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I salottieri omicidi di Ambrose Bierce: "Il club dei parenticidi"

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Il club dei parenticidi
di Ambrose Bierce
Mattioli 1885, 2018

A cura e con traduzione di Livio Crescenzi con Sofia Fucile e Chiara Giovannini

pp. 156
€ 10,00 (cartaceo)
Audiolibro disponibile
ebook gratuito per i clienti di Kindle Unlimited


Un mattino di giugno del 1872, di buon'ora, uccisi mio padre - un gesto che, allora, mi fece una profonda impressione. (p. 42)

L'incipit del racconto Un incendio mal riuscito è giustamente famoso: anche Pontiggia, nelle sue conversazioni radiofoniche, lo cita come mirabile utilizzo dell'aggettivo "profondo" che, da solo, serve a dare la connotazione di grottesco e nera ironia che caratterizza la cifra di Ambrose Bierce. Non a caso il suo soprannome era "The Bitter", l'amaro.
La raccolta di racconti brevi Il club dei parenticidi si divide in due sezioni: la prima, dedicata agli efferati delitti commessi tra consanguinei, la seconda a racconti del sovrannaturale. 
I delitti sono però portati all'estremo grottesco e i racconti di fantasmi quasi rientrano nella normale paura e suggestione di ogni essere umano. Perché il cinismo dell'autore americano che ha vissuto la Guerra Civile ed è scomparso in Messico senza che si sappia l'ubicazione della tomba è più grande di qualunque forza sovrannaturale possa girare tra di noi.
"Mi perdoni, Vostro Onore, i crimini sono efferati o meno solo se messi a confronto tra di loro. Se voi conosceste i dettagli del precedente assassinio del mio cliente, quando cioè uccise suo zio, potreste riconoscere che nelle natura di questo crimine più recente (se può essere definito crimine) c'è una sorta di comprensione e di sollecitudine filiale dei sentimenti della vittima. (p. 21)
Il nero umorismo di Bierce ci fa quasi dimenticare che stiamo parlando di assassinii. Gli stessi processi e tutto l'apparato giudiziario vengono ridicolizzati con diciture quali "Il Tribunale dei Contenziosi e dei Cavilli". Gli omicidi raggiungono tali vette di complessità da sembrare del tutto irreali. Quale orrore e dispiacere può esserci quando un vecchio zio viene rinchiuso in un sacco e ucciso a testate da un montone in grado di librarsi leggero nell'aria? Come non sorridere della sorte avversa che colpisce un parricida che nasconde il corpo in un armadio ignifugo prima di dare fuoco alla casa? O di un produttore di olio di cane e di una mammana che si uccidono a vicenda buttandosi in un calderone di olio bollente? Il tutto raccontato in prima persona e con uno stile brillante, salottiero, come se gli assassini intrattenessero gli ospiti di un cocktail party con le loro prodezze. Perché, senza ombra di dubbio, i racconti sono un vivace esercizio di stile volto anche a scandalizzare, visto il candore con cui si affronta uno dei gradi massimi del delitto degno di una condanna alla Giudecca dantesca; ma sono anche un sottile indagare nell'animo umano che, segretamente, è eccitato e attratto dal sangue, dalle storie torbide e dai dettagli scabrosi dei fatti di cronaca nera.
Il tono salottiero pervade anche la seconda parte della raccolta, quella dedicata al sovrannaturale. I racconti non abbandonano il tema del misterioso omicidio tra congiunti come nel caso di Un rampicante sulla casa che, sebbene abbia un registro completamente diverso, ricorda le atmosfere di Lovecraft, ma si muovono sullo sfondo privilegiato quella della guerra, ambiente per Bierce molto familiare. Soldati che, giustiziati, tornano per vendicarsi dell'ufficiale che li aveva fatti condannare; reduci che, convinti di tornare a casa e di incontrare la propria famiglia, trovano solo pallide ombre di spettri. Ogni racconto si conclude con un guizzo, un colpo di scena a volte affidato anche solo alla battuta conclusiva che rovescia tutto il significato di quello che abbiamo creduto di leggere fino a quel momento come nel racconto Altri ospiti dell'albergo.
Pulp e brillanti, i racconti di Bierce si prestano benissimo alle notti d'estate intorno al fuoco o alle serate dedicate all'horror, quelle in cui ci si punta una torcia sulla faccia e si declama con voce spettrale un tragico evento di molto tempo prima avvenuto in vecchie case e fattorie isolate. Con voce sepolcrale, sì, ma con un certo garbo e una verve spietata.

Giulia Pretta