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La firma pungente di Recami su una commedia crudele per Mar dei Sargassi

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Mondo cane
di Francesco Recami
Mar dei Sargassi, 2023

p. 120
€  16,50 (cartaceo)
€  6,99 (e-book)

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Il meglio di sé lo dava quelle volte - per fortuna non troppo frequenti - che veniva lasciato solo in casa. Allora non si zittiva un secondo, urlava, frignava, mugolava, un suono acutissimo che faceva scoppiare la testa a mezzo quartiere. I vicini si affacciavano sui terrazzini: "Bastaaa! Bastaaaa!" gridavano disperati. "Non ne se può più! Bastaaaa! Bisogna farla finita con lui! L'unico rimedio è..." (p.10)

In una Firenze incarognita, Piero Matteuzzi maledice il carovita e il vicinato e disperde la pensione in improbabili acquisti online e nel canone dell'appartamento condiviso con Mino, cane diabetico detestato da tutto lo stabile e bullizzato dai colleghi del quartiere. L'avvelenamento del malcapitato Svevo inguaia i rapporti tra condomini paranoici fino a quando le vittime diventano due e nel quartiere in fermento scatta la caccia al mostro di Piazza D'azeglio: la schizofrenia contagia anche Matteuzzi che, dopo aver ricevuto una lettera minatoria indirizzata al suo Mino, dimostra che l'essere umano è davvero capace di tutto, soprattutto delle cose più orribili.

Il cane deceduto si chiamava Svevo. Dopo la scomparsa era allarme rosso, e parecchi già si lasciavano andare a dichiarazioni pesanti, per esempio che dovesse essere ripristinata la pena di morte. (p.33)
Mondo Cane è pericoloso. Perché ci fa ridere e abbassare le difese per poi colpirci forte. Recami ci inganna con una storia arrabbiata e politicamente scorrettissima che mette a nudo un genere umano stanco, acciaccato e grottesco, tradito da una vita faticosissima - ci parla di uomini e cani strizzando l'occhio al Dr. Johnson, che affermava: chi fa di se stesso una bestia si sbarazza della pena di essere uomo. Perché - ed è evidente - se il migliore amico dell'uomo è il cane, il peggiore amico del cane è l'uomo. Ecco allora un mosaico di anziani imbruttiti da una vecchiaia tremenda, liberata da ogni edulcorazione poetica e raccontata nella sua crudeltà, nei suoi acciacchi dell'anima, nei suoi rancori più marcati: tra difficoltà economiche e di salute, crimini efferati e ingiustificati, i terribili personaggi umani arrancano verso un drammatico epilogo nel mondo agitato da tassi d'inflazione inarrestabili e rapporti ridotti all'osso e contagiano le bestie costrette a stare loro accanto, che ne assorbono la cattiveria e il menefreghismo. 
Sul tavolo da pranzo, col coltello da cucina, aprì la busta delicatamente e lesse il breve messaggio: Matteuzzi, il tuo cane ha avuto fortuna ma prima o poi la polpetta la mangerà. (p.86)
Recami, narratore esperto noto al grande pubblico letterario per le fortunate pubblicazioni con Sellerio, sbeffeggia la cattiveria universale di una generazione con la data di scadenza ben esposta sulla pelle flaccida, raccontando la realtà con sfilettate continue e un linguaggio crudo e verticale, generando risate dolorose e riflessioni preoccupanti. La sua storia esplode presto e a noi viene da pensare al povero Mino. Il nostro cane diabetico non ha colpa e paga le scelte di chi dovrebbe prendersene cura. Ed è la figura martire di un romanzo scostumato che si legge con piacere in poche ore e si dimostra un bel colpo per Mar dei Sargassi, casa editrice napoletana che si muove di ingegno e intuizioni  - si ricordino Pedro, in teoria di Marcos Gonzales (2023) e Shmutz di Felicia Berliner (2023) - e insegue le voci marginali, traccia le storie di chi non ha voce, sbalordendo, pungendo, e puntando lo sguardo in basso forse perché, guardando in basso, è probabile trovare se stessi e scoprire abbastanza di ciò che si è. Con tutte le conseguenze del caso. 
 

Daniele Scalese