"Gridalo" anche tu per farti corpo e cuore in mezzo al mondo: il nuovo libro di Roberto Saviano

Gridalo
di Roberto Saviano
Bompiani, novembre 2020

pp. 544
€ 22,00 (cartaceo)
€ 14,99 (ebook) 


"C'è un momento nella vita in cui gridare è il solo dovere", disse una volta Giorgio La Pira. 
E lo dice forte e chiaro anche Roberto Saviano con un libro che il grido ce l'ha già nel titolo, evocativo e potente. Mai imperativo, ma sì esortativo.
Un libro programmatico, lo definirei, il manifesto ideale di un pensiero, di un modo di stare nel mondo e di lottare corpo a corpo contro tutto quello che prova a opprimerci e schiacciarci. 
Gridalo, in libreria da poche settimane e già ai vertici delle classifiche dei titoli più venduti, è un invito ad alzare la voce contro le storture di ieri e di oggi - dittature, manipolazioni, liturgie mute del potere, schemi da pensiero unico, violenze fisiche e psicologiche, menzogne del potere - per evitare che, come disse Santa Caterina da Siena, a forza di silenzio il mondo finisca per marcire. 

Roberto Saviano raccoglie le storie di una moltitudine di personaggi che arrivano dalle pagine più diverse della storia e dagli angoli più remoti del pianeta e li sceglie come compagni di un viaggio in cui la conoscenza è la bussola che punta verso la verità e le parole sono le armi, o meglio le munizioni (per riprendere il nome del progetto editoriale che l'autore cura per Bompiani) capaci di sabotare la demagogia del potere, qualsiasi tipo di potere. 
Laddove veniamo privati delle parole ecco che dobbiamo gridarle ancora più forte, con tutta l'aria che ci resta nei polmoni, per non perdere la spinta a indignarci e opporre una resistenza che non può essere silenziosa. Deve fare rumore.  
Il Saviano di oggi si mette a dialogo diretto - anche qui direi corpo a corpo, in una relazione di estrema prossimità - con il se stesso di ieri, lo studente che esce dal liceo e che non sa ancora quanto sarà difficile e piena di ostacoli la vita che lo aspetta e che di fronte al male potrebbe avere, come a tutti capita, la tentazione di credere che non esista via di scampo. A lui lo scrittore dice: "quando il cammino si fa duro, tu non retrocedere." E il cammino duro sicuramente lo sarà perché pieno di imboscate. 
Il "tu" diventa per riflessione anche quello che Saviano rivolge a ognuno di noi lettori nel tentativo di dirci che quello che si attiva con la letteratura è un rapporto intimo, un tu per tu che nello spazio individuale e immateriale della lettura si trasforma poi in un cambiamento esterno, in grido. 
Quindi ci invita a leggere e a non fermarci: dopo c'è la rivoluzione da fare. 

Ipazia, Giordano Bruno, Robert Capa, Pier Paolo Pasolini, Émile Zola, la Venere Callipigia (suo supremo ideale di bellezza), Martin Luther King, Anna Achmatova, George Soros, Daphne Caruana Galizia sono solo alcuni dei protagonisti delle storie raccontate in questo libro.
Non sono mai presentati come eroi di cartapesta, santini da tenere nel portafogli, ma donne e uomini che hanno camminato all’inferno rimanendo degni anche se inevitabilmente in questo camminare si sono macchiati.
Il loro cuore ha lottato e sbagliato, ma è rimasto puro perché non ha conosciuto menzogna:
... per conoscere la periferia del mondo ci vuole un cuore che vede. E il cuore che vede è un cuore puro.  La purezza del cuore non è quella della camera sterile, buona per isolare virus e batteri, e non è neppure la purezza biologica, quella degli pseudoscienziati della razza [...] La purezza non è nemmeno quella sessuale. Quella della verginità, dell'astinenza, della castità, della fedeltà. Quella di chi mantiene il corpo lontano dai desideri e dalle pulsioni della carne. La visione manichea del corpo come carcere dello spirito mi è sempre sembrata punitiva. Preferisco quella di un corpo che, quando ha pulsioni contrarie a quelle dello spirito, rinnego la spirito, tenendo però a garanzia il cuore. (p. 17)
Accanto a loro ci sono anche tutte quelle persone che per tanti oggi non hanno più un nome ma che un nome invece l'avevano ed è stato infangato e soppresso. Ora riemerge a reclamare spazio, come le parole che ci hanno rubato. 
Note bibliografiche e spunti per approfondire chiudono il capitolo di ogni storia, in un meccanismo a scatole cinesi che fa di questo libro una mappa attraversata da una ricca trama intertestuale sommersa (come sommersi sono molti dei diritti di cui si parla). 
Gridalo non è un'esperienza che termina con la lettura, piuttosto direi che inizia proprio quando la lettura del libro si conclude. È allora che il lettore si sente chiamato a una responsabilità cruciale: andare avanti mantenendo - per usare le parole di Peter Brook a proposito dei poeti - "un piede nel fango, un occhio alle stelle e un pugnale in mano." Come riuscirci? Certo non senza lotte, sacrifici e libri. Non senza un grido. 


Claudia Consoli