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Christopher Coker ci racconta la differenza tra Stati-nazione e Stati-civiltà

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Lo scontro degli Stati-civiltà

Lo scontro degli Stati-Civiltà
di Christopher Coker
Fazi, ottobre 2020

Traduzione di Thomas Fazi

pp. 298
€ 20 (cartaceo)
€ 15,99 (e-book)


L’assunto di partenza di questo interessante saggio è il seguente: è dall’Ottocento che ci raccontiamo di quanto l’Occidente sia portatore dei valori di Nazione, a tal punto che identifichiamo il concetto stesso di civiltà con quello di civiltà occidentale. Ma è davvero così?


Analizzando quelli che sono stati i momenti salienti di questa cultura occidentale, dalla seconda metà del XX secolo e il primo decennio del XXI secolo, il filosofo Coker ci porta all’interno di alcune considerazioni che hanno visto l’affermazione dello Stato-nazione come forma di organizzazione politica per eccellenza. 

Come racconta Douglas Adam (1952-2001) nel suo Ristorante al termine del’Universo, ogni grande civiltà galattica attraversa tre fasi distinte: la sopravvivenza, la riflessione, la decadenza (altrimenti dette fasi del “come”, del “perché” e del “dove”). (p. 44)

Sarebbero la fine della guerra fredda e l’avvento della democrazia liberale gli ultimi passi per arrivare ad “nuovo secolo americano” ovvero lo stato portatore di valori occidentali per eccellenza. O almeno così si pensava.


Oggi, le cose sono cambiate. Lo stesso ordine mondiale liberale è minacciato dall’ascesa di nuove superpotenze regionali o globali (o aspiranti tali), ad esempio la Cina, la Russia e l’India, che  sembrano scontrarsi contro l’universalismo occidentale, sia in campo economico-politico che in campo culturale e morale. A ben vedere poi i valori liberali sono in crisi anche in Occidente. 


Si stanno affermano dei paesi che si considerano vere e proprie civiltà in contrapposizione con quella occidentale, ovvero sta nascendo lo “Stato-civiltà”. Coker si concentra in particolare su due paesi: la Cina di Xi Jinping e la Russia di Vladimir Putin. Per quanto riguarda le differenze culturali, analizzate nel capitolo intitolato Darwinismo culturale, analizza alcuni fenomeni come ad esempio il nativismo culturale, che arriva a mettere in discussione addirittura l’idea che un non cinese possa arrivare a capire completamente la lingua cinese. Arrivando quasi a negare il linguaggio quale conversazione dell’umanità

Sfortunatamente, i nativisti vogliono rimodellare una cultura con la quale affermano di avere un’intimità privilegiata. Si ergono al ruolo di uscieri, con l’intento di ostacolare la conversazione, al costo di restringere l’orizzonte del pensiero. (p. 132)

Per la Russia è emblematico, secondo l’esempio portato da Coker, che i suoi stessi abitanti si ribellarono a Pietro il Grande che voleva modernizzarli in ottica più occidentale, addirittura per molti intellettuali questa idea di avvicinare la Russia all’Europa ritardò l’idea di Stato-civiltà che era destinata ad essere, invece che un semplice Stato-nazione. Quindi da una parte restano i sostenitori della modernizzazione a dall’altra coloro che chiedono che si ritorni alle origini e alle radici mongolo-asiatiche. Si mettono in campo anche concetti relativi all’etologia e al Dna per supportare le tesi della civiltà vissuta come entità organica, insista nei geni di coloro che abitano le steppe asiatiche. Queste due istanze, il cosmopolitismo occidentale e il naturismo russo un giorno potrebbero scontrarsi in una guerra.


Il primo vero esempio di Stato-civiltà per Coker è rappresentato dal Giappone

Agli studenti veniva ricordato che vivevano in uno Stato in cui l’imperatore rappresentava l’”essenza” della nazione, sebbene parlare di nazione nell’accezione occidentale del termine - in quanto incarnazione della “volontà del popolo” - non aveva senso, poiché nel Giappone imperiale si riteneva che il popolo non avesse una volontà propria. (p. 147)

Ma per una serie di ragioni c’era poco di moderno nei suoi concetti e nelle sue strategie. Il vero  stato candidato a diventare Stato-civiltà è invece la Cina di Xi Jinping, che guardando a Stati Uniti ed Europa li indica come paesi in declino.  Sebbene il Presidente degli Usa non la pensi così, (il libro fa riferimento all’ex presidente Trump), non possiamo fare a meno di chiederci quale sia il segreto di questa portentosa ascesa cinese, e secondo l’autore è da identificare proprio nella cultura. E a ben vedere, dalle ultime dichiarazioni del nuove presidente degli Usa, Biden, il sottile confine, retto ancora dalla diplomazia, che separa gli Stati-nazione dagli Stati-società potrebbe rompersi in qualsiasi momento.


A proposito dei fondamentalismi all’interno dell’Islam, poi sfociati in una pretesa di nuovo Stato-civiltà con gli attacchi dell’Isis, il giudizio di Coker fa chiarezza, distinguendo i veri seguaci dell’islam dal resto:

È il compromesso con la cultura che ha reso l’islam una religione così straordinariamente di successo; ed è proprio qui compromesso che fa infuriare i fondamentalisti di tutto il mondo, che aspirano ad unirsi dietro a un messaggio veramente universale. (p. 235)

Ma che credibilità hanno questi Stati-civiltà? E come fanno ad imporre la nuova visione del mondo al popolo? Forse la vera grande domanda è quanto siano davvero civilizzate le grandi civiltà del mondo. Leggete il saggio fino alla fine e scoprirete cosa ne pensa Coker e soprattutto quanto peso può ancora avere, nel nostro presente, la cultura.


Samantha Viva