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La famiglia, in fondo, è anche quella che ti scegli: "Ci sono mani che odorano di buono", il romanzo d'esordio di Sara Gambazza

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Ci sono mani che odorano di buono
di Sara Gambazza
Longanesi, 10 gennaio 2023

pp. 368
€ 18,60 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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«Marta era una bambina. Capricciosa. Insicura. E Beniamino, così le sembrava, la stava aspettando. Aspettava la donna che sarebbe diventata» 

Nel quartiere disagiato e periferico del Cinghio, su una panchina una donna anziana sta aspettando fiduciosa suo nipote, che deve passare a prenderla per poi partire insieme verso la Germania. Una ragazza  la osserva da una delle finestre che si affacciano sul parco: cosa fa lì da sola una vecchia? Non sa che quello è un quartiere dove è meglio non sostare troppo a lungo? Ecco perché, nonostante sia un po' folle, la ragazza va di sotto e convince l'anziana a salire per aspettare il nipote al caldo, nel suo appartamento. E in poco tempo le due smettono di essere sconosciute: dapprima i loro nomi, Marta e Bambina, detta "Bina", sono solo etichette incollate ai loro visi e alla loro riservatezza, ma poi qualcosa scatta. Forse Marta vede nell'anziana la nonna che non ha o sente il richiamo di aiutare chi è in difficoltà; e lo stesso vale per Bina, abituata ad accudire gli altri, come il nipote, Fabio, che ha cresciuto lei. 

Col calare del buio, appare ormai chiaro che deve essere andato storto qualcosa al nipote di Bina, e così Marta decide di cedere il suo letto all'ospite e di dormire sul divano. È nelle piccole e grandi azioni della quotidianità che Bina e Marta manifestano ognuna il proprio carattere, le fragilità e i punti di forza: l'anziana inizialmente prova vergogna, ma poi decide di darsi da fare e di aiutare Marta come può. Inoltre, nonostante la sua fragilità fisica, è estremamente vigile e acuta nel notare cosa manca nella vita di Marta. E Marta si riempie di domande, domande che non la fanno dormire: che Bina sia stata abbandonata dal nipote? E cosa sarà di lei? Quando potrà recuperare i suoi spazi e la sua vita di prima? E perché sente nascerle dentro un sentimento molto vicino a quello che si prova per una nonna? 

Mentre osserviamo cosa accade a casa di Marta, l'autrice racconta la vicenda di Fabio, che effettivamente è a dir poco nei guai e per questo non ha potuto presentarsi all'appuntamento con la nonna. Il ragazzo, abituato a vivere di espedienti, è infatti stato picchiato a sangue per un regolamento di conti e, non sapendo a chi rivolgersi, ha chiesto aiuto a una ragazza, Genny, ex prostituta del quartiere. La ragazza, che ora vive onestamente lavorando come cassiera, è l'esempio perfetto di una giovane che ha sempre dovuto cavarsela da sola, ma che si è rafforzata senza rinunciare alla sua umanità. Come Marta ha accolto Bina, anche lei protegge Fabio e lo cura. Potrebbe essere molto rischioso, perché Genny sa bene che certa gentaglia del quartiere sa essere vendicativa, ma non se la sente di lasciare Fabio per strada. E Fabio non pensa di rispondere alle chiamate di sua nonna, perché non potrebbe mai raggiungerla e mostrarsi così, tutto pesto e dolorante, e mettere in pericolo anche lei. E, forse, dimostrarle ancora una volta che è "un poco di buono". 

Mentre le due vicende principali si dipanano in capitoli alternati, a osservare la strana amicizia tra Marta e Bina c'è tutto il palazzo, che è pur sempre «un'altra faccia della miseria, meno affamata ma più violenta» (p. 260). Incontriamo Beniamino, «capace di volere bene in modo così pulito da vederci attraverso» (p. 336), amico d'infanzia di Marta, da sempre desideroso di proteggerla e di amarla: una presenza delicata e attaccata al suo quartiere, con i pro e i contro che questo comporta. C'è la vicina Ljuba, che è arrivata lì come badante della signora Maria, una donna pragmatica e furba, fuggita dal suo Paese per seguire un sogno, come si scoprirà. Troviamo Gianna, la "matta" del palazzo, sempre pronta a origliare fuori dalle porte e a osservare i movimenti di tutti, specialmente se la Sorella che ha dentro di sé le parla e glielo suggerisce. 

In questa dimensione umile, in cui tutti sembrano accettarsi perché si è imperfetti eppure creature degne di attenzione, Marta si trova bene. Ha imparato i vari equilibri del palazzo e del quartiere, si è adattata a lavorare onestamente come magazziniera, dove si è costruita buone amicizie, e pensa che non può aspirare a nient'altro, visti i suoi problemi con la lettura. Certo, per sua sorella è sempre stato tutto diverso (andava bene a scuola e voleva andarsene di lì), ma di lei non sa più niente da anni, dalla malattia della loro madre.

Mentre ci chiediamo: Bina ritroverà Fabio? Marta si accorgerà dell'amore di Beniamino? E che ne sarà di Genny? Per qualcuno di loro ci sarà un riscatto?, la storia scorre velocemente. Se le vicende avvengono tutte in un pugno di giorni (dal 7 al 21 gennaio), anche la narrazione si sviluppa all'insegna della rapidità. È incredibile come le tante tematiche difficili trattate - la solitudine e il disagio sociale, vari rapporti familiari disfunzionali, l'abbandono di tanti anziani, la malattia e la morte, il precariato e l'arte di arrangiarsi, la malavita e la droga - trovino nella prosa di Sara Gambazza una leggerezza sintattica che dà un ritmo rapido al suo periodare. Dialoghi serrati, essenziali, spesso con battute di poche parole, apparentemente banali o quotidiani, visti invece nella loro interezza danno un senso profondo alle situazioni che stiamo scoprendo. E aiutano a spogliare il Cinghio della sua ruvidezza per mostrarci che, al suo interno, c'è chi continua a sperare, a provare empatia e compassione, lottando giorno per giorno, in attesa di tempi migliori.

GMGhioni