La rivoluzione inizia tra i banchi di scuola: "L'appello" di Alessandro D'Avenia

L’appello
di Alessandro D’Avenia
Mondadori, 2020

pp. 344
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
 


La vita è un continuo appello, che ti chiama a essere presente, a te stesso e al mondo. Quello che ti porti dietro sono le lettere del tuo nome, che è indice di identità, di appartenenza. Solo quando qualcuno accetta di farsi carico di questo nome, e quindi della tua intera esistenza, il buio che avvolge il quotidiano si dirada in virtù di un amore che salva.
Nel suo nuovo romanzo, Alessandro D’Avenia vuole ricordarci proprio questo: che siamo chiamati alla pienezza, siamo chiamati alla bellezza, che non è altro se non “la quantità di vita che riusciamo a realizzare” (p. 291). Tutto ciò è ben chiaro al protagonista, Omero Romeo, professore di scienze alle scuole superiori. Da cinque anni, per quell’ironia tragica che fa riecheggiare nel nome un destino, ha perso la vista come l’antico aedo suo omonimo, e l’oscurità piombata sulle sue giornate ha rischiato di travolgere tutto, di farlo sprofondare in un abisso senza fondo. Sulla sua pelle, però, imparando a guardarsi con gli occhi di chi lo ama, l’uomo ha raggiunto una nuova consapevolezza e la vuole ora riportare nelle aule. Lo fa per sentirsi di nuovo vivo e perché sa che questo è possibile soltanto all’insegna della costruzione e del mantenimento di relazioni generative. Per questo non tentenna quando gli viene affidata la classe che nessuno vuole, quella dei disastrati, degli infelici, degli sventurati. Quella dei ripetenti, dei bellicosi, dei più fragili. Proprio per costoro, da tempo inascoltati, opportunamente ghettizzati, e tendenzialmente dimenticati se non nel bagno di sangue dei consigli di classe, infatti, è tanto più necessaria la novità introdotta dall’Appello. Per poterli vedere attraverso i sensi che gli sono rimasti, il professor Romeo chiede loro di alzarsi e farsi carico del proprio essere e della propria storia davanti agli altri, offrendo poi il volto alle sue mani delicate, per completare il ritratto laddove non arrivano le parole.

Il gotico contemporaneo de "I demoni di Wakenhyrts" di Michelle Paver

Michelle Paver Wakenhyrst
I demoni di Wakenhyrst
di Michelle Paver
Neri Pozza, 2020

Traduzione di Francesca Cosi e Alessandra Repossi
 
pp. 320
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
 
Ho anche inspiegabilmente percepito una profonda riluttanza a passare vicino al pozzo. Provavo la stessa cosa da bambino ed evitavo di sbirciarvi dentro perché avevo paura di cogliere il mio riflesso nell'acqua. Per lo stesso motivo facevo di tutto per evitare di intravedermi negli specchi, soprattutto di notte, anche se la ragione non era esattamente la stessa. Nel caso degli specchi avevo la classica paura infantile di poter scorgere un mostro alle mie spalle. 
Nel caso del pozzo, invece, temevo che qualcosa spuntasse dalle acque nere e sporche e mi trascinasse giù. (p. 182)
È il 1966 quando una vecchia storia riemerge dai fanghi della palude. Il giornalista Patrick Ribbon, scavando e indagando, ha riesumato l'orrendo omicidio che si è consumato a Wakenhyrst, Suffolk, nel 1913 quando il rispettabile e integerrimo storico Edmund Stearne ha trafitto con un punteruolo per il ghiaccio l'occhio dell'aiuto giardiniere della tenuta, uccidendolo. L'unica rimasta ancora in vita che ricorda la vicenda è Maude, la figlia di Edmund, che all'epoca dei fatti aveva appena sedici anni. Il padre, rinchiuso poi fino alla morte in un manicomio, non ha mai smesso di dipingere demoni beffardi e osceni: quelle pitture che sembravano essere solo una degenerazione e un'ossessione della sua follia, sono determinanti per capire cos'è successo nel 1913. Perché la palude che circonda la tenuta di Wake's End non è solo rifugio per animali striscianti e uccelli canterini: intrappola nel fango vecchi orrori che sono pronti a uscire e a sconvolgere la mente anche del più retto e rigoroso dei signorotti.

«Penso che si debba usare la nostra fantasia per uscire da questo periodo in cui non c'è nulla di epico, se non la ricerca di un vaccino»: incontro con Robert Harris, l'autore del thriller "V2"

V2
di Robert Harris
Mondadori, 2020

Traduzione a cura di A. Raffo

pp. 288
€ 20 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
Audiolibro disponibile


Robert Harris (1957) è un noto scrittore inglese, la cui fama e lavoro si sono spesso legati al mondo del cinema: numerosi suoi libri,  successi editoriali, hanno ispirato film o serie TV BBC e HBO. Tra questi spicca la collaborazione con il regista Roman Polanski, nella trasposizione cinematografica del best seller Pompei, presentato a Cannes nel 2017, e la serie televisiva tratta da Archangel del 2005, in cui recita l’artista Daniel Craig, distribuita dalla BBC. Suo il celebre Enigma, soggetto del film omonimo. I libri di Harris, maestro della narrativa, hanno la peculiarità di risultare sempre estremamente leggibili e inoltre la sua carriera dagli esordi fino ad oggi è stata piacevolmente imprevedibile, muovendosi tra il mondo antico e il XX secolo, dalla politica all'alta finanza.

V2 è il secondo romanzo di  Harris ambientato durante la seconda guerra mondiale, in Fatherland (1992) si ipotizzava che Hitler fosse riuscito a sopravvivere alla guerra, mentre Archangel (1998) ha rappresentato lo spirito di Stalin reincarnato in un figlio. Monaco (2017) ha reinventato il periodo precedente alla guerra. Solo Enigma (1995), sui decifratori di codici Bletchley, si svolge nello stesso periodo di V2. Qui, Bletchley appare brevemente, durante il lasso di tempo in cui si svolgono le vicende, cinque giorni nel novembre 1944, quando le spaventose bombe missilistiche tedesche piovvero su Londra. I precedenti V1 potevano essere visti e ascoltati prima di scendere silenziosamente, dando il tempo di mettersi al riparo. Al contrario, Vengeance Weapon Two (V2) colpiva senza preavviso. Sessantacinque secondi dopo il decollo le sue scorte di carburante si interrompevano e la testata da una tonnellata si innescava.

«Fintanto che viene raccontata, una storia resta viva»: "Il morso della vipera", di Alice Basso


Il morso della vipera
di Alice Basso
Garzanti, luglio 2020

pp. 302
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Avere vent'anni nella Torino del 1935: non è semplice, senza dubbio, soprattutto se sei donna e l'idea di sposarti e avere sei figli non ti attira così tanto. Se aggiungi che sei anche avvenente, le cose si complicano: Anita Bo non pensa neanche per un momento di aiutare nella tabaccheria di famiglia, ma un lavoro vorrebbe trovarlo. È pur sempre una valida scusa per vedere il mondo e ritardare il momento in cui diventerà la moglie di Corrado e dovrà calarsi nel ruolo di madre che tanto lui desidera. L'unico annuncio possibile, vista la carriera scolastica non proprio brillante (per usare un eufemismo) di Anita, riguarda un ruolo come dattilografa presso la rivista "Saturnalia", che propone perlopiù racconti gialli d'oltreoceano. E, dunque, come fa questa rivista a restare aperta in epoca fascista? Perché in ogni numero esce anche una puntata del commissario Bonomo, che impersona tutte le caratteristiche "migliori" del fascista perfetto. Queste storie vengono scritte dal redattore e nuovo capo di Anita, Sebastiano Satta, che lei chiama con disprezzo Satta "Coso", ma la verità non è tutta quella che si mostra sulla pagina, né quella che si mostra al regime.

Quando la società conta più del singolo: le formiche tagliafoglie di Hölldobler e Wilson

Le formiche tagliafoglie. La conquista della civiltà attraverso l’istinto

di Bert Hölldobler e Edward O. Wilson
Adelphi, 2020

pp. 191 
€ 20,00 

Titolo originale: The Leafcutter Ants. Civilization by Instinct
Traduzione di Isabella C. Blum


Da lettrice profana di etologia animale e ricerche naturalistiche, trovo in questo nuovo volume della collana Animalia di Adelphi, peraltro sempre amatissima, diversi aspetti positivi: innanzitutto, rispetto ai precedenti (di cui potete leggere qui), la maggior compattezza, che lo rende più accessibile e meno intimorente per il fruitore inesperto; in secondo luogo la presenza di un fitto apparato iconografico, con immagini di alta qualità puntualmente commentate e distribuite attraverso il testo, a chiarirne di volta in volta gli argomenti trattati; infine la collocazione in coda di un glossario che aiuta a orientarsi in mezzo a un lessico spesso tecnico e di natura squisitamente scientifica. In realtà neppure tutto questo è sempre sufficiente a una piena comprensione, e quello dell’iperspecializzazione si conferma come uno dei rischi più grandi in cui potrebbe incorrere la collana nel suo procedere. Questo volume si colloca in un punto intermedio, alternando delle sezioni molto tecniche e più difficilmente avvicinabili per chi non padroneggia la materia ad altre invece estremamente godibili, che aprono una via d’accesso su un universo di grande fascino

Invito alla lettura: La (o le?) metamorfosi di Franz Kafka

 

Franz Kafka, La metamorfosi e altri racconti

La metamorfosi e tutti i racconti
di Franz Kafka
Newton Compton Editori, 2019

Traduzioni di Luigi Coppé e Giulio Raio

pp. 448
€ 9,90 



Franz Kafka scrive La metamorfosi, il suo più celebre racconto, presente in tutte le antologie di Letteratura  del ventesimo secolo, nel 1915 a trentadue anni. Si tratta dunque di un prodotto dell’età adulta che solleva ed espone agli occhi del lettore una molteplicità di temi caldi e questioni irrisolte su cui spesso i giovani adulti si interrogano una volta superata la boa dei trenta. Per questa ragione, mentre lo leggevo mi sono spesso domandata cosa può comprendere un adolescente, nella sua felice incompletezza, del dramma di Gregor Samsa: umano, familiare, e in definitiva soprattutto sociale.

Ecco che appare lampante l’utilità di leggere, o meglio rileggere, i classici in età adulta: andare alla ricerca dei vari livelli di lettura, scoprire le interpretazioni possibili, permette quasi di mettere ordine – a posteriori – in quella felice incompletezza adolescente che rischia di trasformarsi, in età adulta, in annaspante baratro, incertezza dolorosa.

#LectorInFabula - Se la verità viene dal futuro. "Quando mi troverai" di Rebecca Stead

Quando mi troverai

di Rebecca Stead
Feltrinelli Kids, 2010

pp. 191
€ 12,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)

Titolo originale: When You Reach Me
Traduzione di Flavio Santi


Che cosa si dovrebbe chiedere a un libro per ragazzi? Questa è la domanda che vortica nella testa di ogni insegnante ogni volta che va a caccia di romanzi con cui arricchire la lista dei titoli con cui avvicinare i propri studenti al piacere della lettura. Data la fortuna (e quindi il proliferare) di testi rivolti a un pubblico adolescente o preadolescente, il ventaglio delle possibilità si allarga esponenzialmente. Quando mi troverai di Rebecca Stead, che ha vinto nel 2010 il Newbery Medal ed è stato un caso editoriale negli Stati Uniti, presenta molte caratteristiche che lo rendono interessante a tale scopo: una trama avvincente e ben congegnata, articolata intorno al tema del viaggio nel tempo, declinato però in un’ottica di mistero; una prosa semplice e accessibile; una protagonista collocata in maniera credibile in uno specifico contesto socio-culturale. 

E se fossi un ibrido? Un libro di Tanis Helliwell sulla complessità della natura umana (e non del tutto umana)


Hybrids.
Pensi davvero di essere umano?
di Tanis Helliwell
traduzione di Mariavittoria Spina
Edizioni Spazio Interiore, 2020


pp. 184
€ 16,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


«Spesso non mi sento al mio posto. Sono ipersensibile alla violenza. Sono profondamente impegnato per aiutare la Terra. Mi definirei un pensatore indipendente. Seguo la mia guida interiore riguardo a ciò che è giusto, anche se è fuori dalla norma». Dite la verità: vi riconoscete almeno un po’ in questo identikit? Pensateci bene, perché in caso di risposta affermativa sappiate che potreste scoprire di essere nientepopodimenoche un ibrido in piena regola. E non un ibrido a caso, s’intende, bensì uno tra i ventidue tipi individuati da Tanis Helliwell negli ultimi trent’anni dedicati allo studio dell’argomento. Questa psicoterapeuta con base in Canada, che ama definire se stessa “una mistica del mondo moderno” e che, oltre a diverse pubblicazioni, vanta esperienze di insegnamento seminariale in tutta Europa, si è difatti convinta della natura ibrida di alcuni tra gli esseri umani proprio grazie alla risposta terapeutica – ma meglio sarebbe dire alla non risposta – di alcuni suoi pazienti, i quali non sembravano trarre giovamento alcuno dagli approcci statisticamente più efficaci. Persuasa dell’esistenza di categorie ulteriori oltre a quelle specificamente e totalmente antropiche, Helliwell ha esplorato in lungo e in largo la sua tesi cercandone conferme o confutazioni sia attraverso i libri sia attraverso la sua pratica lavorativa, giungendo alla conclusione che l’ibridazione sia non solo possibile ma verificabile: in Hybrids. Pensi davvero di essere umano?, il suo primo libro disponibile in italiano pubblicato da Edizioni Spazio Interiore, spiega perché.

#PagineCritiche - Lev Tolstoj aveva intuito l'importanza della scuola per le generazioni future e quelle che dovranno ancora essere: "Per una scuola viva, per una scuola vera" di Lev Tolstoj

Per una scuola viva, per una scuola vera di Lev Tolstoj


Per una scuola viva, per una scuola vera
di Lev Tolstoj
Edizioni E/O, ottobre 2020

traduzione di Raffaella Setti Bevilacqua

pp. 208
€ 10 (cartaceo)


Mai come in questi tempi si è tanto discusso di come debba essere la scuola e quale sia la migliore istruzione da propinare alle nuove generazioni. Un coro di voci dissonanti si sovrappongono in DAD! DDI! Bisogna fare il PAI poi il PIA e in fine il PDP. Insomma, una scuola ridotta ad acronimi incomprensibili, finanche per noi del mestiere. Ma cos'è la scuola, chi sono gli studenti e chi è l'insegnante? Sono domande a cui è difficile rispondere in tempi normali, figurarsi ai tempi del Covid. 
Molti propongono soluzioni e metodologie didattiche, a partire dai pedagogisti fino agli pseudocompetenti in materia. Nonostante ciò, l'istruzione rimane un campo in attesa di essere arato con criterio, poiché è un terreno mutevole e incontrollabile, dove una paziente e costante ricerca è necessaria. 

Più di un secolo fa, Lev Tolstoj, uno dei più grandi narratori della letteratura russa e docente attento e appassionato, aveva intuito quanta importanza ha la scuola per le generazioni che saranno e quelle che dovranno ancora essere.

Il dominio della meritocrazia: "La classe" di Christina Dalcher

Christina Dalcher
La classe
di Christina Dalcher
Editrice Nord, 2020
 
Traduzione di Barbara Ronca
 
pp. 416
€ 18,60 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
 
 «Il punto cruciale, ciò che le persone devono comprendere, è che che non siamo affatto tutti uguali.» Madeleine ha fatto una pausa e ha alzato una mano quando il giornalista ha aperto bocca per intervenire. «Lo ripeto. Non siamo tutti uguali.» Ha rivolto di nuovo lo sguardo oltre lo schermo. «Ditemi, genitori, volete che vostro figlio sia in classe con studenti che hanno un'accentuata deviazione dallo standard? Con bambini che non hanno la capacità di comprendere le sfide e le difficoltà che il vostro cinquenne sta attraversando? Con insegnanti il cui tempo è frammentato in così tante direzioni che tutti tutti finiscono per rimanere indietro?» (p. 36)
In un futuro non troppo lontano, la scuola negli Stati Uniti è diventata perfettamente meritocratica. I bambini – così come gli insegnanti – vengono valutati e smistati in base al loro Q e tenuti sotto continuo esame per essere certi che il rendimento non cali. Ci sono le Scuole Argento, le Scuole Verdi a scendere e infine le Scuole Gialle, che prendono il nome e il colore dai vecchi autobus scassati che vengono a ritirare i ragazzi. Di queste ultime scuole non si sa molto, se non che funzionano come collegi. I ragazzi vengono portati via dalle famiglie e "seguiti" in modo più consono al loro Q. 
Elena Fairchild è sposata con Malcom, uomo di punta nell'attuazione del sistema, e ha due figlie. Anna, studentessa modello di una Scuola Argento e Freddie che, a seguito di un esame andato male, viene declassata. Ed è solo quando l'ingiustizia del sistema la tocca di persona che Elena decide di farsi spostare in una Scuola Gialla, pronta a indagare e fare di tutto per salvare sua figlia dal nebuloso destino che attende i ragazzi di questi "collegi".
 

#CritiCOMICS - Impugnare una matita e rifare tutto da capo: “Anestesia”, di Fumettibrutti

fumettibrutti-anestesia
Anestesia
di Fumettibrutti
Feltrinelli Editore, ottobre 2020


pp. 144
€ 16 (cartaceo)
€ 16,99 (ebook)


Un tribunale. Un ospedale. Un tavolo chirurgico. Un corpo da scoprire. Una vita da vivere. Una storia da raccontare attraverso linee nere, un po’ storte e imprecise, attraverso un colore che ricorda il blu delle madonne nelle pale d’altare e che riempie ogni spazio, attraverso immagini crude e dirette, attraverso tante parole taglienti come lame affilate. Dopo i primissimi successi con Romanzo esplicito (Feltrinelli, 2018) e P. La mia adolescenza trans (2019, Feltrinelli), seguiti dall’antologia di fumetti Sporchi e subito (2020, Feltrinelli), Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, torna con un nuovo lavoro che conclude la sua trilogia autobiografica: Anestesia.

Ti amo da (farti) morire: più che un vademecum sulla violenza di genere, una mano d'aiuto


Ti amo da (farti) morire

Associazione Donna Ceteris
Arkadia, settembre 2015 

Illustrazioni di Laura Congiu e Stefania Costa

Prefazione di Franco Di Mare 


pp. 100

  13,00 


Quanto sappiamo della violenza di genere?

Nel 2020 sentiamo parlare spesso di molestie, di stalking, di violenza da parte di uomini perpetrati contro le donne, ma quanto davvero ascoltiamo la cronaca, analizziamo i dati e ci soffermiamo a pensare, con coscienza, su quanto letto o udito? 

E quante donne, ancora nel 2020, subiscono senza trovare la forza di reagire, un po' per paura di non essere comprese, un po' per paura di non essere ascoltate, un po' per paura di rimanere sole fisicamente, emotivamente, economicamente? E quante ancora, per tutti questi fattori messi assieme?

Oggi, ma ancor più in tutti i giorni dell'anno, è bene parlarne, scriverne, comunicare per sperare di essere di aiuto a qualcuno, fornendo i consigli giusti. 


La violenza di genere si declina in diverse tipologie:

  • fisica: quando un uomo provoca un danno fisico a una donna attraverso armi, forza e costrizioni (rientra in questa casistica anche la privazione del sonno);
  • psicologica: gli esempi più comuni sono la svalutazione della donna, danni alla reputazione, il controllo o la completa gestione della vita quotidiana, isolamento sociale, distruzione di oggetti, attacchi verbali e minacce di morte; 
  • sessuale: ogni forma di attività sessuale imposta (compresa la visione forzata di materiale pornografico); 
  • economica: riguarda tutte le azioni che impediscono ad una donna di preservare la propria indipendenza economica, come la privazione di andare o cercare lavoro, la gestione da parte dell'uomo totale e completa del conto in banca (soprattutto a quello di lei, se ne ha uno da sola) e, nel caso di separazione, non pagare l'assegno familiare; 
  • assistita: qualsiasi atto di violenza (fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica) compiuta su figure significative adulte o minori, a cui il/la minore assiste direttamente o indirettamente, subendone gli effetti; 
  • domestica: qualsiasi combinazione di violenza precedentemente elencata che avviene all'interno della casa da persone con cui si convive e che nella grande maggioranza dei casi sono uomini. 

Profeti in Patria. Bernardo Atxaga e le storie di Obaba: "Obabakoak"

Obabakoak
di Bernardo Atxaga
traduzione di Sonia Piloto Di Castri
21 Lettere, 2020

pp. 400
€ 19 (cartaceo)
€ 9,49 (ebook)



Con colpevole ritardo e pungolata dalla notizia della serie tv HBO - già uscita in Spagna a fine settembre 2020, ma ancora senza data di programmazione per l’Italia - avevo finalmente spuntato dalla lista dei libri da leggere Patria di Ferdinando Aramburu. 

Pubblicato nel 2016 da Guanda e subito divenuto caso letterario (ne abbiamo parlato qui), Patria racconta la storia di due famiglie amiche, poi divise, in una cittadina basca dove l’ETA, l’organizzazione dei separatisti, sta attaccando duramente il Paese con una serie di attentati. Un intreccio trascinante di vicende personali e politiche che ha il pregio di ribaltare e mettere in discussione ogni nozione di giusto e sbagliato. 

Con ogni probabilità non avrei badato al fatto che la casa editrice 21 Lettere  - piccola realtà modenese nata da poco ma dai titoli molto interessanti - avesse appena pubblicato Obabakoak, raccolta di racconti di Bernardo Atxaga, se non fosse che il profilo di questo scrittore, considerato il maggior scrittore basco vivente, ricorda moltissimo un personaggio di Patria, Gorka, il sensibile fratello letterato di Joxe Mari e Arantxa. 

"Gridalo" anche tu per farti corpo e cuore in mezzo al mondo: il nuovo libro di Roberto Saviano

Gridalo
di Roberto Saviano
Bompiani, novembre 2020

pp. 544
€ 22,00 (cartaceo)
€ 14,99 (ebook) 


"C'è un momento nella vita in cui gridare è il solo dovere", disse una volta Giorgio La Pira. 
E lo dice forte e chiaro anche Roberto Saviano con un libro che il grido ce l'ha già nel titolo, evocativo e potente. Mai imperativo, ma sì esortativo.
Un libro programmatico, lo definirei, il manifesto ideale di un pensiero, di un modo di stare nel mondo e di lottare corpo a corpo contro tutto quello che prova a opprimerci e schiacciarci. 
Gridalo, in libreria da poche settimane e già ai vertici delle classifiche dei titoli più venduti, è un invito ad alzare la voce contro le storture di ieri e di oggi - dittature, manipolazioni, liturgie mute del potere, schemi da pensiero unico, violenze fisiche e psicologiche, menzogne del potere - per evitare che, come disse Santa Caterina da Siena, a forza di silenzio il mondo finisca per marcire. 

«Per venti minuti ho avuto una famiglia, e mi è piaciuto». Parola d'ordine: "ritrovarsi", nel nuovo romanzo di Daria Bignardi


Oggi faccio azzurro
di Daria Bignardi
Mondadori, novembre 2020

pp. 168
€ 17,10 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Mio marito, l'uomo di cui mi fidavo più al mondo, l'uomo giusto, razionale, integro, saggio che amavo da vent'anni e con cui avevo condiviso ogni cosa, mi aveva tirato il tappeto sotto i piedi senza preavviso e senza spiegazioni. 
Sbam.
(p. 38)

Cantare l'abbandono è un'arma a doppio taglio: da un lato, la maggior parte dei lettori solidarizza, si rispecchia e si lascia avvincere da domande come: «Che cos'ho addosso? Perché tutti mi lasciano?»; dall'altra c'è un'eco pericolosa, che rischia di far rispecchiare il lettore nell'egolatria e di allontanare dalla trama originaria. Nel nuovo Oggi faccio azzurro, Daria Bignardi rifugge questo rischio con ciò che sa fare molto bene: raccontare gli altri, e farlo con una sincerità per cui, alla fine del libro, ti sembra di aver conosciuto dal vivo i personaggi e, anzi, a volte sei proprio convinto di averne visto almeno uno. 

Voce: Bernardine Evaristo in dialogo con Igiaba Scego a BookCity Milano 2020 con "Ragazza, donna, altro"

Bernardine Evaristo


Ragazza, donna, altro
di Bernardine Evaristo
Edizioni SUR, novembre 2020

Traduzione di Martina Testa
pp. 520

20,00 € (cartaceo)
12,99 € (ebook)


A Modo Nostro
O Niente.
(p. 21)

Il mondo di Bernardine Evaristo nel romanzo Ragazza, donna, altro (appena pubblicato in Italia da Edizioni SUR in una splendida traduzione di Martina Testa) è un mondo profondamente reale. Meglio ancora, è un mondo complesso, intertestuale, vero, senza abbellimenti fittizi. C’è tanta onestà, autenticità, cuore, nel mondo di Ragazza, donna, altro, il cui obiettivo è preciso: raccontare di donne nere inglesi. “I had enough of us being invisible” (“ne avevo abbastanza del nostro essere invisibili”), dice l’autrice durante un’illuminante chiacchierata tenutasi giovedì 12 novembre durante il festival letterario Bookcity Milano 2020 insieme alla scrittrice Igiaba Scego, voce inconfondibile della letteratura contemporanea italiana. La scelta di mettere in dialogo queste due autrici si rivela particolarmente stimolante: entrambe sono donne di colore, nate da genitori di origini differenti e radicate con fortezza e profonda consapevolezza nelle proprie radici. Igiaba Scego è somalo-italiana, Bernardine Evaristo anglo-nigeriana. Sulla base di questo common ground esperienziale, si avverte chimica tra le due dall’inizio dell’incontro, nonché ammirazione da parte di Scego per la sua interlocutrice d’oltremanica. Trasmette la sua emozione anche a chi ha assistito all’incontro ed è contagiosa. 

"Ragazze lontane": la storia di una famiglia attraverso un secolo di vita

nicora-ragazze-lontane

Ragazze lontane
di Isabella Nicora
Leucotea Edizioni, 2020

pp. 198
€ 15,90 



Villerose, Rieti, autunno 1943. Salvo e Giovanna sono una giovane coppia di sposi, la cui vita familiare è allietata dalla vivacità di tre bambini: Livia, la più grande, Adriano e Vera. E un quarto (anzi, una quarta, si chiamerà Perla) è in arrivo. Il racconto ci catapulta in medias res: la tranquillità familiare, vissuta nella comunità del borgo reatino, è interrotta dalla brutalità di una pattuglia di soldati tedeschi che individua la casa della coppia come propria base ideale. Senza tanti complimenti Salvo, Giovanna e i bimbi vengono cacciati di casa e sono costretti a rifugiarsi in una grotta. Ma il tempo passa e la guerra finisce. Cambio immagine nel racconto: seguiamo Salvo e Giovanna muoversi nella Roma del dopoguerra, dove si sono trasferiti per prendere in gestione un banco di frutta e verdura a Campo de' Fiori. Per poi cambiare ancora occupazione, come custodi e governanti delle famiglie bene della Roma del tempo fino a diventare gestori di un bar. Si inanella in questi episodi la vicenda familiare dei Manzi, che seguiremo, nell'intero dipanarsi del romanzo, in tutte le loro vicissitudini, a cavallo tra il Lazio e la Liguria, dove parte della famiglia, capitanata da Dorina, la sorella tanto amata di Salvo, finirà per trasferirsi.

Dietro le quinte di un capolavoro: "Casa Lampedusa" di Steven Price


Casa Lampedusa

di Steven Price

Bompiani, ottobre 2020

Traduzione di Piernicola D'Ortona e Maristella Notaristefano

pp. 304
€ 18,00 (cartaceo)

€ 10,99 (ebook)

Aveva amato quella casa come nient'altro in vita sua. Ricordava le stanze in cui aveva dormito fino a due mesi prima che la bomba degli Alleati cancellasse il palazzo. Lui era nato su un tavolo a pochi metri da quel letto e per tutta la vita aveva creduto che sarebbe morto fissando l'intonaco di quel soffitto. In nessun altro posto si era sentito a casa. Solo lì sentiva che radici, tempo, spazio erano la stessa cosa, che si entrava nel mondo in un posto carico di sofferenza e amore. Aveva percorso le sale di quell'amore per la maggior parte della sua vita (p. 267).

Giuseppe Tomasi di Lampedusa costretto a vivere lontano dalla sua casa, a tornare a visitarla solo poco prima di morire; Giuseppe Tomasi di Lampedusa che mai conobbe l'isola di cui era principe, ma di cui vagheggiava la sabbia e il sole, «al di là della caligine dell'orizzonte». Lontano dal mondo in cui viveva, di cui non ne comprendeva più i segni, quasi esule in una Palermo che non aveva più i fasti della nobiltà a cui lui apparteneva, certo che i ricordi e il mondo che lui deteneva erano destinati a scomparire insieme a lui. Questo è il personaggio di Casa Lampedusa  e se vi state domandando se il Tomasi di Lampedusa personaggio di Steven Price sia simile al principe di Salina, che il Tomasi di Lampedusa scrittore ha creato, la risposta è sì. Scelta che Price ha preso con consapevolezza ma senza ostentazione e che accompagna il lettore in questo romanzo per certi versi strano, che mai si trasforma né in una piena biografia, né in un making of, ma che lega narrazione e lirismo in un connubio ben riuscito. Il personaggio Tomasi di Lampedusa, in realtà, mostra ben poche fattezze accattivanti: riservato, taciturno, sconfitto dalla vita ancora prima di compiere qualsiasi battaglia, sopraffatto dal peso della tradizione familiare, di cui sente di non essere all'altezza. Il romanzo si apre nel momento in cui allo scrittore viene diagnosticato un enfisema polmonare e lui «capì che non era pronto a vivere come un malato, come un uomo con la morte in tasca» (p. 39). 

#LectorInFabula - Sulle fiabe. L'arte del racconto secondo Paola Zannoner

Ti racconto le fiabe
di Paola Zannoner
Giunti, 2020

pp. 320
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Ci vuole coraggio, e grande generosità, da parte di uno scrittore (in questo caso una scrittrice) per mettere da parte i propri racconti, la propria fantasia sfrenata, in un certo modo anche le proprie parole, per lasciar spazio a ciò che è stato inventato e tramandato da altri. Ad altri racconti, quindi, ad altre parole, a un’altra forma di creatività, spesso generata da epoche lontane, anche se continuamente rinnovata, eternamente viva. Dunque, dicevamo, coraggio, e generosità: Paola Zannoner ci ha già dimostrato a più riprese di non mancare né dell’uno, né dell’altra. Ed è anche grazie a questo che stavolta, dopo aver scritto romanzi per ragazzi in grado di percorrere vie ambiziose e assolutamente non scontate (come Rolling Star, in cui porta in scena il ‘68, o Il bardo e la regina, in cui affronta addirittura l’intoccabile mito shakespeariano), prende un’altra strada e si dedica alle fiabe, cioè a quelle forme narrative che sono per definizione antiche e sempre nuove. Lo fa perché la fiaba non smette di parlare all’uomo e dell’uomo, non smette di aiutarci a riflettere su ciò che è importante, forse vitale. “La fiaba ci guida in un inesorabile cammino umano”, ci spiega l’autrice, e poi aggiunge: “non in una incontrollabile corsa sfrenata”; lo fa per ricordarci che un racconto che ha attraversato tanto tempo adesso il tempo lo reclama. Ecco perché è fondamentale mettersi nelle giuste condizioni per leggere, o narrare, o semplicemente ascoltare. Ecco perché serve un ambiente protetto, una penombra che svuoti l’anima dai tormenti della giornata o dalle preoccupazioni che ci affliggono, una pausa dalla frenesia del quotidiano. Mentre dà ospitalità tra le sue pagine a storie più o meno celebri (da “Cappuccetto Rosso” o “Cenerentola” fino ad arrivare a testi poco conosciuti ma non meno suggestivi, come “Prezzemolina” o “La sposa che viveva di vento”) Paola Zannoner non perde tuttavia la sua voce, che ritorna nel modo in cui le vicende vengono attualizzate, nel linguaggio che si fa più vivace e moderno, o negli intervalli in cui, confrontandosi con i nipotini, lei stessa riflette su quanto narrato, sondandone la ricezione, facendo ricadere le vicende sull’esperienza reale, riportando lo spazio condiviso del racconto a un momento di confronto attivo tra il novellante e il suo pubblico. Proprio nell’ottica di questo scambio, di cui la fiaba in qualche modo si alimenta, abbiamo voluto rivolgerci direttamente all’autrice, per farci – ancora una volta – raccontare qualcosa di più sul suo progetto.

Sopra le montagne del mondo: "Tolkien. I tesori", un tuffo nella geografia letteraria e artistica di Arda

mcilwaine-tolkien-i-tesori-mondadori


Tolkien. I tesori
di Catherine McIlwaine 
Mondadori, ottobre 2020 

Traduzione di Stefano Giorgianni 

pp. 144 
€ 22,00 (cartaceo) 


La Fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione; né smussa l'appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà.
Da dove iniziare per ricordare un uomo che creò un universo così ricco e complesso, una realtà così pervasa di magia, da venire ricordato ancora oggi come uno dei più grandi “scrittori di storie fantastiche” e filologi dell’era moderna? 

L’autrice di questo libro è la curatrice dell’Archivio Tolkien alla Bodleian Library dell’Università di Oxford. In questo prezioso volume, Catherine McIlwaine ripercorre la vita del grande Tolkien, studioso, amico, marito e padre devoto. Attraverso brevi accenni biografici e soprattutto moltissimi disegni ed illustrazioni nati dal suo genio creativo, in costante fermento per tutta la sua vita, scopriamo dei dettagli della sua vita forse ancora ignoti ai molti lettori che lo hanno amato e lo amano tutt’ora. 

"I gatti della scrittrice": la rivendicazione felina dei quattro consulenti letterari di Muriel Barbery

I gatti della scrittrice
di Muriel Barbery
e/o, novembre 2020

Traduzione di Alberto Bracci Testasecca

pp. 80
€ 14 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Un romanzo breve, un racconto lungo, un gioiello difficile da categorizzare. Lo si potrebbe quasi definire un libro illustrato per adulti. Ma perché non accogliere la magica versione della “scrittrice” e credere che sia davvero una rivendicazione dei diritti letterari felini, una testimonianza del suo processo creativo fornita dai suoi quattro gatti certosini? Perché in questo lungo racconto illustrato da Maria Guitart, la Muriel Barbery di L’eleganza del riccio come noi la conosciamo non c’è, al suo posto c’è “la scrittrice”, come la chiamano i suoi gatti. Che prendono la parola e raccontano com’è essere i gatti di una scrittrice un po’ folle, maniaca della precisione e innamorata del Giappone, per affermare una grande verità: senza di loro, le opere della “scrittrice” non sarebbero le stesse. 

#PagineCritiche - Tondelli minuto per minuto: "Dalla generazione all’individuo" di Olga Campofreda

 

Dalla generazione all'individuo
Giovinezza, identità, impegno nell'opera di Pier Vittorio Tondelli
di Olga Campofreda
Mimesis, ottobre 2020

pp. 224
€ 24 (cartaceo)
€ 16,99 (ebook)


Perché un saggio può essere importante? Perché ci aiuta a essere meno distratti, a riunire i pezzi così da possedere un quadro più completo di un autore che abbiamo letto e, perché no, amato tanto. Questa è stata la prima considerazione che ci siamo fatti al termine di Dalla generazione all'individuo. Giovinezza, identità, impegno nell'opera di Pier Vittorio Tondelli di Olga Campofreda, pubblicato da Mimesi. La spiegazione è semplice: il saggio in questione, ottimamente scritto, non fa solo luce sulla vicenda umana e letteraria di Tondelli, ma ne ricostruisce il percorso per intero e lo rende di plastica evidenza di fronte ai nostri occhi. Ciò viene realizzato senza sconti, con una capacità e lucidità di analisi rare. Ecco perché Dalla generazione all'individuo è un volume necessario per chi vuole dirsi lettore "completo" di Pier Vittorio Tondelli.

Il saggio ha il pregio di possedere una struttura che ne agevola la lettura. La divisione infatti in macro-sezioni, ovvero Per una mitologia della giovinezza, I nuovi libertini: storie di formazione impossibile, Viaggio ai confini della giovinezza, Tondelli curatore consentono al lettore una totale libertà nella fruizione del volume. Per chi ha già letto tutto Tondelli probabilmente la scelta migliore è partire dal fondo. Così abbiamo fatto noi e abbiamo trovato informazioni preziose e molto interessanti sul lavoro di editor di Tondelli. Non sappiamo se siamo stati distratti in questi anni ma di tale particolare momento nella parabola della vita dello scrittore emiliano avevano sentito parlare troppo poco. E così Campofreda ci viene in soccorso, senza ammorbare da un lato il lettore con tonnellate di dati e riscontri, ma senza, dall'altro, prestare il fianco a dubbi sulla bontà delle stesse. Vige insomma un prezioso equilibrio in queste pagine, con profonde analisi delle singole raccolte curate da Tondelli che, a distanza di anni, sono ancora più notevoli da leggere. 

"La casa dalle finestre sempre accese" racconta il Debenedetti intimo

copertina con dipinto di Ruggero Savinio

La casa dalle finestre sempre accese
di Anna Folli
Neri Pozza, 2020


pp. 272
€18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


La storia d’amore tra Giacomo e Renata, lui giovane studente del Politecnico e lei giovanissima ragazza di buona famiglia, è una storia d’altri tempi, in un mondo popolato da uomini e donne che vivevano d’arte e bellezza e continuarono a farlo nonostante il fascismo e la guerra. Non stiamo parlando di due persone qualunque, ma del più grande critico italiano del Novecento, ovvero Giacomo Debenedetti e di sua moglie, Renata Orengo, appartenenti ad una generazione di scrittori, artisti e intellettuali che permearono la loro esistenza con l’essenza stessa della bellezza, del culto per la parola e la scrittura come forma di resistenza, come ambizione e vocazione. 
Chi era Giacomo Debenedetti? Un intellettuale ebreo sognatore, incapace di riconoscersi nella sua stessa grandezza e come critico, perché desidera scrivere egli stesso, nonostante la sua rivista "Primo Tempo" da subito riesce a coinvolgere tra i suoi collaboratori quelli che saranno i grandi della letteratura italiana.
Sposerà Renata il 4 dicembre 1930, in casa dei marchesi Orengo. Da quel giorno, nell’appartamento affacciato sul Lungo Po, sarà un via vai di artisti e scrittori, da Alberto Moravia a Elsa Morante, da Alberto Savinio a Sibilla Aleramo. 

#CriticaLibera – Sylvia Beach e la sua gang: il paradiso letterario di Shakespeare and Company

C’era una volta
una giovane americana, che, trasferitasi a Parigi dopo la Grande Guerra, il 19 Novembre 1919 apre un negozio molto speciale al numero 8 di Rue Dupuytren.
Il suo nome è Sylvia Beach e, ben presto, tutti nella scena letteraria parigina dell’epoca sapranno riconoscere di chi si tratta. 
Sylvia Beach, Shakespeare and Company,
Neri Pozza, 2018
(Foto di Lucrezia Bivona)


Il negozio, una libreria anglofona chiamata Shakespeare and Company, è originale e fuori dagli schemi per l’epoca, così come i suoi clienti. Dopo non molto tempo, Beach la trasferirà dall’indirizzo della prima apertura alla location storica al numero 12 di Rue de l’Odeon. Dirimpettaia della libreria francofona La Maison des Amis des Livres, la cui proprietaria, Adrienne Monnier, fu ispiratrice e attiva sostenitrice del progetto di Beach, la via parigina a due passi da Saint-Germain-des-Prés diventa in un soffio il cuore pulsante del quartiere degli artisti e luogo di culto per la letteratura modernista.

Dire che Parigi sia uno spazio storicamente florido per la letteratura internazionale è un eufemismo. Festa mobile, come descritta da Hemingway, Parigi è il centro del mondo per una miriade di artisti, europei e internazionali, che si allontanano dalle proprie radici per andare in cerca di tale fantomatica promessa di libertà d’espressione. In ogni arrondissement della capitale francese si respira aria di innovazione, di cambiamento, di pensiero ribelle. Idee e tecniche narrative sovversive circolano per i boulevard con la veemenza della bora triestina, non trovando all’epoca in nessun altro luogo terreno tanto fertile per rompere regole e crearne di nuove.

Scrittura, amore e indagini: Vani Sarca, la protagonista di Alice Basso


L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome
di Alice Basso
Garzanti, 2015

pp. 271
€ 9,90 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
Audiolibro disponibile


Vi è mai capitato di ridere mentre leggete o mentre ascoltate un audiolibro? Non intendo sorridere, ma ridere sonoramente, suscitando curiosità - e forse anche un po' di invidia - da parte di chi vi sta accanto? Ecco, a me è successo e tuttora succede ogni volta che mi dedico alla lettura o all'ascolto dei libri di Alice Basso dedicati alla sua Silvana (per tutti "Vani") Sarca, ricordata da tanti come "la ghostwriter". 
Fin dalle primissime pagine de L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome, ho capito che la saga mi avrebbe avvinta, almeno per tre ragioni: l'ironia intelligente, spesso acuminata fino al sarcasmo; la protagonista racconta i retroscena del mondo di una ghostwriter, argomento a dir poco curioso; la narrazione è così fluida da rendere i romanzi un toccasana davanti alle storture della giornata. Se a questo aggiungiamo che nell'audiolibro la lettura di Alice Basso è coinvolgente, divertita e divertente, potete immaginare quante volte io abbia suscitato sguardi ora di riprovazione ora di curiosità da parte di chi mi ha vista ridere da sola. Sola? No, ridevo con Vani Sarca. 

Nulla deve cambiare perché tutto resti com'è: la provincia desolata di Gianni Agostinelli

 

Resti
di Gianni Agostinelli
Italo Svevo, 2020 

pp. 200
€ 18,00 (cartaceo)


Così inizia a uscire più spesso, soprattutto di sera, prendendo dalla scatola dove Aura lascia il suo stipendio qualche banconota, che spende tra bar e prostitute. Lei non gli fa domande, anche se immagina cosa vada a fare. Però non le interessa, anzi, è sollevata perché almeno in quelle ore è lontano da casa. (p. 162)

Ultimamente mi capita di leggere romanzi o racconti ambientati in provincia. Sono spesso storie crudeli, nere, dominate da due elementi che, come pilastri portanti, reggono tutto il resto: l’idea che in provincia niente cambi mai e l’idea che per la provincia non vi sia redenzione.

Il libro di Agostinelli si inserisce in questo filone con un romanzo che è poco meno che corale e copre la vita di tre adolescenti, che nel tempo diventano tre ragazzi, poi tre uomini, poi tre uomini di mezza età mentre intorno a loro quasi tutto resta com’è. A evidenziare lo scorrere del tempo, giusto il prezzo delle cose, che passa dalle lire agli euro, e la comparsa degli smartphone. Nella provincia umbra in cui vivono – che non solo è provincia, ma è anche campagna, altra ambientazione per la quale spesso non c’è scampo – le giornate, i mesi, gli anni scorrono tutti uguali, invariati, senza grandi eventi e grandi aspettative. Le vite di Massimo, Leo e Alceste e quelle delle persone che gli gravitano intorno sono segnate in linea di massima dall’immobilismo.

"Memorie di un giovane medico": l'esperienza di Bulgakov diventa narrazione


Memorie di un giovane medico
di Michail Bulgakov
a cura di Serena Prina
Neri Pozza, 2020

1^ edizione: 1963

pp. 192
€ 13 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


Essere medici alle prime armi nella Russia di inizio Novecento: potremmo riassumere con questa breve frase la raccolta di racconti Memorie di un giovane medico, che ripropone le esperienze dello stesso Bulgakov ma trasfigurate in chiave narrativa. Eppure tale definizione sarebbe assolutamente inefficace: i racconti sono molto altro. Tanto per cominciare, c'è in loro un legame profondo, che fa sì che possiamo collegare alcune storie alle altre, vuoi per gli eventi narrati, vuoi per i casi o per i sentimenti vissuti dal giovane medico. La curatrice e traduttrice di questa edizione, Serena Prina, ha scelto di disporre i racconti secondo un ordine che rispetti la cronologia degli eventi narrati, e in effetti tale decisione aiuta il lettore a tenere ben saldo l'andamento di una sorta di macronarrazione, che ingloba e abbraccia tutti i singoli frammenti.  
Tanto per cominciare, quel che colpisce fin da subito è l'estrema piacevolezza della narrazione: il giovane dottore, fresco di laurea e colmo di inesperienza, viene inviato in un paesino della campagna russa, dove è responsabile di un ospedale intero. A gravare ulteriormente sulla sua comprensibile insicurezza, c'è poi il paragone con il suo predecessore, dottore stimato da tutti, che ha procurato alla clinica strumenti e farmaci mai visti prima d'ora. Nel primo Novecento, quando il protagonista inizia il suo tirocinio, ben poca era la pratica sul campo; lo studio era assolutamente teorico e, semmai, si assisteva da lontano a questa o quella operazione. Viceversa, il carico di competenze richiesto era immenso: mutilazioni, ernie, parti podalici, ascessi,... Il dottore era chiamato a saper intervenire sempre e comunque, senza limitarsi a una branca della medicina. 

"La casa sul lago" di David James Poissant: la mutevolezza dell'amore, le maschere e i segreti

 


La casa sul lago
di David James Poissant
NN editore, 2020

Traduzione di Gioia Guerzoni

pp. 352
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Diceva Robert McLiam Wilson in uno degli incipit più belli della letteratura tutta che «Ogni storia è una storia d’amore»: io credo che lo sia anche questa. Quello che fa Poissant ne La casa sul lago, pubblicato in Italia da NN editore nella meravigliosa traduzione di Gioia Guerzoni, è raccontare dell’amore la sua mutevolezza, a partire dalla famiglia quale centro nevralgico di tutta la narrazione. Una materia complessa dunque, che Poissant maneggia con maestria anche quando la ricchezza della storia rischia un po’ di sopraffare il lettore, nella miriade di spunti, riflessioni, tematiche e digressioni. Ma, alla fine, ogni cosa è riconducibile a questo, alla mutevolezza dell’amore, esplorato da punti di vista differenti. La sua quotidianità, le mancanze, le incomprensioni, gli slanci, i dubbi, il sentimento; l’amore tra partner e quello genitoriale: Poissant ne mette in mostra fragilità e cambiamenti, in un racconto che seppur racchiuso nello spazio di tre giorni d’azione narrativa, apre squarci su una vita intera.
Dopotutto degli Starling, la famiglia al centro del romanzo, abbiamo già fatto la conoscenza: nella bellissima raccolta di racconti Il paradiso degli animali (sempre tradotta da Guerzoni per NN, nel 2015) Poissant osservava la crisi di una coppia – Lisa e Richard Starling appunto – dopo la tragica perdita della loro bambina, la tensione quotidiana, la rabbia soffocata, il senso di colpa, l’incomunicabilità che apriva un divario sempre più grande fra loro; un progressivo allontanarsi e un dolore che non può essere placato nemmeno dalla nascita di un figlio, ma che anzi accresce timori e tensioni.

Alle origini del male: "Lo specchio attento" di Silvio Raffo

Lo specchio attento

di Silvio Raffo
Elliot, 2020

pp. 153  
€ 16,50 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)



Con Lo specchio attento, Elliot prosegue l’edizione delle opere di Silvio Raffo, già iniziata con La voce della pietra e Il segreto di Marie-Belle (recensiti qui e qui). Viene riproposto in questo caso uno dei primi testi dell’autore, risalente al 1972. Si trovano in questo romanzo tutti i temi cardine della narrativa di Raffo, ma ancora non del tutto rifiniti, in uno stato embrionale che risulta perciò tanto più veritiero (e più inquietante).
Rapportando quel che emerge dalla lettura con l’intervista che l’autore ci ha rilasciato (la trovate qui), si può infatti intravedere nel testo una traccia neanche troppo labile di elementi autobiografici (l’incontro con una docente fondamentale per il processo formativo; la passione per Emily Dickinson; una certa solitudine rispetto ai coetanei; la sensibilità spiccata) che risuonano, qui, rielaborati e quasi esorcizzati attraverso la forma narrativa.
La lontananza della composizione si avverte chiaramente soprattutto se si compara l’opera alle successive. Anche a livello stilistico, si può notare in questo volume una prosa più fiorita, lirica, piena di inarcature, inversioni ed espedienti retorici, come non manca di sottolineare anche la postfazione. Se da un lato questo denuncia la giovane età dell’autore al momento della scrittura, dall’altro contribuisce ad aumentare la suggestione del testo, l’impatto dell’atmosfera gotica che emerge sotto una patina di apparente normalità. Il racconto è segmentato in capitoli brevissimi, che spezzano il respiro e accrescono la tensione.

La provincia, la fabbrica, la violenza: l'esordio di Nicolas Mathieu


Come una guerra
di Nicolas Mathieu
traduzione di Margherita Botto
Marsilio, 2020 

pp. 400

€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

 

La fabbrica aveva divorato intere generazioni, sopravvivendo agli scioperi, mantenendo famiglie, distruggendo coppie, sfibrando i corpi e le volontà, inghiottendo i sogni dei giovani, le rabbie dei vecchi, l’energia di tutto un popolo che in fin dei conti non desiderava più un destino diverso. (p. 133)

La fabbrica è, nell’immaginario collettivo, il luogo degli scontri fra padroni e operai, della catena di montaggio, di generazioni di inizio novecento volte al naufragio. La si immagina enorme, grigia, asettica, animata da uomini e donne vestiti di blu, i volti concentrati sulla singola mansione a cui sono addetti nella grande catena di montaggio. Se pensiamo al terzo millennio – a oggi – probabilmente non consideriamo la fabbrica come il luogo deputato a rappresentare il presente, che forse viene meglio raccontato da uffici smart, colletti bianchi e braccia automatizzate.

Eppure la fabbrica, come fosse un entità a se stante, esiste ancora e respira fra noi. È ancora un luogo di attività e di scontri, e che ancora riesce a far sopravvivere famiglie e strutturare destini. Mathieu, nel suo romanzo d’esordio, pubblicato in Francia nel 2014 col titolo Aux animaux la guerre, grazie al quale ha ottenuto il Prix Erckmann-Chatrian e il Prix Mystère de la critique, ce la presenta così: come un vecchio pachiderma stanco che lentamente si sta lasciando morire; come un relitto del passato, qualcosa che avrebbe dovuto cessare di esistere anni fa ma che, proprio in quanto animata da masse di persone che non vogliono perdere la propria identità e che alla fabbrica hanno a volte dedicato l’intera esistenza, è ancora qui fra noi e sta esalando gli ultimi respiri. Il mercato del lavoro, però, è un ambiente dinamico, volendo usare un eufemismo: fra i vari settori della cultura umana è forse quello che meglio rappresenta il motto della selezione naturale, quella sopravvivenza del più adatto (“survival of the fittest”), nel quale non c’è spazio per le debolezze, tantomeno per l’incapacità di stare al passo con i tempi. I costi delle fabbriche sono enormi, i ricavi ridotti all’osso; altrove, nei paesi meno sviluppati, c’è chi chiede di meno per svolgere lo stesso lavoro. Quanto si può sopravvivere?

"L’amore malato
" di
 Amélie Cordonnier: quando l'amore si trasforma in un rapporto malato?

L’amore malato
di Amélie Cordonnier
Gremese Editore, 2020

Traduzione di M.S. Tataranni

pp. 172
€ 16 (cartaceo)


Quando l'amore perde le connotazioni di "sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia" (definizione tratta dal Dizionario Treccani)? Se lo domanda l'autrice francese Amélie Cordonnier nel libro, che rappresenta il suo l'esordio letterario ed affronta il tema dell'amore malato. Un concetto di complessa natura, che sottende diversi interrogativi concatenati, tra cui la necessità di far chiarezza intorno al peso attribuito alle parole, che analogamente ai gesti possono ferire a morte l'animo umano. Non accade spesso di imbattersi in un libro in cui la protagonista non ha un nome, ma ruoli sociali di moglie, mamma, figlia, sorella ed infine amica. Amélie Cordonnier utilizza questo fine espediente per raccontare la violenza domestica: un delicato problema, che affligge milioni di persone nel mondo. L'amore malato è un lungo flusso di coscienza dal ritmo sincopato, ansiogeno, a tratti inquietante. Lo stile diretto e senza fronzoli della narratrice entra nel vivo della situazione fin dalle prime battute, risucchiando il lettore all'interno di una spirale di serpeggiante angoscia, mista a terrore.

"Perché Rothko, quindi? Perché è davvero qualcosa in più": l'omaggio al pittore in una biografia illustrata di Francesco Matteuzzi e Giovanni Scarduelli



Mark Rothko.
Il miracolo della pittura
illustrazioni di Giovanni Scarduelli
testi di Francesco Matteuzzi
Centauria, 2020

pp. 128
€ 19,90 (cartaceo)
 

L’uomo di mezza età che ci osserva dalla copertina della sua biografia illustrata, esito della collaborazione di Francesco Matteuzzi e Giovanni Scarduelli, è un Mark Rothko all’apice della maturità artistica, presentato nel sembiante e nell’atteggiamento con cui abbiamo imparato a riconoscerlo sui manuali scolastici, nei volumi monografici e nei documentari televisivi: ampia stempiatura, grandi occhiali da vista, giacca e cravatta d’ordinanza, sigaretta accesa tra le dita. Un’icona, insomma: una delle tante consegnate ai posteri dal Novecento artistico internazionale. Un’icona, tuttavia, che rifugge subito la fissità del santino in virtù della citazione stilistica che ne completa efficacemente il ritratto: perché che cosa altro è la cesura che divide la silhouette all’altezza del punto vita, inscrivendone le metà all’interno di due rettangoli dai contorni incerti, se non un palese riferimento alla produzione più famosa del pittore, quella destinata a consacrarlo? Un ammiccamento ai lettori più edotti, certo, ma anche un efficace escamotage simbolico per annunciare che ciò che si andrà a leggere è soprattutto la storia di un uomo scisso, di un esule appartenente a una famiglia di origine russa ed ebrea (Marcus Rothhowitz all’anagrafe, nato il 25 settembre del 1903 a Daugavpils) che trovò se stesso negli Stati Uniti come il più classico self made man, e che dopo anni di studi (non sempre mirati) rispose al richiamo della pittura con sollievo e tormento. Appena pubblicata da Centauria, questa graphic biography è un omaggio a un artista evidentemente consacrato dalla critica, dal pubblico e dal mercato, ma che ancora oggi, a dispetto della notorietà planetaria, pretende la fruizione diretta del proprio lavoro perché ogni spettatore possa dirsi partecipe di un processo emotivo, e quasi epifanico, di comprensione.