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Una storia passata e una presente, il destino che chiede il conto in “Come stelle lontane” di Jill Santopolo

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Come stelle lontane

di Jill Santopolo
Editrice Nord, 2023

Traduzione di Claudine Turla

pp. 342
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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«Io conosco quell’uomo. Lo conoscevo. Vincenzo. Della Rosa. A Genova, subito dopo la fine della guerra». (p. 113)
Che cosa significa perdere l’amore e ritrovarlo dopo una vita intera? Sono questi gli interrogativi intorno a cui ruota il romanzo Come stelle lontane, una storia presente e passata, dove, il presente chiede il conto al passato e dove la generazione attuale rimane legata a quella dei nonni.

Cassandra e Luca abitano a New York e trascorrono la propria vita tra una carriera nella moda e una di pittura: da una parte, "Cass", che ha deciso di inseguire il sogno di diventare una manager di successo in una casa di moda; dall’altra Luca, un pittore, in procinto di inaugurare una mostra a Milano. Le scelte di entrambi, però, non sono casuali, perché rispecchiano le tradizioni di famiglia. La famiglia di Cassandra - i Ferrero - sono da sempre sarti e, quindi, la passione per la moda è una “deformazione ereditaria”. I Ferrero, infatti, a Genova, dove abitavano fino ai primi anni Cinquanta, erano rinomati per i loro lavori di cucitura; i tre membri - Federico, il padre e Giovanna e Faustina, le figlie - erano abili ricamatori, tanto da attirare persone anche dai paesi limitrofi. Non è da meno nemmeno la passione di Luca per l’arte, ereditata dal nonno Vincenzo, conte Villarosa d’Alba, di origine italiana anche lui. Ed è in questa concomitanza di passioni che s’intravede il primo nodo cruciale di questo romanzo: perché sia i Ferrero sia i Villarosa d’Alba si conoscevano ai tempi del Dopoguerra ligure, quando Vincenzo, con la scusa di servirsi nella loro sartoria, s’innamorò di Giovanna, la nonna di Cass.
«Quello che è successo non ci cambierà, vero? Comunque vada, noi saremo sempre gli stessi?» domandò Cass.
«Sì, sempre», rispose in italiano Luca, stringendola ancora più forte. (p. 171)
Sono, dunque, due storie d’amore: una presente e una passata a guidare le redini di questo romanzo. Ed è proprio vero che, a volte, il destino gioca brutti scherzi perché, dopo settanta anni, le questioni irrisolte torneranno a galla e dovranno essere risolte: per quale motivo Giovanna e Vincenzo non hanno coronato il loro amore? Perché non hanno vissuto insieme fino alla vecchiaia? I due giovani vivevano in momento in cui era impensabile che un conte e una sarta potessero sposarsi e nel quale la differenza sociale pesava tanto, troppo. Vincenzo apparteneva, infatti, alla nobiltà italiana, mentre Giovanna era figlia di un artigiano. Il loro amore, dunque, per quanto passionale e profondo, non poteva avere un futuro, considerato anche il referendum costituzionale del 2 giugno del 1946, in cui vinse la repubblica. E sarà con i loro nipoti che i sentimenti di allora torneranno a emergere prepotentemente, come se non si fossero mai del tutto sopiti.
«È vero», concordò Cass. Sarti e nobili italiani non frequentavano gli stessi posti. «Se fossimo vissuti ai loro tempi, probabilmente neanche noi ci saremmo mai conosciuti». (p. 25)
Come stelle lontane di Jill Santopolo è una storia che lega, e nello stesso tempo, slega le vite dei protagonisti. Sì, perché se i sentimenti sono un motore di unione, non è comunque facile, ancora oggi, superare le differenze sociali e di patrimonio. E se anche sono passati più di settanta anni e nel mezzo c’è stato pure un viaggio transoceanico, i giovani sentono ancora queste differenze che sembrano sballottarli, e quindi allontanarli, nel loro rapporto di coppia. E non si può non notare come la Storia entri nelle vite dei protagonisti e come il suo peso schiacci ognuno di loro: gli obblighi famigliari, la volontà di accontentare e quella di non “tradire” la famiglia saranno le basi dell’infelicità di due persone e delle quali si porteranno le conseguenze anche oggi.
Comunque fosse andata, Giovanna sapeva che di lì a due settimane, dopo il 2 giugno, il loro mondo sarebbe cambiato per sempre. (p. 198)
L’autrice indaga attraverso due storie d’amore, lontane nel tempo ma non nei contenuti, gli anni del Dopoguerra e il nostro tempo, facendo immergere il lettore in due storie d’amore, sicuramente dal sapore amaro, ma che riescono a trovare la sua dimensione, sebbene non quella preventivata. Tra ieri e oggi, l’autrice ci trasmette il gusto degli anni Cinquanta, quando l’Italia era da costruire, quando aver un titolo nobiliare era un onore e onere, e quando l’America era la risposta a tutti i problemi.

Giada Marzocchi