"La casa dalle finestre sempre accese" racconta il Debenedetti intimo

copertina con dipinto di Ruggero Savinio

La casa dalle finestre sempre accese
di Anna Folli
Neri Pozza, 2020


pp. 272
€18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


La storia d’amore tra Giacomo e Renata, lui giovane studente del Politecnico e lei giovanissima ragazza di buona famiglia, è una storia d’altri tempi, in un mondo popolato da uomini e donne che vivevano d’arte e bellezza e continuarono a farlo nonostante il fascismo e la guerra. Non stiamo parlando di due persone qualunque, ma del più grande critico italiano del Novecento, ovvero Giacomo Debenedetti e di sua moglie, Renata Orengo, appartenenti ad una generazione di scrittori, artisti e intellettuali che permearono la loro esistenza con l’essenza stessa della bellezza, del culto per la parola e la scrittura come forma di resistenza, come ambizione e vocazione. 
Chi era Giacomo Debenedetti? Un intellettuale ebreo sognatore, incapace di riconoscersi nella sua stessa grandezza e come critico, perché desidera scrivere egli stesso, nonostante la sua rivista "Primo Tempo" da subito riesce a coinvolgere tra i suoi collaboratori quelli che saranno i grandi della letteratura italiana.
Sposerà Renata il 4 dicembre 1930, in casa dei marchesi Orengo. Da quel giorno, nell’appartamento affacciato sul Lungo Po, sarà un via vai di artisti e scrittori, da Alberto Moravia a Elsa Morante, da Alberto Savinio a Sibilla Aleramo. 

Ma già si preparano tempi nuovi e bui: le leggi razziali, la guerra, la fuga a Cortona, e poi l’euforica ricostruzione, fino alle delusioni che insieme ai riconoscimenti accompagneranno fino all’ultimo la vita di Giacomo. Soprattutto in relazione alla grande delusione per una cattedra mancata e un’inspiegabile interruzione di rapporti con Alberto Mondadori e “Il Saggiatore”. Ma leggendo scopriamo anche che molte delle opere che ci restano del grande critico le dobbiamo all’amore della moglie, che dopo il 1966, anno della morte di Debenedetti, ha voluto in un ultimo gesto d’amore raccogliere appunti e ricostruire fogli sparsi, per regalarci opere che per il maestro troppo esigente con se stesso e anche soffrendo di un perenne senso di inadeguatezza, aveva deciso di non pubblicare. Tra queste Il personaggio uomo, Il romanzo del Novecento, La poesia del Novecento, Verga e il naturalismo.

Anna Folli, già autrice di MoranteMoravia, è una perfetta narratrice ispirata di queste vite romanzate. Autrice di interviste, reportage culturali, recensioni di libri, ha collaborato con i principali quotidiani e settimanali e con note riviste letterarie online. Il suo sguardo non si limita ad indagare i legami e gli stati d’animo, ma ci porta nei luoghi, dentro le case, prima a Torino e poi a Roma, nelle stanze, e anche oltre, nelle generazioni che nacquero da quegli uomini e quelle donne, figli d’arte e profondi custodi dei loro segreti, che alla giornalista svelano foto (ce ne sono di belle anche dentro il romanzo), particolari, delusioni e speranze dei loro padri.

Insieme ai due protagonisti entriamo quindi in contatto anche con i volti intimi di Piero Gobetti, Umberto Saba, Montale e Soldati, o le grandi donne che riuscirono a fare dei loro salotti dei veri e propri cenacoli letterari, come Maria Bellonci o Alba De Céspedes. 
“Il fascismo è appena caduto e i cenacoli letterari di Alba de Céspedes e Maria Bellonci nascono quasi in contemporanea e a poca distanza l’uno dall’altro: in piazza Duse, nella casa di Alba, si incontrano intellettuali, ambasciatori, politici e artisti. A poco più di un chilometro, in viale Liegi, si riuniscono attorno a Maria e Goffredo Bellonci gli “Amici della Domenica”, un gruppo destinato a entrare nella storia della letteratura.”
E cosa pagheremmo oggi per riuscire a rivivere anche solo uno di quei pomeriggi così ricchi di spunti, idee e vita attorno a temi letterari! Possiamo solo augurarci che non muoia almeno il ricordo di quei tempi, e leggere questo libro è un primo passo per capire cosa si è perso di quella magia.

Samantha Viva