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"Ultima fermata Delicious": una potente storia di razzismo e riscatto

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Ultima fermata Delicious
di James Hannaham
Rizzoli, 2019

Traduzione di Alberto Cristofori

pp. 448
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook) 


Tua madre è salita sul pullmino della morte, disse il senzatetto, sottolineando la parola morte quasi ridendo. Pullmino della morte? Vaffanculo, bugiardo di un... Arrivano con questo furgone, okay? e ho visto un sacco di gente salire a bordo, ma nessuno tornare indietro. Ho sentito dire che prendono gente per fare un lavoro bellissimo chissà dove. L'hanno chiesto anche a me, ma io mi sono detto: Che razza di lavoro è uno dove non ritorni? Annuì come se Eddie gli avesse dato la risposta giusta. È probabile che siano lì a far mangime per i cani con la carne dei negri. (p. 196)
Da qualche parte, in uno stato del Sud dell'America che sembra impossibile da trovare sulle mappe geografiche - forse è la Louisiana, forse è la Florida - un pullmino sgangherato si aggira per le periferie. Raccatta tossici, donne che lavorano in strada, senzatetto; neri che hanno smesso di sperare. È il pullmino della Delicious Foods, un'impresa agricola che promette a questa gente un lavoro e una nuova vita in un residence di quelli che vedi solo sui depliant, che vende loro una seconda (a volte anche una terza e una quarta) occasione.
È questo il luogo che dà il titolo al nuovo splendido romanzo di James Hannaham, vincitore del prestigioso PEN/Faulkner Award.

Sul pullmino sale anche Darlene, giovane vedova e tossicodipendente che ormai vive per strada e che a casa lascia Eddie, un figlio di soli dodici anni.
La notte in cui arriva alla Delicious lei e gli altri si rendono conto che quel posto non ha nulla a che vedere con le promesse: un casermone ai confini del mondo, un quadrato di campi senza insegne stradali e circondato da recinzioni, dove le finestre in cima ai muri sono sporche e sbarrate, dove di notte si vive schiacciati gli uni sugli altri e di giorno si raccoglie frutta senza sosta, sotto il sole cocente.
Alla Delicious Foods vigono regole ferree, basta un giorno per impararle e gli aguzzini tengono i lavoratori a regime con il bastone del lavoro e la carota del crack.
È questo il posto che Eddie cerca di raggiungere per trovare sua madre, scomparsa da settimane, in un viaggio tra i luoghi e le persone della notte che lo condurrà in un inferno in cui il buio è ancora più buio di quello ai margini delle strade statali senza luce:
Capì che non poteva fidarsi delle persone della notte, che lo spaventavano e lo innervosivano, e sperimentò un forte bruciore di stomaco al pensiero che sua madre le aveva frequentate o era morta con loro, come suo padre, e che nel migliore dei casi le stesse persone l'avevano fagocitata e fatta sparire in quella terra in rovina dove il falso non aveva importanza, dove le differenze svanivano tra i ricordi, i sogni e un ragazzo in piedi davanti a loro che gli poneva una domanda disperata. (p. 62)
James Hannaham scrive una storia di grandissima potenza emotiva: parla di razzismo e di segregazione, di schiavismo e umiliazione; ma parla anche di amore e sacrificio, di libertà e di conquista. 
Non ha al centro solo uno straziante rapporto tra una madre e un figlio che sembrano destinati a rincorrersi senza trovarsi mai, ma anche il quadro di un periodo storico che ha lasciato mille ferite sul volto dell'America, insieme a delle contraddizioni mai risolte. 
Il paese del Ku Klux Klan in cui la gente spariva nel nulla ed era impossibile identificare i colpevoli, il paese in cui ai neri era vietato sognare in grande e vivere con dignità.
È questa la quinta storica delle vicende di Nat e Darlene, di Eddie e Tuck, di TT e Sirius, di tutti quelli che come loro sono stati in catene.  

Ultima fermata Delicious non è potente solo per la dirompenza dei temi e la loro bruciante attualità, lo è anche per le sue caratteristiche propriamente letterarie.
Coraggiosissima la scelta dell'autore di scrivere il libro dal punto di vista del crack. Sulle prime il lettore è spiazzato, si muove alla scoperta dei personaggi e delle loro storie quando a un tratto comprende che è la droga che sta parlando, è lei il narratore onnisciente del romanzo, deus ex machina dei destini sbagliati dei protagonisti. 
A volte dolce e sussurrante, altre dura e appuntita come un ago, sempre costante come un sottofondo che martella il cervello e il cuore di chi vi si lega sino a logorarsi, fino a quando dentro non rimane più niente. Così, per esempio, parla di Darlene e delle sensazioni che le regala: 
Io l'ho fatta galleggiare in alto, su una nuvola di fumo. Il fumo l'ha messa al suo posto e qualcosa dentro di lei è scattato e abbiamo terminato il puzzle insieme. Era una sensazione così bella che abbiamo distrutto tutto il puzzle e l'abbiamo rifatto di nuovo. E distruggerlo e rifarlo dava lo stesso piacere la seconda volta. E la cinquantaduesima. E... (p. 250)
Alla scelta di questo punto di vista originale e controverso si affianca l'uso del discorso indiretto libero alternato a dialoghi a flusso continuo, con la punteggiatura resa al minimo, per una storia che nel complesso si legge senza sosta e così sembra anche scritta. Quasi fosse il lungo sfogo di una persona che, dopo giorni di silenzio, racconta la sua prigionia.
Anche i piani temporali si intrecciano senza seguire un flusso lineare, in un'architettura narrativa di grande maestria.

Commuovono i corsi e ricorsi di queste vite al limite fatte di bastonate, occhiate e pettegolezzi, porte chiuse in faccia, addii. 
Ma in tutto questo male, il romanzo di James Hannaham è positivo e necessario, perché nella storia di Eddie e Darlene onora tutti coloro che sono riusciti a sopravvivere sperando che l'ultima fermata fosse quella della libertà. 

Claudia Consoli 








“Arrivano con questo furgone, ok? E ho visto un sacco di gente salire a bordo, ma nessuno tornare indietro. Ho sentito dire che prendono la gente per fare un lavoro bellissimo chissà dove. L’hanno chiesto anche a me, ma io mi sono detto: che razza di lavoro è uno dove non ritorni?” 📚 Pane, burro, marmellata... e Delicious. Oggi a colazione leggiamo una storia che, a dispetto del titolo, è tutt’altro che facile, un romanzo americano di una forza davvero dirompente con una narrazione del razzismo che commuove e indigna. @claconsoli lo sta leggendo senza riuscire a smettere, del tutto presa dai suoi concetti chiave: famiglia, amore, dipendenza, libertà, schiavitù. Presto la recensione sul sito. @rizzolilibri #ultimafermatadelicious #rizzolilibri #inlettura #leggendo #bookbreakfast #libriacolazione #instabooks #bookstagram #bookworm #instalibro #librichepassione #narrativa #romanziamericani #deliciousfoods
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