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#CritiCOMICS - “Il mare delle menzogne” che si mescola al mare che ci portiamo dentro: “Anaïs Nin” di Léonie Bischoff

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Anaïs Nin - Nel mare delle menzogne 
di Léonie Bischoff
L'ippocampo, marzo 2021

Traduzione di Giovanni Zucca

pp. 190
€ 19,90 (cartaceo)

Questa graphic novel rientra in quelle fortunatissime opere che sono frutto di una sola mente, che ha sceneggiato e disegnato la propria idea portandola alla vita. Il risultato non è solo una storia commovente e orchestrata con un ritmo perfetto, che cresce soavemente accompagnando l’evoluzione della protagonista, ma anche un prodotto artistico di tutto rispetto, con delle illustrazioni di commovente bellezza. Léonie Bischoff dimostra ancora una volta di saper creare storie ineguagliabili, tanto più perché in questo caso la sua ispirazione non viene dalla fantasia, ma dalla biografia di un personaggio realmente esistito. Una biografia quantomai complicata, che più di molte altre ci dimostra che la vita degli artisti è inscindibile dalla loro opera.

La biografia in questione è quella di Anaïs Nin, scrittrice francese attiva nella prima metà del Novecento le cui opere furono controverse al pari della sua vita. L’amico Henry Miller la iniziò alla letteratura erotica, ma ben presto Anaïs capì che scrivere di sesso in modo ripetitivo, come fosse un atto meccanico, non le interessava. Per scrivere, doveva prima di tutto capire chi fosse lei davvero, abbandonare le influenze e scoprirsi su due fronti diversi: mettere nella letteratura la sua esperienza di vita, e vivere attraverso la letteratura. Solo cancellando il confine tra vita e letteratura avrebbe potuto calarsi totalmente nelle sue opere e scrivere in modo inaudito, “scrivere come una donna”. Inizia così un percorso di scoperta della propria sessualità che prende la strada anche della letteratura, e in cui la Bischoff ci accompagna con delicatezza e decisione: la scelta di utilizzare una matita arcobaleno è decisamente vincente, perché è proprio nel prisma di colori che compone le linee dell’opera che si nota la frantumazione di identità che Anaïs Nin sembra operare di continuo, scomponendosi e ricomponendosi a ogni istante.

Il mare delle menzogne in cui nuota Anaïs Nin infatti non è solo quello delle aspettative della società – la monogamia, l’avere bambini, l’eterosessualità, ma anche, in letteratura, la scrittura “maschile”, il realismo a tutti i costi, e allo stesso tempo la pudicizia – ma è anche composto dalle menzogne che la Nin stessa costruisce per esplorare le varianti di sé che si celano nel suo inconscio. In questo gioco di identità, che coinvolge la scrittura di due diari divisi a seconda degli occhi di chi li avrebbe letti, e che concerne la scrittura concepita come una sorta di grafomania a cui la Nin dedica ogni ora del suo giorno, la psicanalisi gioca un ruolo fondamentale. La Nin viene così inquadrata come il centro di una Parigi emblema del suo tempo, al centro di suggestioni culturali che stimolano la fame di vita della giovane scrittrice. I rapporti sessuali con amici, maestri, psicanalisti e perfino con parenti della scrittrice si configurano come un tentativo di soddisfare questa brama inesauribile di vita e di esperienza, una brama che è la stessa che la Nin sembra provare verso la scrittura – ma c’è davvero differenza tra vita e scrittura? La vita umana non è forse una continua narrazione di bugie? Poco importa se siano raccontate agli altri, raccontate a se stessi, o messe sulla carta. O disegnate.

L’opera della Bischoff è una graphic novel fenomenale, perfetta per chi già conosce e apprezza la scrittura della Nin e vorrebbe capire meglio il personaggio che si cela dietro le sue opere, o per chi volesse fare il percorso inverso; avvicinarsi alla scrittrice, comprendere il suo punto di vista, e poi calarsi nei suoi panni e leggere i suoi celeberrimi Diari. Ma la Bischoff ci consente anche di astrarre l’esperienza della Nin e calarci in lei, comprendere la sua spasmodica ricerca di una verità soggettiva nel mare delle menzogne, immedesimarci con la sua ricerca di emancipazione che ha senza dubbio precorso i tempi e che la ha poi trasformata in un faro dei movimenti femministi e di rivoluzione sessuale degli anni Sessanta. Insomma, una vera e propria icona del Novecento, da scoprire e riscoprire. Partendo da questa graphic novel.

Marta Olivi