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«La vita lascia i suoi segni su coloro che osano guardarla in faccia»: la nuova raccolta di racconti di Guadalupe Nettel

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La vita altrove
di Guadalupe Nettel
La Nuova Frontiera, settembre 2023

Traduzione di Federica Niola

pp. 185
€ 17,90 (cartaceo)
€ 6,29 (ebook)

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Leggere Guadalupe Nettel è scoprire connessioni
La scrittura connette aspetti delle esistenze che sono impensati, imprevisti, sommersi (anche quando potenzialmente a noi visibili). Della scrittrice messicana abbiamo parlato tanto su queste pagine. Ci siamo innamorati di amori diversi con La figlia unica, abbiamo cambiato pelle con Il corpo in cui sono nata, siamo entrati dentro il mondo di stravaganti ossessioni di Petali
Tutte le volte abbiamo sottolineato la scrittura luminosa e chiara che sembra ancora più capace di illuminarci nella forma del racconto, laddove la luce è frutto di un'immagine, uno scoppio di vita, una breve illustrazione dell'esistenza mutevole.
Guadalupe Nettel è tornata, e in tanti la stavano aspettando.
Torna proprio con la forma del racconto in questa nuova raccolta, La vita altrove, piena di personaggi intenti a vivere (e vedersi un po' vivere). Tutti, ognuno a proprio modo, fanno esperienza di una forma di distacco dalla propria vita ordinaria perché qualcosa improvvisamente è cambiato, hanno scoperto un segreto, hanno perso un amore, un familiare, un amico, hanno indossato nuovi sguardi o rubato la vita di qualcun altro. A seguito di questi eventi ecco che le loro vite vanno altrove e loro si trovano a giocare la partita con regole nuove. Famiglie, coppie, amici, amanti si trovano a navigare senza bussola in acque sconosciute, verso luoghi in cui potersi dire diversi. 

Al cambiamento Nettel si conferma essere letterariamente interessata: se si pensa a Il corpo in cui sono nata, per esempio, lì il cambiamento è l'acqua in cui il lettore concretamente naviga insieme alla voce narrante.
Fino all'ultima pagina il libro risulta sempre in costruzione, come i nostri corpi e i nostri sé.  Dopo un lungo periplo una bambina ormai grande, confessa: «I miei occhi e la mia vista erano rimasti immutati, ma vedevo in modo diverso.»
Cambiare è una costante ne La vita altrove, per le persone come per le creature dell'amato mondo vegetale e animale. Commuovono il racconto di vita di un'anziana araucaria, il volo di un albatro maestoso, gli arbusti di un bosco che all'improvviso brucia. 
Anche il fantastico si fa spazio, come nella tradizione della grande letteratura sudamericana: tra i racconti più riusciti La porta rosa che conduce un uomo di sessantatré anni dentro nuove dimensioni che intrecciano realtà, ricordo e proiezione. La porta del titolo è quella che il protagonista vede passeggiando alla luce violacea di una sera quando, incuriosito, decide di sbirciare. Non sa che da quella voglia di scoperta nasceranno tante altre vite possibili, l'una dentro l'altra come nelle scatole cinesi. 

C'è una certa fertile inquietudine in alcune di queste pagine: è il vero senso delle nostre domande e dell'ignoto che ci fa compagnia mentre percorriamo tutte le strade di questa vita. 
Il Messico di Nettel è la terra perfetta per questa sensazione perché è una terra labirintica come labirintici sono i destini dei personaggi. 
A tutti loro, in un modo o nell'altro, è richiesto coraggio perché «la vita lascia i suoi segni su coloro che osano guardarla in faccia» e di questi segni la scrittrice sembra dirci che abbiamo bisogno per considerarci davvero vivi. 


Claudia Consoli