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"Per niente viziata e per niente felice": "La figlia unica", piccola grande protagonista del nuovo romanzo di Yehoshua

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La figlia unica
di Abraham B. Yehoshua
Einaudi, novembre 2021

Traduzione di Alessandra Shomroni

pp. 168
€ 18 (cartaceo)
€  9,99 (ebook)


- E così sei rimasta figlia unica, viziata e felice.
- Per niente viziata e per niente felice. È triste essere figlia unica.
(p. 119)

Quanto è sola Rachele!, viene da pensare, leggendo La figlia unica, il nuovo romanzo di Yehoshua, da qualche settimana in libreria e in classifica. Apparentemente, Rachele non ha di che lamentarsi: quando la conosciamo, nelle feste natalizie a cavallo tra 1999 e 2000, ha dodici anni, è una brava studentessa, molto intelligente; la sua famiglia la ama; suo padre e suo nonno sono famosi avvocati, che si sono arricchiti negli anni e che le possono garantire un avvenire molto agiato in una città del Nord Italia. 

Eppure Rachele passa la maggior parte del tempo libero da sola: nel romanzo la troviamo fin da subito esclusa dalla recita di Natale, a cui avrebbe partecipato volentieri, perché suo padre non vuole che una ragazzina ebrea come lei possa interpretare la Madonna, correndo il rischio di farsi "traviare" dai cattolici. Non ci vogliono molte pagine perché ci accorgiamo di quanto venga responsabilizzata: deve andare da sola allo studio del nonno, una strada che ha percorso molte volte, ma mai senza un accompagnatore. Poche pagine dopo, in montagna, la vedremo sciare in solitudine giù per la pista, anziché affianco a suo padre, come invece lei avrebbe voluto. Ora affidata a un autista che alterna momenti di affabilità ad altri di amarezza, ora affidata ai nonni, ora a una sua ex insegnante, Rachele ha tanti che decidono per lei, ma pochi che trascorrono davvero il tempo in sua compagnia

Del resto, una preoccupazione enorme invade tutta la famiglia: gli esiti degli esami hanno diagnosticato una grave malattia al cervello di suo padre - un tumore, si legge tra le righe. Rachele viene messa a parte della notizia in modo discontinuo; talvolta è coinvolta, ma perlopiù viene lasciata a osservare silenziosamente ciò che accade. Della madre, percepiamo tutta la sua egoistica preoccupazione, che la spinge a chiudersi nel suo dolore e a tagliar fuori Rachele. Terribile ed emblematica, ad esempio, è la scena in cui Rachele deve ripartire dalla montagna, bussa alla porta della camera d'albergo dei genitori per salutarli, ma la madre le parla al di là del legno, senza mostrarsi. 

È una famiglia sconvolta dagli eventi, quella di Rachele, ma non a sufficienza da estraniarsi dal resto della società, ragion per cui la nonna nella sua lussuosissima villa sul lago prepara una festa in maschera. Certo, là dovrebbe essere ospite anche un famoso chirurgo che potrebbe tornare utile al padre di Rachele, ma l'occasione mondana è ugualmente stridente. Il contesto di malattia e la minaccia della perdita che aleggia continuamente nel testo cozza con il desiderio di proseguire con le proprie vite. Rachele si rifugia così nella lettura di alcuni racconti del libro Cuore, consigliatole dalla ex insegnante, e non di rado si interroga sulla religione, coinvolgendo in conversazioni terribilmente assennate le persone che ha attorno a sé. Solo così e solo chiedendo ad altri ragazzi come hanno affrontato il dolore per la perdita di un genitore, pensa di poter fare i conti con quello che le sta succedendo. Non sa quanto la perdita di suo papà sia prossima, né se avverrà davvero, perché è una verità frastagliata, quella che le si offre, e non pare esserci reale sfogo. D'altra parte, Rachele non ha amici veri con cui confrontarsi: ci sono alcune ragazzine che ha conosciuto alla scuola di ebraico in vista del Bat Mitzvah, ma non è davvero in confidenza con loro. 

Delicato e struggente, ma anche pieno di capacità di guardare il mondo attraverso gli occhi vivaci e pieni di domande di una dodicenne, La figlia unica è un romanzo intenso e profondamente introspettivo. Lo stile asciutto di Yehoshua non indugia sulle emozioni di Rachele, eppure sono i suoi pensieri, i suoi gesti e le sue parole a testimoniare una formazione complessa, accidentata, solo apparentemente viziata dalla sua agiatezza economica. Quel bisogno di affetto concreto riecheggia in un vuoto fatto di affetti formalmente fortissimi, ma ben poco presenti. E anche per noi lettori è un percorso alla ricerca della propria identità e del proprio destino. 

GMGhioni