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«Non dimenticate che ha mangiato una vespa. Non teme di affrontare nulla»: il nuovo romanzo di Anita Nair sulla condizione femminile in India

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Sapore amaro
di Anita Nair
Guanda, luglio 2019

Traduzione di F. Diano

pp. 323
€ 19,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Spettri e scrittori sono più simili di quanto crediate. Possiamo essere come voi volete. Possiamo sentire i vostri pensieri anche se non ce li dite. Possiamo leggere i silenzi e dar forma alle vostre storie come se fossero accadute a noi. E io ero entrambe le cose: uno spettro e una scrittrice. (p. 36)

Da qualche settimana è tornata in libreria Anita Nair, già autrice dell'acclamato Cuccette per signora: nel suo nuovo romanzo, Sapore amaro, la scrittrice indiana si occupa della condizione femminile nel suo Paese, indagando anfratti ben riposti delle vite delle protagoniste, da un punto di vista decisamente insolito. A parlare, infatti, e a osservare le loro vite è una scrittrice morta suicida, Srilakshmi, una scienziata che fin da piccolissima si è mossa con coraggio in un'India che la voleva remissiva e madre di famiglia. Con i suoi studi di zoologia, Srilakshmi ha provato già una prima volta ad abbattere il suo status sociale imposto dalle regole della società, così come ha tentato di svoltare con un amore-passione che tuttavia l'ha gettata nella disperazione. Lui, Markose, non ha saputo rinunciare del tutto a Srilakshmi, e dunque, dopo la sua morte, si è impossessato in modo sconsiderato di una delle sue falangi, quindi ha nascosto l'osso in un armadio con doppiofondo, che ha fatto costruire apposta. Ma tutto è instabile e transitorio, anche la dedizione di Markose, per cui dopo alcuni anni la falange di Srilakshmi e la sua anima si sono ritrovate a vagare in un resort dove l'armadio era finito per caso. 

Cinquant'anni sono passati dalla morte della scienziata, cinquant'anni in cui l'India è cambiata, o forse non così tanto: 
Non sapevo cosa pensare. Com'era potuto cambiare così tanto il mondo in cinque decadi? Oppure no? C'erano sempre stati pettegolezzi, scandali e vite distrutte con noncuranza. Adesso usavano dei dispositivi per diffonderli. 
Liliana mi aveva fatto conoscere tre cose che pareva governassero il mondo: Facebook, Twitter e Instagram. Dal mio punto di vista, Facebook non era molto diverso dal pozzo di un villaggio, dove ogni giorno venivano condivise le notizie più recenti, e Instagram era il punto del fiume in cui si andava a fare il bagno, dove osservavi o eri osservata. In quanto a Twitter, non era altro che l'estensione di una bottega del tè, in cui gli uomini si riuniscono più per scambiarsi notizie e discutere che per bere tè e mangiare frittelline di lenticchie. L'unica differenza era che adesso uomini e donne facevano il bagno insieme, e che gli uomini attingevano acqua dal pozzo mentre le donne stavano sedute a gambe accavallate sulle strette panche della bottega del tè, discutendo di politica e affari internazionali. (p. 225)
Se la grande novità è che sostanzialmente adesso gli uomini e le donne sono uniti molto più di prima e la differenza si percepisce di meno, tuttavia perdurano discriminazioni e le donne, in quanto tali, subiscono violazioni continue, da violazioni fisiche gravi, come la povera Najma, sfigurata con l'acido solo per aver osato studiare e farsi una posizione da donna indipendente, o la piccola Megha, stuprata da un adulto che ha approfittato della sua ingenuità. «Si sarebbero portate addosso per sempre i segni delle loro violazione? Sarebbero mai migliorate le cose?» (p. 101), si chiede la narratrice, osservando con costante partecipazione le vite delle altre donne e i loro pensieri più profondi. Srilakshmi, in qualità di spirito, può ascoltarle fino in fondo, senza che risulti un'operazione narrativa artefatta: «Mi sono resa conto molto tempo fa che una cercatrice di storie trova l'ingresso in luoghi a cui nessuno crede possibile accedere» (p. 107). E questa, detta tutta, è anche la capacità di  qualsiasi grande scrittore. Anzi, Srilakshmi è una narratrice presente, palese e anche profondamente immersa della storia, sebbene dobbiamo attendere parecchie pagine prima di scoprire perché abbia deciso di suicidarsi.
Intanto facciamo la conoscenza di tutte le donne protagoniste della storia, che si incontrano nel fantomatico resort in cui si trova lo spirito di Srilakshmi: Urvashi è lì per prendere le distanze da un amante che non accetta di essere rifiutato e la stalkerizza; la piccola Magha si rifugia nell'armadio dove è "sepolta" la narratrice per sfuggire agli orrori che ha subito; Brinda è lì per disputare un decisivo torneo di badminton e lei, stella nascente, deve confermare il suo talento; le gemelle Molly e Chechi sono lì con una miriade di segreti che parlano del loro rapporto tutt'altro che canonico e pieno di risentimento e odio,... 
Niente è scontato, in questo romanzo, né le vite delle donne sono semplici: anzi, la loro è una lotta quotidiana per autoaffermarsi, e per sopravvivere, spesso nonostante le gravi violazioni fisiche e psicologiche subìte:
Lo scienziato, lo scrittore e l'innamorato hanno una cosa in comune: vengono ostacolati a ogni passo. È la realtà della loro scelta. (p. 284) 
Per la forza narrativa e per la voce mai stentata, ma decisa, senza alcuno schermo, questo romanzo è una testimonianza importante di come non vada mai data per scontata la parola 'libertà'. 

GMGhioni






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