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Il ritorno del giallo classico: "Piccole bugie" di Jacqueline Winspear

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Piccole bugie. Le inchieste di Maisie Dobbs
di Jaqueline Winspear
traduzione di Olivia Crosio
Neri Pozza, 2023

pp. 352
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Dopo Un semplice caso di infedeltà e Piume bianche tornano, sempre per Neri Pozza, le inchieste di Maisie Dobbs, l'investigatrice dal caschetto blu e l'immancabile cappellino che con logica deduttiva e molto charme ci porta nella Londra del 1930. 
Una breve sintesi per chi si fosse perso la nuova intrigante eroina del giallo: Maisie Dobbs appena tredicenne era a servizio come cameriera in una elegante dimora di Belgravia. Proprio la signora da cui era a servizio, un'appassionata suffragette, rendendosi conto delle doti intellettuali della ragazza, la presenta al suo caro amico Maurice Blanche, celebre investigatore privato, da cui Maisie impara il metodo e le prime armi del mestieri. Durante la Prima Guerra Mondiale Maisie Dobbs si forma come infermiera e presta servizio in Francia. Di questa esperienza e dei suoi terribili ricordi, così come del suo rapporto con Maurice Blanche, si trovano ampi riferimenti in Piccole bugie. Dopo la guerra, al ritorno in patria, Maisie comincia la sua attività di detective.

Piccole bugie è la sua terza inchiesta, che vede Maisie nuovamente costretta a fare in conti con i fantasmi della guerra, perché Maisie Dobbs è ingaggiata da Sir Cecil Lawton, un celebre avvocato, per avere conferma  che il figlio Ralph, disperso durante l’esplosione del suo areo in Francia, sia realmente morto. Maisie capisce che dietro questa richiesta si cela un conflitto irrisolto, coperto da un atteggiamento reticente. 
Maisie tacque per un istante, scrutando di nuovo Lawton prima di continuare. «È solo dopo questo pellegrinaggio nel lutto che siamo liberi di ricordare i morti con cuore sereno. Se accetterò questo caso, il suo passaggio attraverso il dolore e il ricordo saranno di primaria importanza per me. Vede, Sir Cecil, io non so ancora come procederei con le indagini, ma so fin troppo bene quanto sarà dura per lei rivivere la sua perdita». (p. 23)

Nonostante le sue perplessità, Maisie decide di accettare il caso, avanzando però una richiesta a Sir Lawton: gli chiede di difendere Avril Jarvis, una tredicenne accusata di omicidio da Scotland Yard, contro cui vi sono prove schiaccianti. Il giallo così segue due vie parallele di indagini, il cui intreccio però a volte ha l'effetto indesiderato di diluire la suspense e di confondere il lettore che in alcuni momenti, a mio avviso, si trova a dover gestire troppe informazioni e troppi nomi.

Tuttavia, il fascino del giallo è tenuto in piedi dalle capacità umane e professionali di Maisie Dobbs e dal suo metodo, che le era stato trasmesso da Maurice Blanche:

Mai trarre conclusioni affrettate. Anche se gli indizi puntano tutti in una direzione, non lasciarti accecare dalle tue supposizioni. Quando si considera concluso un compito, diventa troppo facile cadere nelle trappola di una mente chiusa. (p. 198)

Il metodo dell'investigatrice e l'atmosfera generale dei luoghi e delle persone sono assolutamente da "giallo classico". Quindi non può mancare nemmeno l'assistente fedele e un poco ingenuo, qui nella persona di Billy Beale, che svolge il delicato compito di Watson. Winspear prende consapevolmente tutti i topoi del giallo classico e riesce a non renderli cliché, perché li vivifica con un personaggio credibile e riuscito e con una descrizione dettagliata dell'Europa a cavallo tra le due guerre.

Maisie, con il caschetto bruno e il rossetto, i completi sobri ma eleganti, è una donna "nuova" per quegli anni, che svolge un lavoro maschile e che vince le resistenze legate al suo sesso con determinazione gentile. Ostinata e coraggiosa, ma anche fragile sotto molti aspetti e incline a momenti di malinconica riflessione, Maisie Dobbs piace perché non è una wonder woman e non dimentica la femminilità anche nell'empatia con cui assiste chi si rivolge a lei. 

Deborah Donato