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"L'amore ai tempi del colera": la storia di un amore realmente magico, magicamente reale

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L'amore ai tempi del colera
di Gabriel Garcίа Márquez
Oscar Mondadori, 2016

Traduzione di Angelo Morino

Prima edizione: 1985

pp. 390

€ 14 (cartaceo)
€ 7,99 (e-book)


Era inevitabile: l'odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati (p. 5).
Comincia con queste poetiche righe uno dei romanzi più noti di  abriel Garcίа Márquez, L'amore ai tempi del colera (Oscar Mondadori, 2016, prima edizione: 1985).
Ambientata a Cartagena de Indias, in Colombia, negli anni Venti del XX secolo, la storia si snoda nell'arco di oltre cinquant'anni, raccontando l'amore tra il telegrafista (poi imprenditore nel ramo dei traghetti fluviali) Florentino Ariza e la bella e testarda (la "mula d'oro" la definirà suo padre) Fermina Daza, moglie del dottor Juvenal Urbino.
È da quest'ultimo personaggio che lo scrittore inizia il racconto, "gettando" il lettore in medias res per poi tratteggiare con pennellate da abile pittore la platonica passione adolescenziale tra i due giovani: 
Quello sguardo casuale fu l'origine di un cataclisma d'amore che mezzo secolo dopo non era ancora terminato (p. 61).
Questo sentimento che si nutre di sguardi furtivi durante la messa nella Cattedrale, del violino di Florentino al centro di magiche serenate notturne, di bigliettini nascosti nei pertugi più strani della città, viene d'improvviso brutalmente troncato dal padre della ragazza. Così Fermina si auto convincerà che quello che prova per Florentino non è amore in realtà, ma una specie di compassione, di tenero affetto.

Un'immagine tratta dal film del 2007


Spetterà al giovane prima e all'uomo poi il compito di farla nuovamente re innamorare dopo oltre cinquant'anni, un lunghissimo arco di tempo nel corso del quale il lettore assiste allo sfiorarsi dei due protagonisti, al rischio di perdersi più volte, al ritrovarsi e al congiungersi, in un magico finale nel quale saranno ormai anziani, ma esperti della vita e dei sentimenti.

Da queste poche righe la storia di Florentino e Fermina potrà apparire a coloro che non la conoscono come una sorta di romanzo rosa con un pizzico di storia, ma è molto più di questo.
Garcίа Márquez dà vita a una narrazione che sembra sempre in bilico tra realtà e finzione, tra una vicenda realmente accaduta e una favola bellissima: si intravedono in quest'opera, infatti, gli elementi di quel "Realismo magico" del quale l'autore sarà forse l'esponente più importante nella letteratura sudamericana del '900.
Si lasciò trasportare dalla convinzione che gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé (p. 178).
L'amore ai tempi del colera è senza alcun dubbio un romanzo sull'amore, ma è ben lontano dal poter essere definito un libro romantico: seppur Garcίа Márquez riesca a descrivere in maniera straordinaria le centinaia di donne con le quali Florentino intrattiene dei rapporti amorosi, l'amore borghese e soddisfatto di Fermina per il marito o, ancora, quello platonico, inconfessato ma irremovibile del telegrafista, nelle quasi 400 pagine di quest'opera mai una volta viene menzionato l'amore perfetto, quello stucchevole, che sa di finzione, poiché anche la felice conclusione della storia che lega i due protagonisti non ha nulla a che vedere con gli amori da commedia, ma appare piuttosto come l'esito di una volontà, di una caparbietà e di una ostinazione che ce lo fa apparire assai realistico.
Quello che lo zio León XII non sospettò mai fu che il carattere del nipote non gli veniva dalla necessità di sopravvivere, né da una flemma da cretino ereditata dal padre, ma da un'ambizione d'amore che nessuna contrarietà di questo né dell'altro mondo sarebbe riuscita a eliminare (p. 180).
E forse uno degli aspetti più pregevoli di questo libro risiede proprio nel fatto che l'autore consente al lettore di immedesimarsi nei protagonisti: Fermina è sì una donna bellissima, ma anche testarda, volubile, e perfino razzista (quando scopre che il marito l'ha tradita, ciò che le fa più male è che lo abbia fatto con una donna di colore). D'altra parte, Florentino è un uomo antiquato, preda di mille manie, preoccupato della forma e dell'esteriorità (i suoi tentativi di porre rimedio alla calvizie sono assai comici), addirittura pedofilo (instaurerà un rapporto anche con una ragazzina quindicenne).


Un'altra immagine tratta dal film

Ad uno sguardo superficiale Florentino ci apparirà come il più scontato dei donnaioli, ma in realtà egli non concederà mai il suo cuore a nessuna, perché la sua anima appartiene a colei che nelle sue poesie definisce come una "Dea incoronata".

Florentina finalmente si innamorerà di quest'uomo così perseverante, ma non del ragazzo che è stato, non del ricordo sbiadito che ne ha: amerà l'anziano, l'ultrasettantenne oramai calvo, ma infinitamente romantico, dolce e paziente.

Da questo libro dolce, meraviglioso, scorrevole è stato tratto anche un bel film nel 2007, con la regia di Mike Newell, nel quale le atmosfere della Colombia sono rese al meglio dalle musiche di Shakira e Fermina ha il volto di Giovanna Mezzogiorno, mentre Fermino ha le fattezze prima di Unax Ugalde, e poi di uno stratosferico Javier Bardem.

Ci sarebbe ancora molto, moltissimo da dire su questa storia che ha davvero la leggiadria di una favola, pur essendo saldamente ancorata alla realtà. Vorrei, però, non guastarne il piacere della lettura e racchiudere il messaggio di questo capolavoro nel titolo di un quadro frutto di un altro indiscusso genio, Caravaggio: Amor vincit omnia.
Con lei Florentino Aria aveva imparato quello che aveva già provato più volte senza saperlo: che si può essere innamorati di diverse persone al contempo, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna. Solitario tra la folla del molo, si era detto in un accesso di rabbia: «Il cuore ha più stanze di un casino». Stava versando lacrime per il dolore degli addii. Tuttavia, non appena scomparsa la nave sulla linea dell'orizzonte, il ricordo di Fermina Daza era già tornato a occupare il suo spazio totale (p. 293).
Ilaria Pocaforza