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Un miracolo che coinvolge il creato: "Il frutto del tuo seno" di Fabian Negrin

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Il frutto del tuo seno

di Fabian Negrin
Donzelli, 2020

pp. 32 
€ 20,00


Una giovane donna, avvolta in una veste rossa, offre il seno nudo a un bambino, che tiene tra le braccia. L’immagine che inaugura questo breve volume illustrato edito da Donzelli racconta una storia antichissima e sempre nuova. Se apriamo poi il volume e osserviamo l’angelo dalle ali rifulgenti che si avvia a trasmettere il suo annuncio, ci rendiamo conto che stiamo per addentrarci in una narrazione ben nota (o così almeno crediamo) di maternità e di speranza.
È un racconto senza parole, quello ideato da Fabian Negrin, illustratore di libri per ragazzi di origini argentine. Anche sulla quarta di copertina le note sono ridotte al minimo, e bisogna cercare su internet per trovare qualche informazione in più sull’autore. La scelta non è casuale: le parole non servono se è dirompente la forza delle immagini, se quello che si vuole descrivere è un mistero che si rinnova non ogni anno, bensì ogni giorno. Il percorso iconografico ci accompagna infatti all’interno delle vicende della natività, che non è però solo quella di Gesù, di cui si riprendono le tappe della tradizione, ma è quella di ogni bambino che viene al mondo. Ce lo suggerisce anche il titolo, Il frutto del tuo seno, che ci parla a un tempo di Maria, ma anche del legame viscerale e profondo che lega ogni neonato a sua madreTra le tavole di ampio formato, dal cromatismo intenso che rievoca il Sud America, ma anche alcuni quadri tahitiani di Paul Gauguin, nella libertà concessa al lettore dalla forma espressiva prescelta, si possono leggere trame nuove. La chiave di lettura proposta da Negrin è quella di un’infinita tenerezza, che emerge dai colori caldi con cui è restituito ogni personaggio; dall’ovale dolce del volto di Maria nel momento in cui pronuncia il suo sì alla vita; dallo sguardo intenso dei suoi occhi, che mostrano una risolutezza sconosciuta al suo corpo ancora esile; dalle mani sempre posate a proteggere il grembo; dalla cura con cui Giuseppe intaglia la culla, per farsi partecipe di questo apprendistato alla genitorialità; dal vagare inquieto degli sposi tra gli edifici di una città indifferente. È in una grotta, nel fiato caldo dell’asino e di un bue, che si stringono intorno alla donna ormai prossima al parto a crearle una nicchia accogliente, che la famiglia si completa, che il cerchio anche visivamente si chiude (e quanta amoroso stupore nelle mani del padre che solleva davanti a sé la creatura appena nata).  
Non c’è rinnovamento senza conoscenza, e l’autore si mostra sensibile interprete dell’arte del passato, da cui attinge a piene mani per approdare a una forma nuova, in cui si armonizzano il realismo e l’espressione del sentimento, che passa attraverso le linee vibranti, l’uso di campiture contrastive, la realizzazione di paesaggi “dell’anima”.
La nascita è un miracolo che coinvolge l’universo intero – indipendentemente da chi nasce, e dalle condizioni in cui lo fa. Il creato tutto fa risuonare la meraviglia della vita in arrivo. A questa meraviglia si fanno consonanti le stelle, le bestie, gli uomini, dai più ricchi ai più umili. Ed è così, in qualche modo, sorprendente ma naturalissima la scelta compiuta dall’autore nell’ultima pagina: quella di porre, sereno nella mangiatoia, un corpo di bimba. Non c’è alcun intento dissacratorio nell’opera di Negrin: grazie ai tocchi precisi del suo pennello, la natività diventa un inno laico al materno, alla femminilità che si fa grembo accogliente e generoso. Al tempo stesso, la sua vuole essere una celebrazione dell’incarnazione, che nulla toglie al mistero del Natale cristiano, e che anzi ci ricorda una volta di più che la salvezza arriva in forme impreviste e che riguarda ogni essere umano.
La scelta del silent book, in cui sono le sole illustrazioni a parlare (e con quanta forza riescono a farlo!) invita a prendersi il giusto tempo, che è poi il tempo dell’attesa: del Salvatore che viene, del bambino che nasce. Nel caso di una lettura condivisa, è consentita nella fruizione anche un’inversione del tradizionale percorso narrativo: per una volta possono essere i più piccoli a raccontare la storia ai genitori, a trovare un senso per la sorpresa conclusiva, che ai loro occhi potrebbe risultare del resto semplice e chiara come la versione canonica. L’assunzione di un punto di vista più ingenuo, più innocente, può aiutare allora anche il lettore adulto a un cambiamento di sguardo, che è forse il regalo più bello che possiamo concederci per questo Natale.

Carolina Pernigo