962-1963
di Italo Calvino
Mondadori, 2023

a cura di Giovanna Calvino

pp. 192
€ 14 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


Insomma, quello che mi lega a te non è il desiderio d'una vita affettiva, ma una profonda comprensione reciproca (spero), una comunicazione che (per me almeno) è molto rara, una (rarissimo fatto in un rapporto amoroso) vera amicizia che mi fa rimpiangere continuamente di non averti qui per parlare, commentare, spiegarmi, sfogarmi, farti vedere le cose che vedo, e sapere le cose che apprendo. Forse questo è poco, dirai tu: ebbene, a me questo non era mai capitato e perciò diventa l'aspetto sul quale metto l'accento, perché si capisce c'è poi anche altro. (p. 59)

Quanta bellezza! Non posso che esordire così dopo aver appena chiuso la raccolta di lettere che Italo Calvino ha inviato alla futura moglie Esther Judith Singer, detta "Chichita". Le lettere, curate dalla figlia Giovanna Calvino, forse infrangono la riservatezza mantenuta da Calvino sulla sua vita privata, ma hanno il pregio sconfinato di donare a noi lettori testi prima inediti che ci rivelano i primi due anni di storia sentimentale con Chichita e ci lasciano sbirciare nelle giornate di scrittore e lavoratore all'Einaudi. 

Dopo il primo incontro a Parigi nel 1962, Calvino mantiene con l'amata Chichita una fitta comunicazione epistolare; il telefono, invece, viene usato di rado per comunicazioni di servizio e non personali, dal momento che la donna può rispondere solo sul luogo di lavoro (è traduttrice presso l'Unesco e l'International Atomic Energy Agency), e dunque lì manca la giusta privacy. Le lettere, invece, sono il luogo dove confidarsi: c'è da subito un grande desiderio di raccontarsi, tant'è che Calvino rende partecipe Chichita della sua quotidianità. Certo, una quotidianità straordinaria per noi lettori, che scopriamo con quanta naturalezza Calvino possa parlare di Pavese, Ginzburg, Moravia e altri grandi e grandissimi della letteratura suoi contemporanei, talvolta lodandoli, come possiamo leggere su Una questione privata di Fenoglio: 

«Mi ha riportato nel clima della guerra partigiana con un senso della realtà come in nessun altro libro, e nello stesso tempo è una storia avventurosa e un po' folle come l'Orlando furioso. Ecco il libro che mi sarebbe piaciuto saper scrivere!» (p. 103)

Talaltra Calvino non lesina qualche critica, anche puntuta, sia sulla scrittura (ad esempio, stronca il Rien va di Landolfi, p. 114) sia sul comportamento (si legga di Moravia al premio Formentor, p. 10). Ambiente letterario che scontenta, incontri tesi in Einaudi si avvicendano alla stanchezza per un lavoro - quello editoriale - che toglie molte energie a Calvino: 

«[...] ieri il trovarmi a S Remo mi aveva dato l'idea che la mia vita è fatta di troppe cose obbligate e noiose. Sono qui con una pila di manoscritti, tutti quelli che non posso smistare ad altri perché devo scrivere io personalmente agli autori. Per il viaggio sono venuto in treno. Mi ero portato dietro una cartella di libri quasi tutti di amici che si offendono se non li leggo: ma non riesco a leggere più romanzi, dopo poche pagine non me ne importa niente e chiudo il libro». (p. 99)

Viceversa, lo spazio per la scrittura è uno spazio per sé. Talvolta, scopriamo che Calvino è fiero di quanto ha scritto, come accade in merito alla Speculazione edilizia («Forse non mi ero mai accorto che era così un bel racconto perché c'ero direttamente troppo io», p. 64) o al lavoro filologico straordinario per le Fiabe italiane; in altri momenti si chiede quale possa essere il destino delle sue opere (Marcovaldo in particolare, i cui racconti sono nati come storie per bambini). 

Spesso in viaggio tra Torino (dove lavora all'Einaudi), le sue case di San Remo e Roma e Parigi (dove abita Chichita), Calvino attende con ansia una nuova lettera dall'amata: sì, perché spesso tra quelle righe si dibattono nuove date per un prossimo incontro, così come si litiga e ci si rappacifica, qualche volta si scherza, si prova ad annullare il più possibile una distanza che certamente spesso pesa. 

Corredato di splendidi scatti in bianco e nero e della riproduzione di alcune pagine autografe, Lettere a Chichita è un'uscita preziosa per tutti i lettori di Italo Calvino che vogliono scoprire qualcosa di più dei suoi pensieri di uomo e di scrittore, ma anche immergersi nel clima letterario ed editoriale dei primi anni Sessanta, così ben rappresentati in queste testimonianze vivide di un tempo di forti cambiamenti e assestamenti. 

GMGhioni