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Attraversare l'altrove, attraversare il dolore: "Esami di empatia", la raccolta di saggi di Leslie Jamison

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Esami di empatia
di Leslie Jamison
NR Edizioni, 2021

Traduzione di Simona Siri

pp. 250
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



Si entra nel dolore di un'altra persona come si entra in un altro stato, attraverso l'immaginazione e la dogana, attraversando il confine interrogandosi: che cosa cresce nel posto in cui ti trovi? Quali sono le leggi? Quali animali pascolano lì? (p. 8)

Già a pagina 8 di questo libro Leslie Jamison dà una definizione importante dell'oggetto del suo studio: l'empatia. Ci dice che ha a che fare con l'attraversamento di un confine: dopo un momento di passaggio - la dogana - ecco che si arriva in un territorio nuovo del quale siamo ospiti. Come lo approcceremo e che tipo di esperienza ne faremo passandoci in mezzo dipende da noi. Ma non solo da questo, perché non è mai così semplice.
È una definizione importante perché molto immediata (è la prima di tante frasi che ho sottolineato) e poi perché tornerà più volte nel corso di un volume che è in qualche misura un continuo attraversamento di confini immaginari. Se empatizzare significa uscire dalla propria casa per avventurarsi nell'ignoto dell'altra persona questo libro è pieno di viaggi verso mete sconosciute.
Leslie Jamison è una scrittrice americana, già autrice del romanzo The Gin Closet e del memoir The Recovering. Insegna saggistica alla Columbia University, e firma articoli sul New York Times Magazine, The Atlantic, New York Times Book Review, Harper’s, Oxford American e Virginia Quarterly Review. Esami di empatia ha vinto il Graywolf Press Nonfiction Prize ed è stato finalista all'ABA Indies Choice Award.
Jamison ha qui raccolto una serie di saggi sull'empatia, tema portante in senso più esteso e orizzontale, ma andando più in profondità sull'approccio all'interiorità dell'altro e alla sua sofferenza che è, come suggerisce l'etimologia, il portare qualcosa all'interno, sotto ogni superficie visibile. Con un metodo letterario analitico, intimo e luminoso, Jamison esplora numerose forme di dolore - fisico, interiore e fisico-interiore - che le danno il la per porre domande fondamentali sul modo in cui gli esseri umani tentano di comprendersi a vicenda.

Il libro prende le mosse dalla sua esperienza di attrice medica, pagata per simulare i sintomi delle malattie affinché gli specializzandi di medicina li riconoscano e li interpretino. Gli attori medici vestono i panni di un malato e seguono un copione: sanno quanto possono svelare della propria sofferenza e in che modo devono rivelarla a chi li osserva. Agli studenti il compito di stare su quel difficile e scivoloso crinale dell'empatia come arte di portare alla luce le difficoltà dell'altro, comprenderle e, in certi casi, provare a guarirle insieme. Nell'interpretazione e nell'esplicitazione del dolore degli attori medici sta la prima potente metafora di questa raccolta di saggi: non esiste empatia senza domanda e risposta, non esiste empatia senza dialogo. È questo che Jamison fa: si mette a dialogo con noi offrendoci il racconto di una serie di incontri che hanno stimolato in lei questa inquieta ricerca dei significati del dolore.
È un libro che non risparmia traumi e ferite (che sanguinano come fanno tutte le ferite) ma li osserva con un approccio critico non comune che alla fine risulta, come già detto, luminoso e pieno di speranza. 
Grande valore ha lo sgomberare il campo dagli equivoci di base. Dell'empatia, infatti, si fa un gran parlare senza che spesso la si comprenda fino in fondo. La si sbandiera come attributo della sensibilità ma in realtà non è un corollario del voler bene a qualcuno, non è un sinonimo di sentimento. Capita anzi che gli esseri umani si credano più empatici quanta è la loro capacità di importare il dolore degli altri in sé, senza poi attraversarlo: 
Ero ossessionata e ho detto a me stessa che questa ossessione era empatia. Ma non lo era, non del tutto. Era più come una inpatia. Non stavo espatriando me stessa in un'altra vita tanto quanto stavo importando i suoi problemi nella mia. (p. 23) 

Eccolo che torna, il senso dell'espatriare se stessi, di muoversi verso l'altrove. L'empatia non è qualcosa che ci accade tutte le volte in cui ci facciamo carico dell'altro e del suo bagaglio emotivo. Richiede volontà di viaggio, attenzione al percorso, coraggio e sforzo.
Gli altrove di questi saggi sono molteplici: Jamison ci fa conoscere i malati dell'"immaginario" morbo di Morgellons, disperatamente in cerca di fiducia e ascolto; ci porta con sé a un raduno letterario tra Tijuana e Mexicali, tra strade intasate di pistole, auto, uomini in uniforme, città spettrali devastate dalla polvere e dalla droga e deserti di frontiera; con lei ci imbarchiamo in vari "Tour del dolore" diretti alle miniere d'argento di Potosì, al Frozen Head State Park in Tennessee, dove si tiene una gara di ultrarunning che porta i corridori ai confini dell'umano, o dentro le carceri.
Ci racconta di Frida Kahlo, una donna che ha convissuto tutta la vita col dolore, e di errori giudiziari, di operazioni che fanno paura e di relazioni fallite perché siamo tutti sempre fallibili.

Ogni saggio è una porta aperta sulla vulnerabilità della nostra condizione e mette alla prova convinzioni radicate sugli altri e soprattutto su noi stessi, sempre fermamente convinti che ogni sofferenza ci renderà più empatici e più sensibili al dolore altrui. Soffrire ci coinvolge ma non per forza ci mette a dialogo profondo gli uni con gli altri. Probabilmente dovremmo ricordarci di usare più spesso la formula del "Quando tu... mi sono sentito..." per spiegarci. 
Ho finito di rileggere tutti i passi che ho sottolineato e mi accorgo che è difficile dare puntuale rassegna delle sensazioni che Esami di empatia ha generato in me durante la lettura perché molti di questi temi sono inconsci, hanno a che fare con le paure più tenaci e con il lavoro che si fa (o non si fa) su se stessi giorno dopo giorno, mentre si cresce.
Ciò che ho chiaro è che è una lettura che fornisce tanti elementi di valutazione del reale e questo è un regalo perché di valutare abbiamo sempre più bisogno e spesso non disponiamo di tutti gli attrezzi necessari per farlo. Questo libro mi ha suggerito un nuovo vocabolario per alcuni stati d'animo incompresi e mi ha raccontato l'empatia come un'eco corporea, qualcosa che vibra tra i nostri corpi intenti a fare altro: muoversi per il mondo, riposare, godere, soffrire, amare. Ci sono tanti viaggi da fare tra questo vibrante materiale umano, ma serve il coraggio di partire. 




Claudia Consoli