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Raccontare una vita, un'arte, un Paese: «La mente è un luogo appartato» di Davide Mazzocco

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La mente è un luogo appartato
di Davide Mazzocco Alessandro Polidoro Editore, 2022

pp. 292 € 16 (cartaceo)


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Quando mi immergo in un copione ho la possibilità di trovare un ordine e una finitezza, confini e leggi; nelle storie e nei personaggi che interpreto ci sono un principio e una fine, esiste un senso. Nella vita reale tutto ciò che sembra costruzione, edificazione e consolidamento è, in realtà, un esperimento in corso d’opera. (p. 219)

Nel lontano 1997 uscì per i tipi di Guanda l’edizione italiana di Kiss & Tell, il terzo romanzo dello scrittore svizzero Alain de Botton. Il titolo scelto per la traduzione fu Cos’è una ragazza: un titolo azzeccatissimo perché tutto il libro ruotava intorno al tentativo, da parte del protagonista, di descrivere nel modo più completo possibile l’essenza della ragazza amata. Inutile dire che il tentativo volgeva al disastro perché non c’è narrazione che tenga quando si tratta di raccontare un’esistenza: la complessità di una persona, il suo vissuto, i suoi pensieri – quello che individui più credenti di chi scrive questo pezzo chiamerebbero la sua “anima” – non potranno mai essere sintetizzati da opera alcuna, sia essa un libro, una poesia, una canzone, un film. Il romanzo termina con una disfatta totale per il protagonista, ed è proprio questo a rendere memorabile l’opera di de Botton.

Con La mente è un luogo appartato Davide Mazzocco sembra quasi percorrere lo stesso sentiero. Il personaggio di Vittorio Poggi, stella del cinema italiano in grado di rappresentare il secondo Novecento non solo in riferimento alla settima arte bensì a un’intera nazione, ci viene presentato in prima persona attraverso ciò che di più intimo può esserci, vale a dire un diario personale che ripercorre circa settant’anni di vita, dalla fine degli anni Quaranta fino ai primi anni Dieci del ventunesimo secolo.

Con una narrazione caotica, tendenzialmente cronologica ma attraversata da flashback e salti in avanti continui, tentiamo di ricostruire la personalità di un ragazzo, di un uomo, di un anziano, mentre intorno a lui tutto cambia. Il cinema si trasforma, dal realismo si passa ai film d’azione e alle avanguardie, ma non è solo questo: a modificarsi sono le sorti di un Paese intero, bombardato dal boom economico, piagato dalla Democrazia cristiana, terrorizzato dalle Brigate rosse, coinvolto negli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino, travolto dalla crisi della contemporaneità. A cambiare è anche la tecnologia: vediamo le missive venire sostituite dalle e-mail e gli articoli di giornale dalle recensioni online. In tutto questo, a restare c’è sempre lui, Vittorio Poggi, il quale alterna vittorie incredibili – le nomination agli Oscar, la fama internazionale – a sconfitte cocenti – i fallimenti amorosi, la perdita delle persone amate.

Davide Mazzocco, attraverso il suo Vittorio, celebra il cinema e omaggia i grandi nomi celati all’interno delle finzioni: ritroviamo Gassman, Mastroianni, Sordi, ma anche Antonioni e Zeffirelli, solo per citarne alcuni. Leggere la passione di Vittorio Poggi è leggere quella di Davide Mazzocco, che non a caso è critico cinematografico. Ma se è vero questo, è altresì vero che le emozioni, la felicità e le paure di Vittorio Poggi non sono solo quelle di Davide Mazzocco, bensì quelle di noi tutti. C’è così tanto vissuto fra le pagine di questo libro che si fatica a credere sia tutta un’opera d’invenzione. Eppure è così – deve essere così, viene quasi da dire – perché questo fa la letteratura, ancora oggi: imita la vita, sì, ma a volte la supera anche e le dona nuovo splendore. La mente è un luogo appartato è uno di quei romanzi che si potrebbero leggere in poche ore ma la cui lettura richiede di fermarsi ogni due o tre pagine, mettere via il libro e restare in silenzio a riflettere su quanto si è letto. È un libro che pone quesiti e sfide continui, che è poi ciò che dovrebbe fare l'arte in generale.

Allora, si potrà dire, perché il paragone con il romanzo di de Botton? Perché, entrambi bellissimi testi, hanno un elemento in comune: per quanto fallimentare sia il tentativo di descrivere la vita di una terza persona – in un doppio gioco di finzione: l’autore che racconta il protagonista che racconta un personaggio a sua volta inventato – o quello di raccontarsi in prima, la letteratura lascia uno spiraglio in cui è possibile infilarsi. In ciò che viene taciuto, fra le cose che non vengono dette, si insinua l’immaginazione, la più potente arma che abbiamo. È l’immaginazione a connettere i fili, a ricostruire il puzzle partendo dai frammenti e quindi a darci l’immagine di una vita autentica. Ma può farlo solo se chi ha disseminato i pezzi è stato in grado di fare un ottimo lavoro, fornendoci gli input giusti. E Davide Mazzocco, così come Alain de Botton ormai oltre vent’anni fa, c’è riuscito. Ha dato vita a Vittorio Poggi.

David Valentini