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Istanti di discontinuità: il microcosmo delle "stelle vicine" nei dodici racconti di Massimo Gezzi

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Massimo Gezzi, copertina "Le stelle vicine"


Le stelle vicine
di Massimo Gezzi
Bollati Boringhieri, marzo 2021

pp. 111
€ 15 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Dodici racconti. Dodici storie che narrano un punto di rottura, una quotidianità infranta da una scoperta, da un evento, da un'irruzione dell'imprevedibile, o che colgono l'eccezionalità del quotidiano, attraverso il caso e i traumi che ci rendono così paurosamente umani. Qualche "anello che non tiene" sembra dare una tregua di dolcezza e di speranza, ma altrove sono terribili epifanie a indurre interrogativi a cui è difficile rispondere.

Le stelle vicine, in libreria da marzo, vede Massimo Gezzi misurarsi con la narrazione breve, e uscirne vincitore. Nei suoi testi troviamo l'asciutta pregnanza lessicale di chi ha imparato sul campo della poesia a contare le parole, a misurarle, a sceglierle e a ordinarle con grande attenzione. Ravvisiamo, forse con un po' di suggestione, conoscendo il campo di studio dell'autore, l'insegnamento degli scrittori novecenteschi, con qualche tocco di minimalismo d'oltreoceano. 

Nei racconti, è privilegiata la focalizzazione interna, ora calata sul protagonista, ora su un testimone della vicenda, ora in prima persona, ora in terza. La soggettività di uno sguardo e di un pensiero è una chiave d'accesso al mondo, un filtro che permette di guardarsi attorno e di meravigliarsi, o di lasciarsi spaventare, irritare, aggredire,... La gamma di emozioni che attraversiamo è a dir poco amplissima, e spesso sperimentiamo sentimenti scomodi, come la violenza (fisica o verbale) scaturita da una rabbia senza fine (nel caso di un ragazzino sull'autobus) o dalla frustrazione (di un insegnante malato), la disperazione per la rovina economica o per aver causato un incidente mortale, la paura per essere vittima di stalking, lo scollamento dalla realtà di un'anziana, l'emarginazione di un epilettico, giudicato a un primo sguardo...  Fanno da contraltare racconti in cui dominano possibili vie di fuga da questa realtà, perlopiù smentite dai fatti, ma ugualmente catartiche: il saluto salvifico di chi accoglie un emarginato, un pianto finalmente liberatorio, il sollievo per una tragedia solo sfiorata, il potere trasformativo della scrittura, l'infatuazione di un ragazzo per una coetanea circense,... 

Stupisce positivamente la capacità di Gezzi di passare da un'adolescente piena di una sua particolare bellezza a un'infermiera di età adulta; da un'anziana in preda ai deliri a un bambino che prepara un tema per raccontare in forma edulcorata la sua vacanza; da un professore di filosofia che prova profonda amarezza per il suo presente a un uomo epilettico, che molti considerato un "balordo", che vive ai margini della società. Tutto parte in medias res, eppure lo spaesamento iniziale si dirada subito dopo, grazie alla potenza immersiva della penna di Gezzi, che ci trascina in queste storie di chi sta ai margini e a cui nessuno presta particolare attenzione, perché molto più facile abbandonarsi ai pregiudizi. 

Varietà di punti di vista e di storie è dunque un'espressione che potremmo impiegare per la raccolta, ma sono possibili molti accostamenti tra i racconti, a cominciare dallo sguardo impudico nelle vite e soprattutto nei pensieri dei propri personaggi. Alcuni racconti feriscono e, sul crinale dell'ultima riga, si resta in sospeso, si vorrebbe sapere di più, ci si interroga; in altri è impossibile non rispecchiarsi, perché Massimo Gezzi racconta a fondo sentimenti e sensazioni che probabilmente abbiamo provato a rimuovere, ma che restano sul fondo di noi, a farci sentire imperfetti ed esposti. Resta costante l'ammirazione per questo microcosmo di stelle vicine che abbiamo accanto, e che spesso guardiamo distrattamente, senza renderci conto del loro splendere di fragilità, sofferenza e unicità. 

GMGhioni