Il diavolo, il giudice, il boia: calarsi nell'oscurità con Dürrenmatt

Il giudice e il suo boia
di Friedrich Dürrenmatt
Adelphi, 2020

Traduzione di Donata Berra

pp. 121  
€ 10,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)



3 novembre 1948. Ulrich Schmied, promettente sottotenente della polizia di Berna, viene trovato morto nella sua automobile, ferma sul ciglio della strada, in un luogo e in un momento apparentemente incongrui. Le indagini vengono assegnate all’ormai anziano commissario Bärlach, uomo sopra le righe e per questo inviso alle autorità, “un grosso, vecchio gatto nero a cui piace mangiare i topi” (p. 23). Procedendo lungo la scia di un sospetto inconfessato e incomprensibile ai più, compreso dapprima anche il lettore, Bärlach si fa affiancare nel processo investigativo da Tschanz, giovane agente zelante e ambizioso, affinché questo trovi le prove concrete di quella che per lui è già una certezza. Le ricerche li portano nel cuore della campagna svizzera, dove un ricco uomo d’affari, apparentemente intoccabile, conduce le sue losche attività e organizza feste esclusive. Allo stesso tempo, l’indagine è anche un percorso a ritroso nella vita del commissario, che ci proietta indietro nel tempo fino a quarant’anni prima, in un’oscura bettola di Costantinopoli.

Cosa potrà mai fare un gatto in una biblioteca? Ce lo racconta Daniele Palmieri

Storia di un gatto bibliotecario
di Daniele Palmieri
Salani, 2019

pp. 409
€ 14,90 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


I gatti sono affascinanti per i loro movimenti, ma non solo: anche per la loro capacità di essere degli ottimi narratori. Non sono impazzita, semplicemente ho letto Storia di un gatto bibliotecario, uscito lo scorso anno per Salani, opera di un giovanissimo autore come Daniele Palmieri. L'autore, che già aveva dato voce a un felino in Diario di un cinico gatto, è tornato con una storia piacevole e divertente, davvero in grado di rilassare, con un briciolo di ironia e di mistero.
Nelle prime pagine facciamo la conoscenza di quello che sarà poi chiamato Jorge Luis (al momento lui non lo sa ancora), un "gatto delle sabbie" che odia la polvere, eppure vive all'interno di una piramide. Il piccolo felino è però costretto a cambiare totalmente vita, quando un tombarolo lo rapisce e lo porta in Italia; dopo qualche tempo di detenzione, il protagonista riesce a liberarsi e, fuggendo avventurosamente, si ritrova a cercare riparo in un posto strano, pieno di scaffali lunghissimi coperti di strani oggetti rettangolari. Insomma, Jorge Luis si ritrova in una biblioteca, con umani ai tavoli che sfogliano questi oggetti pieni di strane formiche, di cui lui non capisce proprio il significato né l'utilità. 

Vorrei che dal cielo piovessero rose: un saggio-biografia per avvicinarsi al mondo di George Eliot

Vorrei che dal cielo piovessero rose. Vita e opere di George Eliot
di Romina Angelici 
Flower-ed, novembre 2019

Prefazione di Francesco Marroni

pp. 224
€ 16 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


George Eliot è stata croce e delizia per molti di noi anglisti. Tra i giganti dell’epoca vittoriana, del suo Middlemarch Virginia Woolf ha detto essere «uno dei pochi romanzi inglesi scritti per persone adulte», si inserisce in una tradizione ricchissima e allo stesso tempo ne prende le distanze, ne rimaneggia il sentire, sposta il punto d’osservazione; la sua immensa erudizione, le posizioni intellettuali, la ricerca puntuale dietro ogni testo e parola rendono la lettura dei suoi romanzi un piacere che si avvicina più allo studio che al diletto, talvolta allontanando un po’ il lettore intimidito, se non dalla mole, dalla stratificazione dei contenuti che gli si aprono davanti. Poi, c’è il dato biografico ad aggiungere sfumature alla storia letteraria e umana. Intanto George Eliot è lo pseudonimo maschile scelto da Marian Evans in un’epoca in cui era prassi comune per le scrittrici celare la propria identità dietro nomi maschili, così da poter essere giudicate tra pari, prive di pregiudizi e protette da una maggior libertà di espressione; nel caso di Eliot, queste ragioni si intrecciano al desiderio di prendere le distanze da un certo tipo di letteratura femminile tanto lontana dalla propria sensibilità di scrittrice e intellettuale e, soprattutto, mantenere il più possibile il riserbo sulla situazione personale, alquanto delicata, ossia il legame sentimentale durato quasi tutta la vita con G. H. Lewes, già sposato, con cui vivrà senza mai poterne diventare legittimamente la moglie, ma convivendovi come tale, fino alla morte di lui. La scrittrice osannata dalla critica, amata dal pubblico, perfino dalla regina Vittoria e dalla figlia Luisa, pagò comunque tutta la vita l’ipocrisia della società vittoriana. Quella società, appunto, le cui contraddizioni e il conformismo ha saputo rielaborare nei propri romanzi, in un erudito intreccio di realismo, indagine psicologica, pensiero positivista e visione soggettiva.

Lo specchio delle nostre miserie: Pierre Lemaitre chiude la sua acclamata trilogia sulla storia francese

Lo specchio delle nostre miserie
di Pierre Lemaitre

Mondadori, maggio 2020
Traduzione di Elena Cappellini

€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Una folla solenne, così numerosa da arrivare fino al ponte sulla Senna, sembrava aspettare l’arrivo del Messia. Invece videro il vicario capitolare di Parigi, in cappa d’oro, mitra in testa e pastorale in mano, accogliere il presidente del Consiglio, gli ambasciatori, i ministri e il signor Daladier. Per Fernand era già incredibile vedere tutti quei politici, socialisti, radicali, massoni andare in delegazione a Notre-Dame per pregare un Dio a cui non credevano. Ma la cosa più inquietante era la presenza di un folto gruppo di militari in alta uniforme.Di fronte al fior fiore dello Stato maggiore, il maresciallo Pétain, il generale de Castelnau, il generale Gouraud eccetera, si era chiesto se quei pezzi grossi non avessero niente di meglio da fare che andarsi ad ascoltare uno scampolo di messa, nel momento in cui il paese veniva invaso dal nemico storico [...] La messa fu interminabile. Fernand si chiedeva: nel frattempo, quanti chilometri avranno percorso le Panzerdivisionen del generale Guderian? (pp. 241-242)
Arrivata all'ultima pagina di I colori dell'incendio, il secondo romanzo della trilogia di Pierre Lemaitre sulla grande storia francese inaugurata nel 2013 con Ci rivediamo lassù, ricordo di essermi chiesta, meravigliata, dove ci avrebbe ancora portato in futuro l'autore con questa sua "Commedia umana" così ricca e sfaccettata.
Il narratore degli eventi impossibili e dei colpi di scena a poche pagine dall'incipit è tornato adesso con Lo specchio delle nostre miserie, ultimo romanzo di una saga - moderna eppure incredibilmente inscritta nell'illustre tradizione francese - che conferma ancora una volta la sua capacità di sorprendere.

Alla fiera del fake e dell'hate: un volumetto di Mauro Munafò su come smascherare tutto il falso e l'odio che c'è in rete

Fake news, haters & cyberbullismo.
A chi servono e come difendersi

di Mauro Munafò
illustrazioni di Marta Pantaleo
Centauria, 2020

pp. 128
€ 14,90 (cartaceo)

Post-truth, clickbait, fact checking, echo chambre, deepfake, hate speech, doxing, revenge porn. Sapreste spiegare con certezza a quali fenomeni si riferiscono queste espressioni in lingua inglese? Non se ne abbiano a male i più dotti: se nemmeno voi ne conoscete l’esatto significato è perché in buona parte si tratta di realtà ancora piuttosto recenti e in via di definizione, per le quali è stato necessario creare formule apposite con l’ausilio della proverbiale capacità di sintesi dell’idioma anglosassone. Realtà, purtroppo per noi, tanto illegali quanto sgradevoli, facenti capo alla trinità nefasta – questa sì, decisamente notoria – formata da fake news, haters e cyberbullismo. Ma attenzione: perché se è vero che la lingua conia nuove parole per nuovi fenomeni e le fa entrare nell'uso, è anche vero che quanto oggigiorno accade in termini di notizie false, odiatori e “leoni da tastiera” non è altro che l’adeguamento tecnologico rispetto a una tendenza diffamatoria e violenta di cui gli esseri umani hanno più e più volte dato prova nel corso della loro storia, talora con esiti tragici di portata epocale (e l'olocausto non è che uno dei molti esempi possibili a questo proposito). Ma niente panico: un libro appena pubblicato da Centauria e proprio da oggi in tutte le librerie aiuta a orientarsi in questa oscurissima selva, scenario in cui sempre più spesso capita di aggirarci in prima persona e che non può che richiedere tutta la nostra intelligenza per non essere a nostra volta raggirati.

Gammon!: "Il gioco della vita" di Mazo de la Roche

Il gioco della vita
di Mazo de la Roche
Fazi Editore, maggio 2020

Traduzione di Sabina Terziani

€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

A Jalna tutto accadeva lentamente, persino i tentativi di fermare il naturale decadimento delle cose. Un giorno, quando dal tetto si fosse infiltrata abbastanza pioggia da formare una pozzanghera sul pavimento, o quando gli armadi fossero crollati sotto il peso della carta, solo allora qualcuno avrebbe cominciato a riparare e sgomberare come si deve.
Sono passati un paio d'anni dalla conclusione delle vicende raccontate nel volume Jalna, capitolo iniziale della saga della sanguigna famiglia canadese dei Whiteoak (qui trovate la recensione). Benché la dimora sia salda al suo posto e nulla sembri invariato, anche tra le loro mura si registrano alcuni cambiamenti.
Alayne, dopo il fallimento del suo matrimonio, è rientrata a New York dove ha ripreso il lavoro per la casa editrice. Eden risulta scomparso. Meg è sposata e già madre e vive a Vaughanland. Pheasant e Piers hanno avuto il loro primo figlio, il piccolo Maurice. Augusta è rimasta in Canada per accudire Adeline che ha centodue anni e gode ancora di un appetito invidiabile. 
Ma non si tratta solo di questo: la vita di Jalna ha di fronte a sé un evento epocale destinato a sconvolgerne l'assetto e gli equilibri familiari.

"Il sistema del tatto", il sistema per dare un corpo ai fantasmi della propria vita

Il sistema del tatto
di Alejandra Costamagna
Edicola Ediciones, 27 maggio 2020

Traduzione di Maria Nicola

pp. 184
€ 15,00 (cartaceo)


Finalista del prestigioso premio Herralde nel 2018 (lo stesso che ha lanciato Roberto Bolaño alla celebrità letteraria nel 1998 con I detective selvaggi) e vincitore nel 2019 del Premio del Círculo del Críticos de Arte in Cile, Il sistema del tatto di Alejandra Costamagna racconta di Ania, un'insegnante disoccupata che, in una fase di stallo della propria vita, mette sul tavolo dell’esistenza il suo presente ma soprattutto il suo passato, in un andirivieni tormentato, solitario e avvilente tra i ricordi dell’infanzia e l’effetto di quest’ultima, percepibile nella donna che Ania è diventata. L’occasione per riflettere si presenta quando, su richiesta di suo padre, Ania deve recarsi a Campana, una città a nord-ovest di Buenos Aires dove ha vissuto la sua infanzia e dove Agustín, l'ultimo rappresentante della sua famiglia, è appena morto. Per questo Il sistema del tatto diventa anche il suo romanzo: sono suoi gli appunti sulla dattilografia che intervallano la narrazione della storia, suoi i racconti di un’Ania bambina a sfuggente, crisalide non ancora sbocciata che l’introverso ragazzo guardava senza fiatare, sue le riflessioni del significato delle parole famiglia, patria, viaggio, amicizia.

Quel che rimane, alla fine di una storia: i "Gusci" vuoti di Livia Franchini

Gusci. Una storia d'amore e guarigione
di Livia Franchini
Mondadori, maggio 2020

pp. 276
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Le storie finiscono, ma dopo dieci anni di vita insieme, è possibile lasciarsi con la freddezza che troviamo nelle prime pagine di Gusci di Livia Franchini? Ruth sta lavando i piatti, una sera come tante altre, quando Neil inizia la discussione che cambierà per sempre le loro vite. Rimasta sola nella casa che condividevano, ridotta a un guscio vuoto, Ruth si guarda attorno e rivede oggetti che rimandano alle loro abitudini, a cominciare da una lista della spesa che testimonia le loro diete, i vizi, ma anche i compromessi: insomma, gli ingredienti essenziali di una vita insieme. 
Ecco che da qui la narrazione tradizionale subisce una virata: i diversi ingredienti presenti nella lista diventano i titoli dei capitoli successivi, capitoli in cui l'autrice ci porta a scoprire la vita di Ruth prima, dopo e durante la relazione con Neil, ma al punto di vista femminile si alterna quello del protagonista maschile. Ecco allora che scopriamo, se ancora avevamo dubbi, che i fatti non sono oggettivi, ma a seconda di come vengono interpretati possono portare a prendere una scelta o un'altra. 

Facciamoci stupire dal mondo, frugando tra le sue storie più curiose: "Cose dell'altro mondo" di Giorgio Biferali

Cose dell'altro mondo
di Giorgio Biferali
Clichy, 26 maggio 2020

Illustrazioni di Elisa Puglielli

pp. 96
€ 17 (cartaceo)


Quante curiosità esistono al mondo?! Quante sono lì, in attesa di essere trasformate in storie. Viene proprio da pensarlo, leggendo il nuovo libro di Giorgio Biferali, che ho intervistato lo scorso anno (qui l'articolo) in occasione del suo Il romanzo dell'anno (qui la recensione). 
Questa volta, questo giovane e promettente scrittore trasferisce la sua passione per i dettagli al servizio di quaranta brevi storie, tanto straordinarie da sembrare opere finzionali, quando invece si tratta di vicende assolutamente vere. Se non ci credete, bastano pochi clic su un motore di ricerca per verificare che i contenuti sono tutti accreditati. Quel che però non leggerete su nessun Google, è la trasformazione narrativa che Giorgio Biferali ha operato: quando si tratta di persone, ogni volta Biferali si trasforma in un io narrante diverso per età, sesso, nazionalità, scava tra gli interessi che hanno reso speciale costui/costei. Se invece si tratta di città, di realtà inanimate, ecco che Biferali ritrova il gusto per il dettaglio curioso e, soprattutto, vista la brevità degli scritti (circa mezza pagina), il dettaglio memorabile, quello che lascia noi lettori a riflettere o a sognare e, sempre, a immaginare. Complici, le illustrazioni di Elisa Puglielli, che con colori forti e linee decise accompagna in ogni pagina gli scritti di Biferali.

"Il paese dalle porte di mattone": una buona (e inquietante) prima prova

Il paese dalle porte di mattone
di Giulia Morgani
HarperCollins, 2020

pp. 352
€ 18 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)



Per il suo primo romanzo, l'attrice e sceneggiatrice Giulia Morgani compone un noir intricato e coinvolgente. L'ispirazione, spiega l'autrice, viene da vecchi racconti di famiglia e in parte dalla vita del nonno ferroviere; ma la materia di partenza, invece di essere trasfusa nella "solita" storia di provincia, viene valorizzata da una scrittura intrisa di suspense.

Di ritorno dal fronte, Giacomo Marotta, capostazione a inizio carriera, si trasferisce nell'immaginario paese di Centunoscale Scalo. Giovane ed entusiasta, Giacomo si attende un borgo fiabesco e pieno di vita, popolato da persone sempliciotte ma allegre, pronte ad accogliere il nuovo direttore della stazione come un mito. Niente di più sbagliato: al suo arrivo Giacomo trova una cittadina addormentata in una fittissima nebbia, con edifici fatiscenti o crollati; persino la stazione è abbandonata. Un paese fantasma, peggio: attraversato da pochi, ostili abitanti e da inquietanti presenze che scrutano il ferroviere dalle persiane socchiuse.
Un clima spaventoso e lugubre, che Morgani rende richiamando alcuni versi di Pascoli: e alto, in cielo, scheletri di faggi,/ come sospesi, e sogni di rovine/ e di silenzïosi eremitaggi (Nella nebbia).

Avvolte nella nebbia, le "Storie parallele" di Nádas


Storie parallele. 
1- La regione muta
di Péter Nádas
Bompiani, 2019

Traduzione di Laura Sgarioto

pp. 544
€ 24 (cartaceo)
€ 14,99 (ebook)


“Non c’è bisogno di costruire un labirinto quando l’intero universo è un labirinto” (Jorge Luis Borges)

E un labirinto sono le Storie parallele dove ci conduce Péter Nádas, la regione muta che costituisce il primo volume di una monumentale trilogia, pubblicato da Bompiani e tradotto da Laura Sgarioto, che presumibilmente si concluderà nella primavera del 2021.
Nádas ci ha lavorato per diciotto anni e a dire il vero questa non rappresenta una novità assoluta perché l’autore ungherese non è nuovo a queste imprese letterarie se consideriamo che anche al precedente Libro di memorie ha dedicato ben undici anni della sua vita.
“Ancora nell’anno memorabile che vide il crollo del celebre Muro di Berlino, non lontano dalla statua di marmo ormai ingrigita della regina Luisa fu rinvenuto un cadavere. Questo accadde qualche giorno prima di Natale...”

La figura femminile tra Asia ed Europa nei cartoni animati giapponesi

Da Heidi a Lady Oscar. Le eroine degli anime al femminile
di Enrico Cantino
Mimesis Edizioni, aprile 2015

pp. 64
€ 5,90 (cartaceo) 
€ 4,99 (ebook)



Avete mai fatto caso che le principali eroine dei cartoni animati giapponesi trasmessi in Italia a partire dalla metà degli '70 sono orfane?
Vi siete mai chiesti perché? 
A queste e ad altre piccole curiosità sul mondo degli shōjo anime (cartoni destinati ad un pubblico femminile che va dai 10 ai 18 anni) risponde agli appassionati Enrico Cantino con il suo breve e succulento saggio. 
Le fanciulle (“shōjo” significa “ragazza”) esaminate sono: Heidi, Candy Candy, Charlotte, Peline Story, Anna dai capelli rossi, Georgie e Lady Oscar. 
Le sette eroine hanno molto in comune tra loro, per esempio il canovaccio: salvo qualche micro divergenza, mostrano tra loro tre punti in comune. 
Il primo vede le protagoniste prese in esame essere tutte orfane, eccezion fatta per Lady Oscar che, come spiega l'autore, è come se lo fosse poiché, rinnegata dal padre come figlia femmina, è costretta a vestirsi, comportarsi e agire come un maschio. 
Il secondo prevede che tutte dovranno affrontare nella loro vita una quantità innumerevole di ostacoli (comprese, nella maggior parte dei casi, tante altre sfide tragiche, come se essere orfane di uno o di entrambi i genitori non fosse abbastanza!). 
Il terzo è lo scioglimento: spesso maschilista (un uomo sarà l'artefice del lieto fine), spesso tradizionalista (un qualche ricongiungimento con la famiglia rappresentato dal ritorno o comparsa di parenti lontani, ove possibile, oppure grosse scelte/sacrifici da parte della nostra eroina). Più rara è una moderna emancipazione in cui la ragazza scopre, attraverso l'agnizione finale di un misterioso personaggio a lei vicino, di essere divenuta ricca (è il caso di Peline Story, per chi ricordasse il cartone). 

Parlare con una voce che sia la propria: la Cassandra di Christa Wolf

Cassandra
di Christa Wolf
edizioni e/o, 1990

Prezzo dell’edizione attuale: € 10,00
Traduzione e postfazione di Anita Raja

pp. 192
€ 10 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Audiolibro disponibile 


In attesa sulla soglia della propria morte. Così incontriamo Cassandra, nelle prime pagine del breve romanzo di Christa Wolf. Si tratta, in questo caso, di soglia reale, oltre che metaforica: la donna si trova appena fuori dal palazzo di Micene, dove è stata condotta come trofeo di guerra da Agamennone e ora aspetta che si compia il suo destino per mano di Clitemnestra. La sua è un’attesa vigile, vibrante di sensi. Nonostante la paura, Cassandra vuole restare presente a se stessa, testimone fino alla fine. Nel tempo lungo dell’attesa, la veggente ritorna sui suoi passi, pungola la memoria, da cui riemergono ricordi frammentari, dislocati liberamente nel tempo e nello spazio del suo passato. Quello che ne emerge è il ritratto di un’infanzia trascorsa in una gabbia dorata, convinta di essere libera, e in realtà continuamente manipolata.

Il potere della lettura in una rossa chiave pulp secondo Haruki Murakami: "La strana biblioteca"

La strana biblioteca
di Murakami Haruki
Einaudi, 17 novembre 2015

Traduzione di Antonietta Pastore
Illustrato da Lorenzo Ceccotti 

pp. 73
€ 14,25 (cartaceo con copertina rigida) 
€ 9,99 (ebook, formato Kindle) 

Nella biblioteca regnava un silenzio assoluto, più profondo del solito. Mentre avanzavo sul linoleum grigio del pavimento, le mie scarpe di cuoio nuove di zecca scricchiolavano in maniera strana, non mi parevano neanche le mie. Ogni volta che metto delle scarpe nuove, mi ci vuole un po' di tempo per abituarmi al loro suono. Al banco dove si prendevano i libri in prestito era seduta una donna che non conoscevo, assorta nella lettura di un volume molto spesso. Spesso e largo. Dal movimento dei suoi occhi, sembrava che col sinistro leggesse la pagina di sinistra, col destro quella di destra. [Incipit di “La strana biblioteca” di Haruki Murakami]
Se fosse un film “La strana biblioteca” sarebbe diretto certamente da Quentin Tarantino.
Invece è un breve racconto pulp in cui semplici descrizioni tipiche di Haruki Murakami si fondono con il caratteristico stile onirico nipponico. E per collante, a stupire il lettore, si scopre quel strano tocco pulp americano degli anni '20, insaporito dalle magistrali illustrazioni di Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ. 

"Cuorebomba", il romanzo di formazione attraverso l'amore che racconta un quartiere e un giovane disgraziato

Cuorebomba
di Dario Levantino
Fazi Editore, 2019

pp. 266
€ 16,00 (cartaceo)
€ 7,99 (e-book)


La vita è questa cosa qui, questo insignificante segmento di tempo delimitato da due vertici: amore e non amore.
Rosario ha un padre in carcere che lo aveva abbandonato per crearsi un’altra famiglia con un’altra donna, una mamma flagellata dalla depressione, sedici anni e vive a Brancaccio. Tutti pezzi che costruirebbero senza difficoltà la trama di un romanzo di dolore, sofferenza e impotenza. È innegabile che in Cuorebomba (Fazi, 2019) questi elementi non manchino e che Dario Levantino torni nella sua Palermo e al suo Rosario già protagonista del suo precedente e primo romanzo, Di niente e di nessuno (Fazi, 2018), con una carica di sentimenti negativi a fare da sfondo alla vicenda di un adolescente disgraziato. Tuttavia Cuorebomba rapisce l’attenzione del lettore calandolo prima in una dimensione dolorosa e di insofferenza, ma seminando pagina dopo pagina piccoli germi di speranza e calore: del resto Rosario ha tutta la vita davanti a sé, come potrebbe essere altrimenti?

Ambienti da incubo: «Capitalocene» di Silvio Valpreda

Capitalocene
di Silvio Valpreda
add editore, 2020

pp. 144
€ 14,00 (cartaceo)

All’inizio mi sembrava che i luoghi si potessero classificare in base all’impatto che l’azione dell’uomo aveva avuto su di loro.
Questo non voleva dire esprimere un giudizio morale. La natura priva di contaminazione umana non era migliore o più pura, era solo qualcosa di diverso da un luogo fortemente antropizzato. (p. 16)
Come si legge nella bandella di sinistra, «Capitalocene è un termine coniato nel 2016 dal sociologo inglese Jason W. Moore per descrivere un’epoca in cui i parametri più rilevanti che regolano il pianeta Terra non sono più biologici, ma economici».
La scelta di Valpreda di optare per un libro illustrato per mostrare degli appunti sulla nuova era – così recita il sottotitolo in copertina – che noi tutti stiamo vivendo si rivela più che vincente: accompagnate a una narrazione leggera che si potrebbe definire aneddotica, le immagini oltrepassano l’elemento saggistico-descrittivo per arrivare a toccare le corde emotive del lettore. Sfogliando le pagine di Capitalocene, infatti, non stiamo parlando di qualcosa, bensì piuttosto la stiamo vivendo; siamo immersi nel qualcosa che, a sua volta, percepiamo ogni giorno intorno a noi.

Il violento silenzio di "Eredità" di Vigdis Hjorth

Eredità
di Vigdis Hjorth
Fazi Editore, 2020

Traduzione di Margherita Podestà Heir
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Da quanto avevo capito, il motivo del conflitto partiva da una valutazione degli immobili troppo bassa, ma i fraintendimenti, la diffidenza, uniti a problemi di comunicazione, erano sfociati in accuse e scatti emotivi e la questione si era ingigantita. Per trovare una soluzione, bisognava tornare al punto di partenza: la valutazione che era stata fatta delle case. Ma, prima di presentare la sua proposta, voleva commentare le affermazioni di Bård riguardanti i nostri genitori.
Nel momento in cui si inizia a parlare di soldi e di eredità, anche i membri delle famiglie più unite mostrano segni di avidità, riesumano vecchi rancori, lottano per avere la fetta che spetta a loro in virtù di azioni presenti e passate. 
La famiglia del romanzo Eredità di Vigdis Hjorth si mostra spaccata già da molto tempo: da una parte, le due sorelle minori Astrid e Åsa legate ai genitori e di supporto nella loro vecchiaia. Dall'altra Bård e Bergljot che da decenni hanno troncato ogni legame. In mezzo alle due fazioni, la divisione delle amate case di famiglia al mare, sulla punta del promontorio di Hvaler. Sembrerebbe legittimo lasciarle alle figlie più presenti, se non fosse che il taglio così netto tra Bård e Bergljot è dato da eventi dell'infanzia rimasti sempre sotto silenzio, sminuiti, non creduti. Le case al mare sembrerebbero una ben misera compensazione per tutto il dolore che da decenni avviluppa la vita della protagonista e voce narrante, Bergljot, primogenita e figlia favorita dal padre.

L'uomo che non sceglie. L'antieroe de L'età dell'innocenza



L'età dell'innocenza
di Edith Wharton
BUR, 2008

1^ edizione in lingua originale: 1920

pp. 323
€ 9,50 (cartaceo)
€ 2,90 (ebook) - disponibile gratuitamente su Kindle Unlimited


«Che cosa sono io? Un genero..." pensò Archer.
Un uomo senza qualità, probabilmente, Newland Archer, un genero come lui stesso si definisce, raccogliendo in questa definizione tutte le buone qualità che la famiglia della moglie entusiasticamente gli attribuiva ai tempi del fidanzamento e dei primi anni di matrimonio: affidabilità, lealtà, pazienza, capacità di anteporre il bene della famiglia al piacere personale. La famiglia, in altri termini, è il primo anello di quel cerchio in ghisa che stritolerà l'anima di Archer e si inserisce in un anello più forte e stringente: la buona società della New York del XIX secolo.
Molti lettori si sono lamentati dell'inerzia di Archer, del fatto che egli non si accinga neppure a scendere in campo contro gli imperativi sociali e il "si fa e si dice" professato indefessamente dalla moglie May. Perfino la sua amata - e mai amante - Madame Olenska, nel momento in cui le dice che vuole andare al di là delle convenzioni e creare insieme un mondo in cui entrambi possano amarsi liberamente, gli dice che lui non è in grado di compiere questa azione.
«Per noi? Ma non esiste nessun noi in quel senso! Siamo vicini l'uno all'altra soltanto stando lontani. Così possiamo essere noi. Altrimenti siamo soltanto Newland Archer, il marito della cugina di Ellen Ollenska, ed Ellen Olenska, la cugina della moglie di Newland Archer, che cercano di essere felici alle spalle di quelli che confidano in loro».
«Ah, io sono al di là di questo» gemette lui.
«No, non lo sei! Non lo sei mai stato. Io sì».

#CriticaNera - Una nuova avventura per Sara, giustiziera in continua evoluzione


Una lettera per Sara
di Maurizio de Giovanni
Rizzoli, 19 maggio 2020

pp. 336
€ 19 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)


È arrivato ieri nelle librerie il nuovo romanzo della serie di Sara Morozzi, la protagonista di Maurizio de Giovanni che torna dopo Sara al tramonto e Le parole di Sara. Torna con i suoi capelli che consapevolmente intende lasciare grigi, con la sua capacità di arrivare di soppiatto e sorprendere, con il suo superpotere: quello di leggere le espressioni e i cuori delle persone. Torna ormai come protagonista affermata del noir italiano, il successo della sua serie – edita dall’unica collana italiana dedicata esclusivamente al genere, NeroRizzoli – è tale che Palomar ne ha acquistato i diritti televisivi. 
La donna invisibile questa volta deve vedersela con un caso che affonda le sue radici nel passato: il 14 maggio 1990 la giovane Ada Fusco esce dalla libreria dove lavora e non rientra mai più a casa. La vicenda è modellata su una tragica storia vera, quella di Graziella Campagna, a cui de Giovanni dedica il libro. Campagna era una diciassettenne uccisa dalla mafia in provincia di Messina nel 1985, colpevole di aver trovato trovato un biglietto che non avrebbe dovuto leggere in un paio di pantaloni nella lavanderia dove lavorava.

«Non c'era sopravvivenza in terra. I versi, tutt'al più, forniscono una labile consolazione»: l'anziano Petrarca si racconta ne "Il copista" di Marco Santagata

Il copista. Un venerdì di Francesco Petrarca
di Marco Santagata
Guanda, 2020

pp. 144
€ 16 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


Se avete paura di sconfessare i vostri miti letterari, tenetevi lontani da questo romanzo. Se invece siete disposti a mettere tutto in gioco, a lasciarvi divertire dalla capacità di uno studioso come Marco Santagata di romanzare gli ultimi giorni di Francesco Petrarca, allora avvicinatevi a Il copista, che è uscito in questi giorni in una nuova edizione per Guanda (che riproduce, con alcune varianti, il testo già uscito anni prima per Sellerio). 
Non c'è spazio per l'illusione, in questo romanzo: il Petrarca qui rappresentato è anziano e disincantato, affetto da più problemi fisici, resi in tutta la loro squallida concretezza.
Rimasto solo, con l'unica compagnia della donna di servizio, Petrarca riflette sul recente abbandono del suo incarico da parte di Malpaghini, il suo prezioso copista, a cui era legato quasi come a un figlio. Comporre poesie costa fatica, mentre occuparsi di lettere che saranno presto pubbliche e lette dagli intellettuali dell'epoca è piuttosto facile: l'ispirazione è sostituita da una certa facilità di penna («Era la sua specialità apparire coinvolto mentre era più lontano e disinteressato»), frutto dell'esperienza e della capacità scrivere per un suo pubblico ormai consolidato,  o da un labor limae continuo, indefesso («Riscriveva e riscriveva... Ma quel ruminio era un sostituto della creatività un vizio che lo lasciava insoddisfatto», p. 19). Perché Petrarca sapeva bene che ormai, qualsiasi suo scritto, anche una lettera rivolta a un semi-sconosciuto, sarebbe stata «esibita, commentata, riprodotta in tante copie e fatta circolare per mezza Europa [...]: ne andava della sua reputazione» (p. 32).

Di corpi, incontri e seconde possibilità: «La parte del fuoco» di Marco Rovelli

La parte del fuoco
di Marco Rovelli
Terrarossa, 2020

pp. 161
€ 15,00 (cartaceo)
Se Dio vuole che moriamo, moriremo; se Dio vuole che viviamo, vivremo. I morti possono essere il veicolo della Sua volontà, questo avete pensato. E la Sua volontà era che vi salvaste: i morti hanno chiamato i morti, sono stati loro a guidarvi. Tu sei vivo, adesso, grazie ai morti. (p. 42)
Se mi ritrovassi a scrivere la quarta di copertina del libro di Rovelli, probabilmente la scriverei così: “Questa è una storia di corpi, incontri e seconde possibilità”.
La parte del fuoco è una storia di corpi perché nel fuoco ci sono i corpi di Karim ed Elsa. Mi si obietterà che tutte le storie hanno al centro dei corpi, in quanto questi fungono da sineddoche per i personaggi le cui vicende vengono narrate. In questo caso parlare di corpi è però essenziale: è attraverso di loro che la storia prosegue, perché senza questa presenza fisica, quasi materica, la narrazione non avrebbe la stessa capacità espressiva. Senza il fascio di luce gettato sul corpo di Karim, piagato dalla fame prima e spezzato dalla fatica poi, sarebbe difficile sentire emotivamente il suo viaggio dalla Tunisia alle coste italiane, e da queste all’entroterra nostrano, che è luogo meno selvaggio, sì, ma non per questo più sicuro per chi vive vite clandestine. Allo stesso modo, senza il primo piano sui tagli di Elsa, non sarebbe possibile comprendere il disagio di una ragazza che si autoflagella per richiedere un minimo di attenzione a quei genitori che sembrano affrontare l’esistenza della figlia come una sospensione dalla realtà. Nei loro corpi pieni di materia, pur contusi, emaciati, mutilati, ritroviamo la pienezza di due vite che altrimenti sarebbe arduo raccontare.

«E di cosa hai bisogno per trovare la pace?» «Di raccontare»: un'inedita visione di Elena di Sparta

Elena di Sparta
di Loreta Minutilli
Baldini+Castoldi, 2019

€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Audiolibro disponibile su Audible

Forse non valeva la pena di distruggere il mondo per la tua altra metà della vita? 
Capita di incappare in un audiolibro per vari motivi: a me è successo di trovare Elena di Sparta di Loreta Minutilli in un periodo, qualche settimana fa, in cui ci eravamo occupate di riscritture omeriche per una diretta Instagram e quasi in automatico il mio dito ha cliccato sulla copertina così intrigante, e in pochi minuti ho capito che avrei impiegato molto volentieri le cinque ore e mezzo di registrazione per scoprire una Elena di Sparta diversa. Molto diversa. 
Premessa: ho sempre timore quando mi imbatto in riscritture di grandi classici, perché bisogna davvero avere una grande idea per stravolgere in modo convincente la vulgata o per gettare nuove luci su un personaggio diventato paradigmatico, nel caso di Elena, della bellezza e della seduzione. Piccola anticipazione: l'autrice Loreta Minutilli crea un'opera a dir poco convincente, e ora vediamo perché. 

Una danza di fantasmi incastrati dentro al mondo: "Ballata per le nostre anime" di Mauro Garofalo

Ballata per le nostre anime
di Mauro Garofalo
Mondadori, 2020

pp. 348
€ 19,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Schioppettate in aria. È lui che li uccide. Sette colpi. Un attimo appena nel fugace perdurare dell’estate. Il vento tiene memoria. Così tutto scompare, permane, si affievolisce, ritorna. È l’anticipata stagione degli abbagli. Le parole segrete di chi può riconoscere. Il mormorio del bosco racchiude la storia d’ogni vita. Chi ha rubato il vento? Gli uccelli. Per donarlo. (p. 311)

Ballata per le nostre anime di Mauro Garofalo ricorda un illustre precedente letterario: l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. La ricorda per la libertà del ritmo e per l'incrocio delle voci, per quel tentativo di catturare la vita umana descrivendo le vicende di un microcosmo, lì una piccola cittadina rurale americana, qui uno sperduto paesino nel cuore della Val Brembana. 
Una "ballata", dichiara subito il titolo, una danza di fantasmi, aggiungeremmo noi. L'autore dà voce alle anime protagoniste di una vicenda accaduta oltre un secolo fa tra i monti del Bergamasco.
La mattina del 13 luglio 1914 Simone Pianetti, uomo tranquillo, onesto lavoratore, padre di famiglia, uccise sette abitanti del suo paese, cinque uomini e due donne. Dopo aver compiuto il folle gesto, sparì sui monti e non venne più trovato; tutt'oggi il Pianetti è un ricercato per la legge italiana.
Un esercito di carabinieri venne dispiegato per cercarlo e una taglia venne posta sulla sua testa, la leggenda dice che la popolazione lo aiutò a nascondersi riconoscendo il valore del suo gesto rivoluzionario. 
Perché quella mattina d'estate Simone Pianetti imbracciò il fucile da caccia? Passato alla storia come il "Vendicatore della Val Bremabana", nella sua azione si celava la volontà di riparare a un torto, di avere riscatto. Non a caso, ancora oggi gli abitanti della zona dicono "Ci vorrebbe il Pianetti" quando si trovano impotenti di fronte a un torto.

Una giovane donna che corre nei boschi: "Il romanzo di Artemide" di Murielle Szac

Il romanzo di Artemide
di Murielle Szac

Illustrazioni di Olivia Sautreuil
Traduzione di Fabrizio Ascari

L’ippocampo, 2019
pp. 303
€ 19,90 


Nel prendere in mano Il racconto di Artemide di Murielle Szac, edito da Ippocampo nella preziosa edizione con le illustrazioni di Olivia Sautreuil, il lettore adulto si chiede subito perché proprio Artemide. Pur appartenendo a tutti gli effetti al novero delle divinità olimpiche, questa rimane infatti (ma, si scoprirà, solo apparentemente) una figura un po’ marginale nell’ambito delle vicende mitologiche, così come delle riscritture odierne e attualizzanti. Sicuramente messa in ombra dal fratello Apollo, abbagliante della luce solare a cui è associato, ma anche dalle altre dee dalla presenza o il carattere più dirompenti (la rancorosa Era, la seducente Afrodite, la saggia Minerva), di lei si ricorda solitamente che è giovane, vergine, dedita alla caccia. Adesso, Murielle Szac ci mostra quanto siamo stati ciechi, poco accorti: perché nella sua narrazione, che riprende la struttura episodica del romanzo d’appendice (o, più direttamente, delle serie TV, a cui il pubblico giovane a cui l’opera è rivolta è sicuramente più avvezzo), si recuperano la complessità, la poliedricità, le sfaccettature complesse di una dea che è anche però, per quanto contraddittorio questo possa sembrare, giovane donna.

Mettetevi comodi, preparate un invitante caffè e divorate il delizioso mignon di carta!

La caffettiera
di Théophile Gautier
Tabula fati, ottobre 1999

Traduzione di Giuliana Cutore

pp. 32
€ 3,00 (cartaceo) 

L'anno scorso venni invitato, insieme a due miei compagni di studio, Arrigo Cohic e Pedrino Borgnioli, a trascorrere qualche giorno in una tenuta nel cuore della Normandia. Il tempo, che alla nostra partenza prometteva di essere superbo, pensò bene di mutare all'improvviso, e cadde così tanta pioggia che le strade incassate sulle quali camminavamo erano come il letto di un torrente. Sprofondavamo nel fango sino alle ginocchia, uno spesso strato di terra grassa si era attaccato alle suole dei nostri stivali, e il suo peso rallentava talmente i nostri passi, che arrivammo a destinazione soltanto un'ora dopo il tramonto del sole. 
L'incipit del racconto fantastico La Caffettiera di Théophile Gautier è coinvolgente, rapisce nell'immediato il lettore catapultandolo nella realtà che il protagonista sta vivendo: una gita fuori porta con due amici, l'imprevisto del tempo e un ritardo nelle aspettative d'arrivo. Ma è solo l'inizio, in tutti i sensi. 

Biloxi: di imperfezioni e umanissima fragilità

Biloxi
di Mary Miller
Edizioni Black Coffee, maggio 2020

Traduzione di Leonardo Taiuti

pp. 304
€ 15 (cartaceo)
€ 5,99 (ebook)


C’è una storia semplice che ho letto in questi giorni e che, come le cose migliori, semplice lo è solo in apparenza, per quell’immediatezza che cela appena sotto la superficie sentimenti e spunti più complessi di quanto riveli in apparenza. Ed è anche una di quelle storie che ricorderò dei giorni strani che stiamo vivendo, quando le parole e il tempo hanno avuto una sostanza diversa da prima.
Biloxi, di Mary Miller, scrittrice americana originaria di Jackson, Mississippi, è un romanzo che commuove e fa sorridere allo stesso tempo, racconta la solitudine e le distanze, le parole che mancano o non sono mai quelle giuste, le incomprensioni all’interno di una famiglia, la depressione. Questa è la parte buia, commovente. Ma ce n’è un’altra, intrinsecamente legata alla prima, che è scoperta, affetto, speranza e umanità. E questa è la parte della storia in cui Louis, il protagonista e narratore, incontra Layla, una cagnolina meticcia un po’ sovrappeso. Non un prima e un dopo, non in senso tradizionale almeno, ma un po’ dell’una e dell’altra parte che si mescolano e confondono, tra cadute e nuove aspettative.

Il lusso nel Medioevo? Si paga caro: Maria Giuseppina Muzzarelli ci porta tra sete, broccati, gioielli e... leggi

Le regole del lusso. Apparenza e vita quotidiana dal Medioevo all'età moderna
di Maria Giuseppina Muzzarelli
Il Mulino, 2020

pp. 300 
€ 24 (cartaceo)
€ 11,82 (ebook)


Sapete che se nel Medioevo si faceva sfoggio di abiti lussuosi, si poteva essere multati? Vere e proprie leggi, le leggi suntuarie, erano state approntate per mettere un freno al lusso fin troppo esibito, e i divieti erano all'ordine del giorno; lodevole era invece una sorta di aurea mediocritas che rispondeva ai dettami della Chiesa di moderazione ed equilibrio, sfuggendo così al peccato di vanità. 
Se vi state chiedendo perché, sfogliando il bel volume Le regole del lusso appaiano di tanto in tanto le riproduzioni di abiti a dir poco sontuosi, la risposta è semplice: perché le leggi c'erano, sì, ma pagare una contravvenzione per il lusso era quasi una coccarda da affiggere al proprio status sociale, oltre al fatto che Maria Giuseppina Muzzarelli conferma fin dalle prime pagine l'enorme distanza che esiste tra la creazione delle leggi e la loro reale applicazione.

#CritiCOMICS. George Orwell: un ritratto sfaccettato.

Orwell.
Etoniano, poliziotto, proletario, dandy, miliziano, giornalista, ribelle, romanziere, eccentrico, socialista, patriota, giardiniere, eremita, visionario

di Pierre Christin e Sébastien Verdier 

Con la partecipazione di André Juillard, Olivier Balez, Manu Larcenet, Blutch, Juanjo Guarnido e Enki Bilal


Traduzione di Fabrizio Ascari

L’ippocampo, 2020
p. 160
€ 19,90 



Sin dalla copertina, su cui campeggiano un nome, un volto dai tratti decisi e una lunga serie di attributi associati a quel volto, a quel nome, si capisce che la vita di Orwell sfugge a ogni tentativo definitorio. Pur essendo morto decisamente troppo giovane, infatti, Eric Blair ha avuto un’esistenza ricca e sfaccettata, assolutamente inimmaginabile per chi abbia conosciuto l’autore magari soltanto grazie ai suoi romanzi più noti, La fattoria degli animali e 1984.
Stratificata e composita risulta peraltro anche l’opera, in cui le illustrazioni di Sébastien Verdier, a tratti illuminate dai tocchi di colore di Philippe Ravon, sono alternate a tavole realizzate, con stili, tratti e cromatismi diversi, da altri disegnatori, allo scopo di rendere possibile un accesso più completo, poliedrico, all’opera e alla personalità dello scrittore britannico. La sua stessa voce del resto viene restituita da Pierre Christin, che sceglie di riportare, evidenziandoli con caratteri dattiloscritti, ampi stralci derivati dagli interventi di carattere autobiografico di Orwell stesso. L’ampio formato del volume permette una totale immedesimazione, una piena fruizione del dettaglio delle singole immagini, mentre il lettore accompagna il giovane Eric dalle piccole incongruenze della sua infanzia ai tormenti del collegio in Inghilterra, dal periodo degli studi alla scelta spiazzante di entrare nella Polizia Birmana e tornare in Oriente, seguendo le orme paterne e ritornando sulle tracce delle proprie stesse origini.

"Forme di lontananza": Edurne Portela racconta l'amore che toglie ogni certezza

Forme di lontananza
di Edurne Portela
Lindau, 2020

Traduzione di Thais Siciliano

pp. 294
€ 20 (cartaceo)
€ 13,99 (ebook)



Dopo avermi piacevolmente sconvolta con Meglio l'assenza lo scorso anno (qui la recensione), Edurne Portela torna in libreria con un romanzo in cui ritroviamo alcuni dei temi a lei cari, ma portati avanti con una scrittura ancor più sorvegliata e magnetica. 
Questa volta, la questione basca viene guardata obliquamente, perché la materia centrale è invece la vita di chi, dalla Spagna, se n'è andata, per un dottorato negli Stati Uniti: nelle prime pagine facciamo al conoscenza della protagonista, Alicia, che fatica a sbarcare il lunario e per questo la troviamo avvolta in più coperte per evitare di alzare il riscaldamento che non sa come pagare, mentre la sua casa è presa d'assalto dai topi. Una situazione decadente, certo, ma la sua preoccupazione più grande è chiudere per bene i catenacci e assicurarsi che lui, Matty, non possa entrare nella sua stanza. Come è arrivata a tanto? A piangere nell'armadio e a rinunciare a tutto ciò che aveva, comprese le sue due amatissime gatte, e ad avere il terrore di suo marito?

#EditoriInAscolto - Il "piccolo volo" che separa il fumetto dall'arte: Kleiner Flug

Non posso negare che, da insegnante, il mio primo incontro con la realtà di Kleiner Flug sia avvenuto all’insegna dell’interesse didattico: in tempo di Covid-19 e reclusione forzata, noi docenti siamo andati forsennatamente a caccia di idee e proposte nuove che ci consentissero di inventarci da zero una didattica a distanza convincente, ma soprattutto attrattiva per i ragazzi, in mancanza di quel quid in più che offre inevitabilmente la lezione frontale. Mi sono così imbattuta in questa piccola casa editrice toscana, che nell’ottica della “solidarietà digitale” ha messo a disposizione del pubblico molti dei suoi prodotti editoriali, dedicati alla trasposizione fumettistica di grandi personaggi della storia o della letteratura, ma anche di momenti epocali o di luoghi celebri. È bastato però sfogliare alcuni dei loro albi, a partire da quelli più attinenti al programma (come Dante Alighieri o Francesco Petrarca, Leonardo da Vinci o Galileo Galilei, per citarne solo alcuni), per capire che il progetto che sta alla base degli albi è molto più ambizioso. Dissimili per taglio e stile rappresentativo, i singoli volumi sono accomunati dal desiderio di fornire una lettura propria, personale, del soggetto rappresentato, privilegiando narrazioni non lineari, o punti di vista anomali. Così la figura di Dante è descritta attraverso gli occhi di Beatrice, che accompagnano il poeta ragazzino e poi adulto innamorato e pieno di dubbi, infine disperso nella selva oscura del peccato, da dove solo uno sguardo amorevole e attento può salvarlo. La storia di Petrarca viene rievocata attraverso gli spunti offerti da un rocambolesco viaggio in carrozza alla volta di Roma, pieno di incontri e di occasioni per verseggiare. Anche gli adattamenti di singoli testi si rivelano originali, pur mantenendosi più fedeli al testo di provenienza, come avviene per il Rosso Malpelo tratto da Verga, dove si enfatizzano in toni toccanti la solitudine del ragazzino e l’incomprensione di chi lo circonda. Affascinata dalla linea editoriale e dalla sua coerenza, ho voluto fare qualche domanda al responsabile e fondatore, Alessio D’Uva, per conoscere meglio il lavoro della sua squadra.

Spettri di frontiera che attraversano i racconti di Bierce

Spettri di frontiera
di Ambrose Bierce
Adiophora, 2019

trad. Matteo Zapparelli Olivetti

pp. 280 
€ 16,00 (cartaceo)
€ 1,99 (ebook)

Ambrose Bierce, nacque in Ohio nel 1842 e oltre ad essere uno scrittore con uno stile narrativo inconfondibile, visse una vita intensa e piena di colpi di scena; soldato, giornalista, autore di satire americane e critico. Conosciuto per la sua opera Il Dizionario del Diavolo, scomparve in circostanze misteriose, durante la rivoluzione messicana, nel 1913. 

Fu scrittore appassionato di mondi collocati tra il reale e il fantastico, con un'anima gotica e con uno sguardo sul soprannaturale, sul mistero. Il suo stile scarno e romantico, anche se con una punta di ironia, fu accostato a Poe. Nonostante le tecniche narrative lo avvicinino molto al suo modello, se ne discostò per ambientare i suoi "orrori" nel contesto storico della guerra civile, quasi assunta a simbolo della condizione umana. Si può ipotizzare un debito di Hemingway e Crane, proprio nei confronti di Bierce, nel loro modo di narrare la guerra. Fu molto apprezzato anche da Lovecraft e Chambers, entrando di diritto nel novero dei più grandi autori del genere. Eppure in Italia è semi sconosciuto ai più, soprattutto per la poca attenzione che il mondo editoriale nostrano gli ha riservato negli anni (tranne per qualche libro della collana Mille Lire della Newton). Almeno fino ad ora, con questa edizione con testo inglese a fronte, realizzata dalla casa editrice Adiaphora, realtà interessante che sta cercando di diritto una propria linea nel mondo delle case editrici, interessate al fantastico e al gotico.

L'ambitissimo Premio letterario DeA Planeta va a Federica De Paolis e al suo "Le imperfette"

È Federica De Paolis la vincitrice della seconda edizione dell'ambitissimo Premio letterario DeA Planeta, promosso da DeA Planeta Libri. Il romanzo, inedito, che ha convinto la giuria porta il titolo Le imperfette e sarà in libreria dal prossimo 9 giugno.
La proclamazione è avvenuta, anziché nella consueta cerimonia, in modo abbastanza irrituale, ma ormai comune di questi tempi, tramite la piattaforma Zoom, in una conference call aperta a giornalisti e blogger. Presenti anche noi di Critica Letteraria. Il premio, che l'anno scorso, alla prima edizione, andò a Simona Sparaco con  il romanzo Nel silenzio delle nostre parole, è di quelli che fanno tremare le vene dei polsi: 150mila euro, la pubblicazione del romanzo in Italia e in Spagna e la traduzione dell'opera in inglese e in francese.
Oltre 700 le opere che hanno partecipato a questa seconda edizione, un numero di testi ragguardevole da cui la giuria, composta da Pietro Boroli, presidente De Agostini Editore, Claudio Giunta, docente e scrittore, Rosaria Renna, conduttrice radiofonica e televisiva, Simona Sparaco e Manuela Stefanelli, direttrice Libreria Hoepli, ha tratto la cinquina finale. Tra le opere partecipanti, anche romanzi da Paesi Europei, dall'Egitto, dall'Uganda e da Israele. "Tante opere ci hanno colpito per la forza della storia, la qualità della scrittura, la potenzialità internazionale", ha detto Stefano Izzo, segretario del Premio. Ma alla fine, a emozionare maggiormente i giurati, è stata lei Federica De Paolis, dialoghista cinematografica, autrice televisiva, con all'attivo già cinque romanzi, l'ultimo dei quali è Notturno salentino, pubblicato nel 2018 per Mondadori.

L'amore che si fa attesa: una rilettura di Roberto Cotroneo

Questo amore
di Roberto Cotroneo 
Mondadori, 2008

pp. 140
€ 9,00 (al momento fuori catalogo)



Anna non sa cos’è l’amore. L’ha intuito, forse, nel bagliore di un raggio di sole, in una strada polverosa della sua infanzia, ma senza mai esserne certa. Anna l’amore lo impara con Edo, Edo con i suoi sogni e i suoi completi chiari, Edo forte e saldo, Edo che porta girasoli in una giornata d’inverno (lampo di luce, come i limoni di Montale). Con Edo, Anna si costruisce presente e futuro. 
Com’era l’amore prima? Non c’era. C’era un sentiero proprio dietro casa. Un tratturo che d’estate diventava un nastro bianco. Un pomeriggio era passato da lì un ragazzo bruno. E io l’avevo guardato dalla finestra. Avrò avuto otto anni. Pensai che doveva essere quello l’amore. E che era durato il tempo di un orizzonte della finestra. Non capivo cosa ci fosse di eterno in un sentimento del genere […]. Ma forse l’eterno sta nella capacità di tenere vivo un attimo di orizzonte, aspettando che si ripresenti. Quando aprii la porta a Edo ho rivisto nella mia memoria quella finestra. Se qualcuno mi avesse detto che Edo era quel ragazzo io ci avrei creduto.