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#CriticaNera - Il commissario Marino torna in azione portandoci dentro gli abissi dell'uomo e nelle atmosfere del periodo fascista

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Bell'Abissina


Bell’Abissina. Un’indagine del commissario Marino
di Carlo Lucarelli
Mondadori, dicembre 2022

pp. 192
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Profondo conoscitore della cronaca nera, Carlo Lucarelli torna al giallo con un libro che incrocia la storia dei suoi personaggi alla grande Storia degli anni del Fascismo in Italia. Agli inizi degli anni Trenta, tra la polizia che si occupa della sicurezza del Duce, c’era una sezione molto particolare che era stata addestrata a perlustrare le strade e i sotterranei per scovare eventuali bombe e che si chiamava “Squadra Fognature”.


Il libro inizia con una di queste perlustrazioni e il ritrovamento di un cadavere, anzi di uno scheletro di una bambina, che poi si scoprirà essere una giovane donna. Dieci anni dopo, il commissario Marino, che di quella stessa squadra faceva parte, si trova a indagare su una serie di strani omicidi che coinvolgono delle donne e il cerchio sembra stringersi attorno ad una delle famiglie più in vista del periodo, i Brandimarzio, ricchi imprenditori che hanno fatto fortuna nelle Colonie, prima di ritirarsi a Cattolica.

Diviso tra il suo ruolo pubblico di commissario fedele al Duce e la sua vera vocazione antifascista, che lo mette seriamente in difficoltà e lo tiene più volte in bilico, perché con la sua attività fa saltare attività e retate dei colleghi, Marino è un personaggio affascinante. L’ambiguità che lo contraddistingue non gli permette mai di mostrare i suoi veri sentimenti: Marino è ancora profondamente legato a un matrimonio che non esiste più, ha tanti segreti e poche amicizie.


L’indagine è particolarmente difficile, perché la famiglia coinvolta, all’apparenza irreprensibile, è strettamente legata ai gerarchi corrotti e con le sua attività sovvenziona e distribuisce denaro sporco. Muovere delle accuse contro Attilio, rampollo della famiglia, è quindi molto pericoloso e potrebbe mettere in cattiva luce anche il regime; ma c’è anche una ragazza molto ingenua da salvare e Marino non può certo tirarsi indietro.


La sensazione è quella che in questo romanzo Lucarelli abbia un po' tralasciato la parte a lui più congeniale, e che lo rende riconoscibile ai più, ovvero quella del thriller, per dedicarsi a una piacevole e ben congegnata ricostruzione storica (che lascia solo una perplessità interpretativa sulla citazione dell’attentato di Milano del 1928 al re Vittorio Emanuele III, che viene attribuito dal commissario a Giustizia e Libertà, quando in realtà il gruppo antifascista nascerà solo un anno dopo a Parigi, sebbene sia costituito da un gruppo di fuoriusciti, anche italiani, già attivi dal 1927 nella Concentrazione antifascista) e che ci rivela dei particolari molto interessati sulla Cattolica di quel periodo, sull’aria che si respirava e sugli uomini, che come Marino, si dividevano tra opportunità e senso del dovere, moralità e obbligo di servizio e che dall’interno del sistema provavano a correggerlo o a impedire certi crimini e storture.


Il personaggio Marino è in primo piano in tutta la vicenda, i suoi dissidi morali sono il motore dell’intero romanzo e in questo Lucarelli sembra aver ripreso lo schema di alcuni gialli atipici alla Sciascia, che inchiodavano il lettore alla pagina, non tanto per portarlo alla scoperta dell’assassino, che appare scontata e quasi svelata fin dall’inizio, ma nelle dinamiche investigative, in ciò che muove l’uomo e lo rende tale, nell’umanità che si nasconde dietro la maschera, nel bene, che a volte, per poter agire, deve essere travestito da male. Di contro, l’assassino è all’apparenza e in un mondo di valori distorti, un concentrato di menzogne e di inganni, che la società aiuta a mascherare e che in un ribaltamento quasi pirandelliano si svela solo agli occhi di chi fino a quel momento non ha voluto vedere, rischiando la morte in prima persona. Non sono tanto le dinamiche del giallo, che il lettore deve cercare, non è la pur convincente ricostruzione storica ma è la ciclicità di certi comportamenti e di certi “tipi” sociali, che storicamente si ripropongono. La speranza è quella di saperli riconoscere.


Samantha Viva