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Il grande freddo di Willy Blum nell'esordio di Robin Wire

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Willy Blum ha un freddo dannato
di Robin Wire
Centauria, 2018

pp. 346
€ 18,00



Il titolo del romanzo di Robin Wire appena pubblicato da Centauria non lascia dubbi circa la sensibilità termica del suo protagonista: Willy Blum ha un freddo dannato. Già, proprio così. Ma perché mai tanto gelo? Beh, questo non è dato saperlo, o perlomeno bisognerà pazientare. Anzi, per essere più precisi, ben poco altro si conoscerà di lui almeno fino alla metà del libro, quando gli accenni al personaggio assumeranno la forma di indizi e interazioni vere e proprie. Fino ad allora Willy sarà per il lettore una specie di Godot, costantemente evocato e mai in scena, e le uniche informazioni degne di nota alle quali fare affidamento saranno quelle riportate sul retro di copertina, che lo descrivono come «un uomo di spettacolo» che «conduce da anni un programma di successo su canale otto ed è appena stato scelto per il ruolo di protagonista nel nuovo film del regista del momento». Che altro? Questo: «vive in una splendida casa insieme a Zoe e alla piccola figlia di lei, Guya». Non resta che iniziare a leggere, con un’ultima avvertenza: la struttura narrativa non avrà nulla di ortodosso, impostata com’è sulla base di una rubrica telefonica! Si spiega così anche l’immagine sul frontespizio, e si comincia a intuire perché, fin dalle prime pagine, i cellulari e i fissi non faranno che squillare all’impazzata…

Un destino misterioso, dunque, quello di Willy Blum, peraltro condiviso con il suo creatore Robin Wire, nom de plume di uno scrittore in incognito che in quarta di copertina viene descritto quale «artista apolide» che «lavora sui temi della finzione, del paradosso, del verosimile». In compenso il romanzo offre un surplus di personaggi, ben ventiquattro, uno per ciascuna lettera dell’alfabeto, e basta un’occhiata veloce per capire che tra alcuni di loro esiste anche un evidente legame di parentela: tra Arianna e Quasimodo Bertani, per esempio, ma anche tra Ivan e Umberto Balestrazzi, e poi tra Pietro e Teo Blumin. E Willy Blum, presente anche lui in elenco? Che rapporti ha o ha avuto con tutti loro? E sarà poi questa la sua vera identità anagrafica o non si tratterà piuttosto di un nome d’arte, come spesso succede alla gente di spettacolo? Non bisogna avere fretta di capire come stanno veramente le cose e perché mai “tutte le strade portano a lui”: l’enigma, la cui soluzione a poco a poco (forse) si intuisce, sarà svelato solo alla fine, o meglio il lettore avrà conferma di quello che verso metà libro comincia a sembrare lo scioglimento più plausibile di tutta la vicenda.

Una cosa è certa: i personaggi che si agitano e si affannano attorno a Willy non potrebbero essere più diversi. Per età, aspetto, professione, scelte, fortune e addirittura “regno” d’appartenenza. C’è l’imbarazzo della scelta: a cavallo tra città e provincia, tra ricordi di gioventù e profezie di mezza età (o di vecchiaia) avverate, ecco che c’è chi psicanalizza pazienti, chi scrive libri di successo, chi mira a fare carriera sul piccolo schermo, chi gioca a scacchi, chi è principe del foro (e di materassi fedifraghi), chi pratica surf a livello agonistico... Un po’ come nella canzone di Rino Gaetano, in cui un’umanità variegata mena l’esistenza sotto un cielo che è sempre più blu: con la differenza che in questa storia le nubi vanno e vengono, e per buona parte della lettura non si capisce bene quale sia l’orizzonte e che tempo farà. Si metta in conto finanche un po’ di stizza, con i capitoli che procedono inesorabili verso la lettera “Z” e che con i loro incipit impostati sempre sul Nome e Cognome del personaggio fanno venire alla mente la pedanteria tipica dell’appello scolastico. Ma non bisogna cedere all’ansia di capire tutto e subito: meglio godersi le tranche de vie e sentirsi a metà tra la costruzione di un puzzle e il montaggio di un film. Un film piuttosto italiano, e che in alcune scene sa di parodia di fatti di cronaca di costume decisamente recenti. L’epilogo – da cui potranno derivare sorpresa oppure il suo contrario – si rivelerà forse al meglio proprio per il suo essere quasi un pretesto narrativo, ribaltando la storia di Willy Blum su quella di ciascuno di noi. Perché quello raccontato da Robin Wire è senza dubbio il destino di un personaggio, ma è anche vero che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo immaginato una situazione simile alla sua, fantasticando su come si sarebbero comportate tutte le persone importanti della nostra vita.

Cecilia Mariani