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Si piange molto per poi riempirsi il cuore: "Crying in H Mart", il memoir di Michelle Zauner

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Crying in H Mart
di Michelle Zauner
Mondadori - Oscar Fabula, 2022

Traduzione di Marta Barone

pp. 256
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Mia madre aveva lottato per capirmi proprio come io avevo lottato per capire lei. Sbalzate come eravamo ai lati opposti di una linea di frattura - generazionale, culturale, linguistica -, vagavamo sperdute senza un punto di riferimento, ognuna indecifrabile alle aspettative dell'altra, finché negli ultimi anni avevamo iniziato a scoprire il mistero, a scavare nello spazio psichico per fare posto all'altra, ad apprezzare le differenze tra di noi e soffermarci sulle somiglianze riflesse. Poi, quelli che erano stati gli anni più fruttuosi della comprensione erano stati violentemente interrotti, ed ero rimasta da sola a decifrare i segreti dell'eredità senza averne la chiave. (p. 192)

Per qualche strano motivo diffido un po' dei libri dei quali si dice che fanno piangere tutti.
So che è irrazionale come premessa, ma è come se quel sigillo di commozione collettiva tentasse di togliere qualcosa alla mia personale esperienza di lettura dicendomi in partenza come mi sentirò una volta che avrò il libro in mano, cosa che io vorrei sempre scoprire da sola. 
Crying in H Mart il pianto ce l'ha già nel titolo e in quell'incipit che da solo racchiude l'intera storia: "Da quando mamma è morta, piango da H Mart". Ma la curiosità di scoprirlo è stata forte. 
Ebbene, dichiaro subito che ho pianto anche io, tante volte. E che leggendo questo libro si piange con il cuore pieno di gratitudine e di tenerezza. E che dopo averlo finito verrà probabilmente voglia di consigliarlo a tutti dicendo che ci ha commosso e che speriamo coinvolgerà allo stesso modo anche gli altri. Quindi sui libri che commuovono tutti un po' mi sbagliavo.

Michelle Zauner, voce del gruppo indie Japanese Breakfast, di madre coreana e padre americano, racconta la storia della propria famiglia, tra l'infanzia e l'adolescenza in Oregon e le estati a Seoul. Il memoir ripercorre i desideri e le difficoltà della crescita di una giovane donna, il suo primo avvicinamento alla musica e poi la malattia della mamma che arriva a sconvolgere tutto ribaltando le priorità, i significati, il nord e il sud della sua esistenza. 

La voce dell'autrice, creando sempre un'equilibrata tensione tra umorismo e compassione, entra dentro gli aspetti più profondi e dolorosi della malattia come forza brutale che, colpendo le persone che amiamo, sembra dar fuoco a tutto quello che conosciamo creando un nuovo paesaggio emotivo in cui a stento riusciamo a orientarci. Ma se la malattia è l'elemento che aziona il cambiamento - la sfida più grande da cui comincia il cammino della nostra eroina - il libro dà poi spazio a un enorme ventaglio di emozioni condivise tra cui l'amore per il cibo.
Michelle e la sua Omma ("madre" in coreano) hanno infatti da sempre in comune la passione per il cibo, specialmente quello coreano, l'istinto vorace di scoperta di nuovi sapori. Hanno riti che le portano a cercare anche in America un modo per sentirsi in Corea. Dalla prima infanzia al momento della loro separazione mangiare è come la melodia di una partitura di ricordi, l'esperienza che ne definisce tante altre. 

Crying in H Mart è un'ode alla cucina come scienza dell'emozione, formidabile macchina del tempo capace di far sentire sempre accolti in un altrove più emotivo che geografico, grazie a un sapore, un odore o una consistenza inconfondibili. I sensi del lettore vengono continuamente stimolati da un ricco menu di sapori coreani e asiatici: il kimchi, il pollo fritto, i noodle tagliati al coltello nel brodo di pollo, le costolette di maiale passate nella farina, nell'uovo e nel panko per fare i tonkatsu giapponesi, il riso fritto, il ramen e il doengjang-jjigae, uno stufato ricco di verdure e tofu, cibo consolatorio per eccellenza in Corea. 
Accompagnata dai piatti della sua storia materna, imparando a riconoscerli e ricrearli, regalandoli agli altri - emozionante soprattutto la relazione con i lontani parenti coreani - Michelle ritrova un codice per comunicare le proprie emozioni. 
Questo libro è la storia della ricerca della lingua madre come alfabeto di connessione con l'altro. Una giovane americana-coreana che ha passato gran parte della propria vita a cercare di essere quanto più simile ai suoi coetanei, riscopre il senso di un'identità peculiare, quella chiave che le sembrava la madre le avesse nascosto e che invece era lì ad attenderla dentro gesti e gusti che le erano sempre stati familiari. La catena di supermercati H Mart rappresenta proprio questo: "è dove i ragazzini che sono venuti a studiare soli negli Stati Uniti si accalcano per trovare la marca di noodle istantanei che gli ricorda casa". 

Non vi suggerirò di leggere Crying in H Mart perché è un memoir commovente, anche se penso sia così. Vi suggerirò di leggerlo perché tra una lacrima e l'altra vi troverete probabilmente a riflettere sulle vostre famiglie - che le abbiate vicine o lontane poco importa -, sui sapori della vostra infanzia che ancora vi definiscono e su come comunicate agli altri i sentimenti che provate.
Perché racconta la vita proprio per quello che è: un misto di sapori da mandar giù, da quelli incredibilmente buoni a quelli che ti chiudono lo stomaco per settimane.
Perché è come quell'album di famiglia che conserviamo gelosamente per poi condividerlo con un ospite speciale mettendo tra le sue mani la nostra storia. 


Claudia Consoli