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Con "Il respiro della farfalla" Anders de la Motte ricorda che la fragilità può essere un dono e che la speranza non si può imprigionare

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Il respiro della farfalla




Il respiro della farfalla
di Anders de la Motte
Neri Pozza, Collana Beat, Luglio 2023

Traduzione di Gabriella Diverio

pp. 528
€ 20,99 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Questo thriller di Anders de la Motte ci porta nei luoghi più oscuri dell’animo umano, incrociando il punto di vista dell’assassino a quello dell’investigatrice che conduce le indagini, entrambi raccontati in terza persona. 

L’ambientazione nordica ritrae i boschi della Scania, regione svedese meridionale, che confina con la Danimarca e che alla stessa apparteneva fino al 1658. La località, sede delle indagini, è Malmö, cittadina di 350mila abitanti, molto conosciuta per la vivacità culturale e per le avanguardie artistiche a architettoniche. 


Queste sono le coordinate geografiche entro cui si muove il libro, che possono essere utili a indagare l’interesse che hanno i protagonisti per la urban exploration, ovvero i luoghi abbandonati, che per gli appassionati hanno un fascino particolare e che ci immergono in atmosfere nordiche molto particolari. 


Se, infatti, la maggior parte dei gialli nordici ha come elemento preponderante la natura, in questo thriller gli elementi architettonici sono peculiari, i luoghi abbandonati e la cementificazione, il bunker in cui l’autore rinchiude le sue vittime. Il tutto ci rimanda all’idea di corazza, di protezione e di involucro, lo stesso che metaforicamente protegge la farfalla, ovvero la fragilità dell’animo umano, prima che possa volare libera. Le vittime restano invischiate nella trappola del killer come farfalle dentro immensi barattoli di vetro, e sopravvivono fin quando è la speranza ad alimentarle.

«Puoi tenerla così per una settimana» continuò. «Poi però devi aprire il coperchio. Alla lunga, niente sopravvive quando non c’è più speranza». (p. 38)

La cella, per il suo custode, diventa così un luogo in cui proteggere le sue preziose conquiste, i suoi “esperimenti” sociali e anche se stesso, da una società in cui si sente fuori luogo. Tanto è vero che cercherà di costruire nuovi mondi immaginifici, attraverso piccole statuine realizzate e collocate in punti strategici, sostituendo così la gente reale a quella fittizia, come un vero e proprio creatore.


Fragilità, potere, manipolazione sono le coordinate dell’assassino; dall’altra parte c’è l’ostinazione, la speranza, la forza di chi combatte questo mondo, portato all’estremo da un criminale, ma anche riprodotto in scala minore nella società in cui si muovono tutti i personaggi.


La scomparsa dei due giovani esploratori di architettura urbana, e soprattutto di Smilla Holst, ragazza appartenente all’alta società svedese, mette in allarme la polizia. A condurre le indagini c’è un’acuta ispettrice, Leo Asker, alle prese con i traumi della sua infanzia e il ricordo scomodo di un padre a dir poco particolare, tanto che il suo soprannome è “Per l’Apocalittico”, e la costante affermazione della sua personalità in un mondo prettamente maschile.


Si intrecciano quindi diverse tematiche sociali molto attuali, specchio non solo della società svedese, ma in generale dei nostri tempi, che vedono contrapposte diverse figure maschili e alquanto tossiche, ad alcune figure femminili vincenti, che devono sfidare pregiudizi e sistemi corrotti per emergere, compresa la stessa protagonista, alle prese anche lei con una motivazione, che possa ancora tenerla aggrappata alla speranza.


Dall’incontro con una vecchia conoscenza del passato, Martin Hill, un professore di architettura che è stato anche amico di Asker, e che si rivela prezioso per le indagini, visto che una delle vittime, il ragazzo di Smilla, Malik, è un suo studente, apprendiamo anche il passato che ha legato Leo e Martin.


Riusciamo così a comprendere, pagina dopo pagina, attraverso la tecnica dell’analessi, che ci riposta al passato e all’infanzia dei due, quello che si cela dietro una grande preparazione tecnica e fisica, unita alla voglia di sconfiggere il male. 


La sua ostinazione costerà molto, in termini di carriera, alla giovane poliziotta, che viene allontanata dal caso e scaraventata nella fantomatica sezione “Casi disperati e anime perdute”, che si rivelerà un luogo protetto e con delle proprie regole, inaspettatamente congeniale alle doti e all’intuito dell’ispettrice dell’Anticrimine. Asker è stata  apparentemente “promossa” a dirigere un nuovo dipartimento, in realtà viene fatta fuori da un ex un po’ troppo supponente e pericolosamente potente, che però non ha il suo intuito e il suo talento.


Il caso dei due ragazzi scomparsi e del sostitutore terrà il lettore con il fiato sospeso, grazie alla capacità narrativa dell’autore, che con acume psicologico riesce anche a delineare una figura di investigatrice molto problematica e complessa, che proprio nel finale dovrà fare i conti con alcune verità sospese della sua vita; ottimo spunto per le prossime indagini che la vedranno protagonista.


Samantha Viva